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Timpone rosso, cinque ergastoli e sei assoluzioni

COSENZA Cinque ergastoli, sei assoluzioni con un totale di 19 condanne. È questo il verdetto, pronunciato dal giudice Antonia Gallo nell`aula della Corte d`Assise di Cosenza, del maxiprocesso contro…

Pubblicato il: 09/05/2013 – 11:49
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Timpone rosso, cinque ergastoli e sei assoluzioni

COSENZA Cinque ergastoli, sei assoluzioni con un totale di 19 condanne. È questo il verdetto, pronunciato dal giudice Antonia Gallo nell`aula della Corte d`Assise di Cosenza, del maxiprocesso contro la “cosca degli zingari” di Cosenza-Cassano, coinvolti in una violenta guerra di mafia contro il clan rivale dei Forastefano. La pubblica accusa aveva chiesto 22 ergastoli. Ma la Corte ne ha comminati soltanto cinque e ha escluso, per tutti i reati in questione, l’aggravante del metodo mafioso.  
Carcere a vita per Francesco Abbruzzese detto “Dentuzzo”; Nicola Acri alias “Occhi di ghiaccio”; Francesco Abbruzzese alias “U pirolo”; Ciro Nigro e Damiano Pepe. Sono stati condannati anche Celestino Abbruzzese alias “Asso di bastone” (24 anni di carcere); Fiore Abbruzzese alias “Ninuzzo” (25 anni di carcere); Fioravante Abbruzzese alias “Banana” (25 anni di carcere); Armando Abbruzzese alias “Andrea” (25 anni di carcere); Nicola Abbruzzese alias “Semiasse” (12 anni di carcere); Giovanni Abbruzzese
alias “u cinese” (26 anni di carcere); Maurizio Barilari (28 anni di carcere); Cosimo Bevilacqua (6 anni di carcere): Mario Bevilacqua alias “Maruzzo” (25 anni di carcere); Rocco Antonio Donadio (25 anni di carcere); Fabio Falbo (23 anni di carcere); Vincenzo Curato (14 anni di carcere); Tommaso Iannicelli alias “u calciatore” (12 anni di carcere); Carmine Alfano (10 anni di carcere).
Assolti: Luigi Abbruzzese alias “Pinguino”; Antonio Abbruzzese  alias “Tonino figlio di banana”; Antonio Abbruzzese; Fioravante Bevilacqua alias “Panetta”; Domenico Bruzzese; Domenico Madio alias “U Pilu Iancu”.
L`inchiesta, che prende il nome dal quartiere Timpone rosso dove risiede il “clan degli zingari”, ha cercato di fare luce anche su alcuni delitti. Determinanti per le indagini le dichiarazioni del pentito Pasquale Perciaccante, ritenuto dagli inquirenti “fuciliere” dell`organizzazione. Secondo la Dda di Catanzaro, il gruppo avrebbe fatto di tutto per imporre la propria supremazia sul territorio e qualora fosse stato necessario avrebbe fatto ricorso anche a vendette trasversali. In questa “strategia” sarebbe da ricondurre l`omicidio nel 2001 di Giorgio Cimino, padre dei pentiti Antonio e Giovanni Cimino. (0050)

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