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OPERAZIONE SIESTA | Pazienti in attesa, dipendenti dal barbiere

C’è chi andava a fare la spesa, o magari accompagnava i figli a scuola, qualcuno addirittura coglieva l’occasione per tagliarsi i capelli dal barbiere di fiducia. Così fan tutti nei vecchi uffici di…

Pubblicato il: 28/06/2013 – 16:00
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OPERAZIONE SIESTA | Pazienti in attesa, dipendenti dal barbiere

C’è chi andava a fare la spesa, o magari accompagnava i figli a scuola, qualcuno addirittura coglieva l’occasione per tagliarsi i capelli dal barbiere di fiducia. Così fan tutti nei vecchi uffici di Catanzaro Lido dell’ex Azienda sanitaria 7. O almeno così facevano. Oggi 95 dei poco più dei 110 dipendenti della struttura hanno ricevuto un avviso di conclusione delle indagini in cui vengono loro contestate le accuse di truffa e abuso d’ufficio.I particolari dell’indagine “Siesta” sono stati illustrati oggi pomeriggio dal comandante del Norm di Catanzaro, il tenente Silvio Maria Ponzio, e dal comandante della stazione di Lido, il maresciallo Antonio Macrì. Gli accertamenti, coordinati dai pubblici ministeri Domenico Guarascio e Carlo Villani, hanno fatto emergere un vero e proprio sistema di cui usufruivano praticamente tutti: dai medici agli infermieri, dalle assistenti sociali agli amministrativi. Anche i dirigenti dei vari settori risultano indagati non solo per abuso d’ufficio, in relazione agli omessi controlli, ma anche perché loro stessi si allontanavano arbitrariamente dalla sede lavorativa. Il tutto a scapito dell’utenza: i cittadini sarebbero stati costretti ad attese estenuanti.A far scattare le indagini nel 2008 è stata una denuncia in cui si informavano le autorità delle continue manomissioni (ne sono state registrate quattro nel giro di pochi mesi) del lettore ottico dei badge magnetici. Per individuare l’autore degli atti di vandalismo, i carabinieri hanno posizionato tre telecamere all’interno dell’Azienda sanitaria. Hanno così scoperto un’altra verità: un via vai continuo di dipendenti. Le immagini hanno immortalato gli impiegati arrivare sul posto di lavoro strisciare il badge e poi lasciare l’ufficio per farvi ritorno anche tre ore dopo. In alcuni casi, gli indagati non si presentavano proprio in ufficio ma il loro badge veniva affidato a colleghi compiacenti.Le riprese video non potevano, però, bastare agli inquirenti per inchiodare alle proprie responsabilità i dipendenti assenteisti. I carabinieri hanno, quindi, svolto una lunga attività di appostamento seguendo gli impiegati che dopo aver strisciato il badge si allontanavano dalla struttura. Hanno così scoperto che una volta lasciati gli uffici i dipendenti si dedicavano alle più svariate attività. C’è chi tornava a casa per sbrigare le faccende domestiche o chi preferiva fare due passi tra le vetrine di Catanzaro Lido. Lungo l’elenco degli uffici coinvolti: Riabilitazione, Servizi sociali, Igiene pubblica e sanità, Ufficio costi comuni, l’Adi, l’Npi, la specialistica ambulatoriale di Lido e la Diabetologia e dietologia di Soverato.Sul registro degli indagati sono finite dapprima ben 109 persone, praticamente la totalità del personale in servizio presso la struttura di Lido. Gli inquirenti hanno poi escluso alcune posizioni, chiudendo il cerchio su 95 indagati. Agli “assenteisti” i pm Guarascio e Villani contestano l’ipotesi di truffa. Secondo quanto si legge nel capo di imputazione avrebbero simulato «la loro presenza negli orari di ufficio delegando, a seconda dei casi e delle loro contingenti esigenze, uno del gruppo a registrare l’ingresso o l’uscita degli altri mediante la vidimazione dei badge elettronici». Di conseguenza non sarebbero stati registrati «gli orari di assenza nel corso dello svolgimento dell’attività lavorativa». In questo modo gli indagati avrebbero indotto in errore l’Azienda «procurandosi così l’ingiusto profitto inerente la retribuzione delle ore o giornate indebitamente lucrate, con corrispondente danno per l’ente inerente anche il disservizio cagionato».I responsabili degli uffici, invece, devono rispondere anche di abuso d’ufficio perché, scrivono i magistrati, «disattendendo ai loro doveri d’ufficio e ai compiti di vigilanza omettevano di rilevare i comportamenti fraudolenti dei colleghi che attestavano falsamente (anche con il concorso degli stessi) la loro presenza negli orari di ufficio». Dopo la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, i 95 indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere ai pm di essere ascoltati e poter chiarire così la loro posizione.

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