"Zona grigia" e clan, scarcerati Siclari e Rechichi
REGGIO CALABRIA Si aprono le porte della cella per Rosario Rechichi e Pietro Siclari. Imputati in procedimenti differenti, ma entrambi per reati gravati dall’articolo sette che contraddistingue l’agg…

REGGIO CALABRIA Si aprono le porte della cella per Rosario Rechichi e Pietro Siclari. Imputati in procedimenti differenti, ma entrambi per reati gravati dall’articolo sette che contraddistingue l’aggravante mafiosa, i due sono stati scarcerati perchè hanno beneficiato della recente sentenza della Corte costituzionale che il 25 marzo scorso ha dichiarato incostituzionale quella parte dell’articolo 275 del codice di procedura penale che prevede l’obbligatorietà della misura cautelare in carcere in caso di gravi indizi di colpevolezza per delitti di mafia o su cui pesi l’aggravante mafiosa.
Per gli “ermellini”, il presupposto di “assoluta pericolosità” per tali reati, dunque l’obbligatorietà della detenzione, costituirebbe infatti un “irragionevole esercizio della discrezionalità del legislatore” perché sottrae al giudice il potere di adeguare la misura al caso concreto”, rischiando di “appiattire situazioni oggettivamente e soggettivamente diverse, con una uguale risposta cautelare”. Una situazione cui i giudici della Corte Costituzionale hanno risposto dichiarando l’incostituzionalità della norma e rimettendo in mano al giudice la decisione sulla misura cautelare più adeguata.
Non si tratta, almeno tecnicamente, di un provvedimento svuota – carceri, ma rischia di avere il medesimo effetto per gli imputati di molti processi di mafia. A beneficiarne, sottolineano alcuni – potrebbero soprattutto i cosiddetti colletti bianchi a disposizione delle cosche, cui difficilmente viene contestata l’associazione, ma al di fuori di ogni tecnicismo, ugualmente vitali per l’organizzazione.
Una fattispecie che – stando al quadro accusatorio costruito dal pm Giuseppe Lombardo nel processo Archi Astrea – si adatta perfettamente a Rechichi, cui viene contestato il concorso nell`attribuzione fittizia delle quote della Sica srl e nell`affitto del ramo di azienda della Comedil srl, due società di cui i Tegano si sono serviti per controllare la Multiservizi, da tempo in mano al clan degli arcoti.
Ma nonostante il grave quadro accusatorio, alla luce della recente pronuncia della Corte Costituzionale, per il tribunale delle libertà, l`istanza avanzata dagli avvocati Carlo Morace e Pierpaolo Albanese a difesa di Rechichi, deve avere corso. Sulla stesse linea si sono mossi i legali di Pietro Siclari, difeso dallo stesso Morace, fino al giorno del suo arresto nome e volto noto della cosiddetta Reggio bene, per i pm imprenditore al servizio dei clan più diversi dagli Alvaro di Sinopoli, ai Libri di Reggio, fino ai Barbaro di Platì e per questo attualmente imputato nel processo Entourage. (0010)