Nuovi guai giudiziari per Rappoccio
REGGIO CALABRIA Nuovi guai giudiziari in arrivo per l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio. L’ex uomo forte dei Repubblicani nel reggino, già imputato per corruzione elettorale, associazione a…

REGGIO CALABRIA Nuovi guai giudiziari in arrivo per l’ex consigliere regionale Antonio Rappoccio. L’ex uomo forte dei Repubblicani nel reggino, già imputato per corruzione elettorale, associazione a delinquere, truffa e peculato nel procedimento che punta ad approfondire il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma a lui riconducibili costituite esclusivamente per alimentare una personalissima macchina elettorale, dovrà rispondere dell’accusa di truffa e peculato anche in un altro procedimento. E non è il solo ad avere nuove grane giudiziarie all’orizzonte.
L’avvocato generale dello Stato, Francesco Scuderi – titolare dell’inchiesta sull’ex consigliere dopo l’avocazione dell’inchiesta disposta dalla Procura generale – ha notificato l’avviso di conclusione indagini anche a Giulio Serra, capogruppo di “Insieme per la Calabria”, la coalizione in cui i Repubblicani erano confluiti nel 2010 e sotto le cui insegne Rappoccio è stato eletto. Ma insieme a loro sono finiti nei guai tanto i collaboratori del politico che hanno contribuito alla costruzione di quell’industria del consenso nascosta dietro le tre coop fantasma, tanto chi ha ceduto al ricatto.
Rappoccio e Serra: peculato per 70mila euro
Per i due politici l’accusa è pesante: per Scuderi sono entrambi infatti colpevoli di peculato, perché avrebbero gestito in maniera illecita oltre 70mila euro di contributi per i gruppi emessi dalla regione. Una contestazione che a Serra viene mossa anche nell’ambito dell’inchiesta Rimborsopoli – l’indagine sui gruppi regionali tuttora in fase istruttoria, condotta dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal pm Matteo Centini, e che vede indagati 13 capigruppo di tutti gli schieramenti– ma che per l’ex capogruppo di Insieme per la Calabria, la Procura generale ha già sviscerato in dettaglio nel procedimento scaturito dagli approfondimenti sul cosiddetto “Sistema Rappoccio”.
Per Scuderi, l’ex consigliere Rappoccio “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” e “con il concorso di Giulio Serra, il quale nella qualità di presidente del Gruppo aveva la disponibilità di un fondo messo a disposizione annualmente” si sarebbe appropriato – si legge nelle durissime contestazioni formulate dall’avvocato generale nell’avviso di conclusione indagini – “della somma di euro 23.500 nell’anno 2010, di euro 30.500 nell’anno 2011 e di 16.500 nell’anno 2012, quindi di 70.300 euro, consegnata a mezzo di assegni bancari emessi sul conto corrente del gruppo”. Fondi – specifica Scuderi – consegnati “dietro semplice richiesta del Rappoccio, dal Serra, senza che questi, come sarebbe stato suo preciso dovere, chiedesse spiegazioni sulla destinazione del denaro di volta in volta erogato o comunque si accertasse della legittimità della spesa”.
Truffa: galeotta fu la fotocopia
Somme che Rappoccio – stando alle carte – avrebbe tentato di giustificare in modo fraudolento con fatture false o inesistenti versamenti all’associazione “Il nodo di Ipazia”, o che si sarebbe fatto rimborsare due volte. All’ex consigliere si contesta anche di aver formato “attraverso fotocopiatura dei duplicati dei documenti di spesa, fra cui n.7 biglietti di viaggi in aereo, ricevute di taxi e di soggiorno in alberghi, che consegnava a Giulio Serra al fine di giustificare la relativa spesa, mentre gli originali venivano depositati presso un apposito ufficio del Consiglio regionale, che procedeva al rimborso”. Circostanze che a Rappoccio sono costate anche un’accusa per truffa consumata ai danni della Regione Calabria.
Il sistema Rappoccio inguaia dieci persone
Ma nei guai sono finiti anche i collaboratori di Rappoccio, che a vario titolo hanno contribuito alla costruzione di quel “Sistema” – già oggetto di indagine in un altro procedimento che vede imputato l’ex consigliere – che avrebbe utilizzato l’endemica e profonda fame di lavoro presente in Calabria per alimentare la personalissima macchina elettorale del politico. Per il pg Scuderi, Santo Surace, Maria Antonia Fedora Catanzariti, Roberta Arcidiacono, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Elisa Campolo, Consolato Occhiuto, Andrea Gullì, Santo Mandalari, Loredana Tolla, Emilio Domenico Tripepi e Francesco Antonio Verbaro sono tutti responsabili di essersi associati per consentire a Rappoccio di “essere eletto così come avvenuto, nonché di tentare di far eleggere al Consiglio Comunale, nel maggio 2011, Campolo Elisa che, pur non venendo eletta, otteneva un gran numero di voti ed infine di disporre di un congruo serbatoio di voti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale”.
Centinaia e centinaia di giovani e meno giovani di Reggio Calabria, sarebbero stati ingannati tanto da Rappoccio, come dai suoi collaboratori, con la promessa di un impiego che sarebbe arrivato in cambio di sostegno elettorale. Uno dei più vecchi trucchi della peggiore politica, eletto a sistema e convertito in «industria del consenso» – secondo quanto hanno ricostruito diverse inchieste e nel tempo ha denunciato l’avvocato Aurelio Chizzoniti – grazie a tre presunte cooperative fantasma, costituite esclusivamente per alimentare la macchina elettorale dell’onorevole. Nei mesi scorsi, a riassumere l’intera vicenda – e con toni durissimi – era stato il gip Vincenzo Pedone, che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Rappoccio, il quale «approfittando della grave crisi occupazionale in atto in questa Regione, ancor prima della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria, iniziava a prospettare concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che, a suo dire, avrebbero dovuto operare in vari settori e, per ultimo, in quello fotovoltaico attraverso la cooperativa Alicante, la quale nel novembre 2008 bandiva un concorso “per la copertura a tempo indeterminato fino a 400 posti di varie categorie professionali, di cui 250 vincitori e 150 idonei in graduatoria, che prevedeva «l`assunzione dei vincitori” con un contratto individuale di lavoro» da parte di una multinazionale operante nel settore della produzione di energia alternativa».
«A tale concorso – aggiunge il giudice per le indagini preliminari –, gestito in un secondo momento dalla Iride Solare srl ed infine dalla Sud Energia, società create ad arte dal Rappoccio per continuare a proseguire i suoi fini illeciti e nel contempo fare sparire dalla scena quegli enti sui quai si erano appuntati i sospetti della stampa locale e le accuse del denunciante avvocato Chizzoniti, partecipavano 850 persone circa, cui veniva richiesto, in vista delle consultazioni elettorali del marzo 2010 per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, il proprio sostegno e quello di parenti e amici al Rappoccio, il cui successo veniva prospettato come elemento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo della creazione dei posti di lavoro oggetto del bando. In particolare, ad ognuno dei partecipanti al concorso veniva consegnata una scheda, da restituire ai collaboratori-correi del Rappoccio, la sua segreteria, con l’indicazione degli elettori dei quali si assicurava il voto, l’ubicazione del seggio ed il numero della sezione elettorale».
Illusi e indagati
E problemi in vista ci potrebbero essere anche per quei partecipanti al concorsone che hanno ceduto al ricatto del “sistema Rappoccio”. Nonostante le promesse di futuro lavoro siano state ovviamente disattese, per Antonio Scimone, Ylenia Comerci, Antonino Caridi, Santino Nucera, Filippo Nucera, Antonino Malara e Domenico Quattrone, a chiusura delle indagini è arrivata infatti un’accusa di violazione della legge elettorale.