Le "ombre" al cinema e la fine di Denis Bergamini

COSENZA La fine di Denis Bergamini è un gioco di ombre. Due, in particolare. Sono quelle degli uomini che aspettavano il calciatore fuori dal cinema Garden a Rende, alle 16 del 18 novembre 1989. Quelle persone potrebbero aver giocato un ruolo fondamentale nella morte del centrocampista del Cosenza, archiviata frettolosamente come suicidio ormai 24 anni fa. È la tesi rilanciata oggi da Tuttosport in un servizio di Bruno Palermo che ripercorre il mistero delle ultime ore di vita di Denis. Che, in quei giorni, era molto turbato. Lo ha spiegato Michele Padovano, suo compagno di stanza. Tra le 15,15 e le 15,30 di quello stesso giorno, Bergamini aveva ricevuto una telefonata. E poi era rimasto in camera a guardare il soffitto. Poi tutti al cinema, per rilassarsi prima del match del giorno dopo contro il Messina. È a questo punto che Denis si alza e scompare e Padovano ricorda: «Si è alzato, e nel chiaroscuro delle luci soffuse ho notato due ombre». E se fossero gli assassini? È solo un`ipotesi, certo, che attende riscontri nella conclusione delle indagini riaperte dalla Procura di Castrovillari. Ma intanto troppe cose non tornano nelle testimonianze raccolte in questi anni. Le perizie hanno raccontato che Bergamini non è morto perché schiacciato da un tir, come voleva la versione ufficiale, ma le ferite provocate dal passaggio del mezzo sul corpo potrebbero anche aver nascosto una precedente lesione mortale. In più, chi ha potuto vedere il cadavere parla di «un piccolo segno circolare alla tempia». Che qualcuno abbia minacciato Denis con una pistola prima di colpirlo a morte? Ancora ipotesi, sempre più inquietanti e complicate da riscontrare, 24 anni dopo una morte che tutto sembra tranne un suicidio. (0020)