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"Arca", in Appello ribaltate 4 assoluzioni

Luci e ombre nella sentenza di appello del processo Arca, il procedimento che ha smascherato le infiltrazioni delle ndrine nei mai conclusi lavori cantieri dell`autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria…

Pubblicato il: 31/05/2013 – 22:26
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"Arca", in Appello ribaltate 4 assoluzioni

Luci e ombre nella sentenza di appello del processo Arca, il procedimento che ha smascherato le infiltrazioni delle ndrine nei mai conclusi lavori cantieri dell`autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, tra gli svincoli autostradali di Mileto e Rosarno. La Corte d`Appello di Reggio Calabria, presieduta da Rosalia Gaeta, ha ribaltato alcune assoluzioni arrivate in primo grado, condannando a sei anni di reclusione Vincenzo Pesce, Antonio Pesce, Consolato Politi e Giuseppe Prestanicola. Una pena tutto sommato leggera, che tiene conto non solo della consueta riduzione di un terzo propria del procedimento abbreviato ma anche  della clemenza con cui la precedente legislazione – in vigore quando il procedimento è stato istruito – puniva i reati di associazione mafiosa. Conferme rotonde di condanna arrivano infine per Giuseppe Bonarrigo (sei anni), Salvatore Domenico Tassone (otto anni e otto mesi) e, appunto, Noè Vazzana (sei anni).
Contrariamente a quanto chiesto dal pm Roberto Di Palma, titolare della pubblica accusa in primo e secondo grado, la Corte ha assolto Vincenzo Giacobbe e Pacifico Morogallo, condannati  in prima istanza a sei anni di reclusione  e dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Maria Assunta De Maria e Laura Tassone per intervenuta prescrizione. Reato estinto per  Domenico Giacobbe, condannato in primo grado, ma nel frattempo deceduto. Non passa infine la richiesta della pubblica accusa di ribaltare le assoluzioni rimediate in primo grado dai circa venti imputati accusati di frode in pubbliche forniture aggravato dalle modalità mafiosa. Nonostante il duro passaggio loro riservato in sede di requisitoria, durante la quale il pm Di Palma ha valorizzato le rivelazioni del pentito Antonino Di Dieco, che ha svelato con quale meccanismo venisse mascherata a bilancio la “tassa di sicurezza” pari al 3% del valore di un appalto che le ndrine pretendevano che fosse loro versata,  superano indenni anche il secondo grado Paolo Bruno, Raffaele Cordì, Francesco Ferdinando Crocetto, Andrea Cutrupi, Giovanni D`Alessandro, Antonino Guarnaccia, Giovanni Domenico Guarnaccia, Andrea Loiacono, Carmine Loiacono, Pantaleone Mancuso, Francesco Nasso, Nicola Noce, Salvatore Noce, Antonio Ozimo, Antonio Pesce, Domenico Prestanicola, Maria Teresa Prestanicola e Giovanni Taormina.

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