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Reggio e Catanzaro a confronto sul "Nano"

Ufficialmente si è trattato solo di . O almeno, questo è quello che si lascia strappare il procuratore capo della Dda reggina, Federico Cafiero De Raho. In realtà, il motivo che ha portato il neocost…

Pubblicato il: 26/06/2013 – 23:12
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Reggio e Catanzaro a confronto sul "Nano"

Ufficialmente si è trattato solo di <>. O almeno, questo è quello che si lascia strappare il procuratore capo della Dda reggina, Federico Cafiero De Raho. In realtà, il motivo che ha portato il neocostituito pool di magistrati catanzaresi a far visita ai colleghi della città dello Stretto è uno solo: le indagini su Nino Lo Giudice. Sul pentito, che ormai da settimane ha fatto perdere le proprie tracce, da settimane si stanno concentrando le indagini di ben tre Procure. Se Reggio infatti continua ad indagare sull’evasione del collaboratore, tocca a Catanzaro e Perugia approfondire le pesantissime accuse che il Nano ha messo nero su bianco in un memoriale pesantissimo con cui accusa quella che definisce “una cricca di magistrati” – l’ex procuratore capo Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Michele Prestipino e la sostituto, Beatrice Ronchi –  e il procuratore della Dna, Gianfranco Donadio, di averne drogato la collaborazione costringendolo a mettere a verbale fatti e circostanze di cui non era a conoscenza. Un documento scottante con cui Lo Giudice ritratta tutto quanto dichiarato in precedenza, ma sembra lanciare anche dei messaggi molto chiari. Ed è questo il punto su cui si incrociano le competenze di Reggio e Catanzaro. Le parole che Lo Giudice ha voluto mettere nero su bianco prima di sparire hanno a che fare anche non solo con procedimenti in corso a Reggio, ma soprattutto con fascicoli estremamente delicati – e altrettanto riservati – che da tempo la Dda reggina porta avanti. Da qui l’esigenza – stando ad alcune fonti – che oggi ha portato i magistrati dei due distretti a confrontarsi.
Alla presenza del sostituto procuratore della Dna, Francesco Curcio, si sono riuniti i pool che nelle due città si occupano delle indagini sul Nano. Guidati dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo – fra i destinatari del memoriale indicati dallo stesso Lo Giudice –  a Reggio di sono presentati il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e il sostituto procuratore Gerardo Dominijanni,  già titolare dell`inchiesta sulle bombe del 2010. Del pool reggino, erano presenti invece – oltre al “padrone di casa”, Cafiero De Raho – il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, e i sostituti Antonio De Bernardo, Giovanni Musarò e Giuseppe Lombardo, l’unico fra i pm che abbia gestito il Nano, cui il collaboratore ha voluto indirizzare il memoriale. Assenti alla riunione erano invece gli aggiunti Nicola Gratteri e Michele Prestipino. Un incontro durato oltre due ore, durante il quale – secondo alcune indiscrezioni – a tratti anche in manieria accesa i magistrati dei due distretti si sono confrontati sulle piste da seguire, come sui filoni di indagine da prediligere, all’insegna di un coordinamento che – forse – è mancato negli anni precedenti e che ha portato a episodi quanto meno imbarazzanti.
Non più tardi di qualche settimana fa – a esempio- alcuni legali reggini, in pubblica udienza, hanno chiesto l’acquisizione dell’intero verbale illustrativo della collaboratore Lo Giudice, integralmente depositato agli atti del processo di Catanzaro. Una circostanza quanto meno anomala. Il verbale illustrativo è infatti un documento amministrativo, che in teoria dovrebbe rimanere solo presso la Procura di competenza, incaricata poi di trasmetterne i dovuti stralci agli uffici che ne facciano richiesta o che potenzialmente potrebbero essere interessati. Ma per Lo Giudice non è stato così.
E mentre il collaboratore è ancora irreperibile, i giudici della Corte d`appello di Catanzaro – sulla base degli elementi acquisiti prima che il pentito si desse alla fuga – hanno confermato la condanna a 6 anni e 4 mesi rimediata dal Nano in primo grado, nel processo stralcio che lo vede imputato per la stagione delle bombe e le intimidazioni ai magistrati reggini del 2010. Una condanna che in caso di mancato ricorso in Cassazione, diventerà definitiva. (0080)

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