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CASO RAPPOCCIO | le Fiamme gialle sequestrano la delibera di reintegro

REGGIO CALABRIA La guardia di finanza si è già presentata a Palazzo Campanella per acquisire la delibera con cui il consiglio regionale ha disposto il reintegro di Antonio Rappoccio nelle funzioni di…

Pubblicato il: 25/07/2013 – 18:53
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CASO RAPPOCCIO | le Fiamme gialle  sequestrano la delibera di reintegro

REGGIO CALABRIA La guardia di finanza si è già presentata a Palazzo Campanella per acquisire la delibera con cui il consiglio regionale ha disposto il reintegro di Antonio Rappoccio nelle funzioni di consigliere regionale. Una carica che – ha annunciato oggi – ha intenzione di ricoprire fino a settembre,  un lasso di tempo utile per presentarsi da consigliere all’udienza del Tribunale del riesame che su istanza della Procura, il prossimo 7 agosto  dovrà discutere la revoca del regime di arresti domiciliari cui Rappoccio era sottoposto.
Una richiesta dai toni durissimi che il Tribunale ha nei giorni scorsi respinto sostenendo che «la sopravvenuta esigenza cautelare relativa al pericolo di reiterazione di reati della stessa specie appare indimostrata». Adesso invece toccherà al Riesame discutere  l’istanza di ripristino della custodia cautelare agli arresti domiciliari che il procuratore capo della Dda Federico Cafiero de Raho ha voluto di suo pugno firmare, chiamando a sottoscriverla anche Stefano Musolino, il pm che solo poche settimane fa, assieme al procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, aveva dato parere favorevole alla scarcerazione.
Un’istanza durissima, che ribalta totalmente il parere precedentemente espresso e che – stando ad alcune fonti – lo stesso de Raho si sarebbe occupato personalmente di presentare. Allo stesso modo, personalmente si sarebbe occupato di presentare un nuovo ricorso al Tribunale del riesame, che ha fissato l`udienza per il 7 agosto.
Per il procuratore capo della Dda, Rappoccio non doveva lasciare gli arresti domiciliari e lì deve tornare al più presto, perché da libero «in modo insopportabile in uno Stato di diritto, può recuperare, come anche notizie di stampa hanno evidenziato, dandone ampio risalto, il seggio al consiglio regionale, così conseguendo il risultato illecito della condotta per cui è a processo».
Una situazione paradossale – si sottolinea nel provvedimento – che già il Tribunale del Riesame aveva esaminato ravvisando esigenze cautelari così pressanti da rendere necessaria la custodia cautelare in carcere. Per i giudici del Riesame – che nell’articolato provvedimento avevano ricostruito il sistema nascosto dietro le tre presunte cooperative fantasma, non solo riconducibili a Rappoccio ma costituite, secondo l`accusa, per alimentare la sua personalissima macchina elettorale – l’elezione del politico in consiglio regionale sarebbe stato un obiettivo di «tutta la struttura investigata, la quale otteneva dall’elezione del Rappoccio, ovvero dal consolidamento della sua posizione sullo scenario politico calabrese, sicuri vantaggi, consistenti, per come accertato dalle indagini, nella possibilità di essere inseriti nelle strutture politico amministrative di staff del consigliere ovvero ricoprendo incarichi retribuiti». Incarichi che per i magistrati sono sicuro indice di «un corrispettivo all’attività delittuosa compiuta in seno all’associazione per delinquere contestata».
Circostanze che il provvedimento dei giudici del Riesame tratteggia in modo dettagliato – e l’istanza a firma del procuratore capo della Dda richiama in toto – ma soprattutto, sottolinea allarmato Cafiero de Raho, avrebbero potuto tornare a verificarsi qualora Rappoccio avesse rivendicato il suo reintegro in consiglio regionale. E proprio l`ipotesi di un rientro di Rappoccio in Consiglio si è verificata oggi. Una situazione che per il procuratore capo della Dda appare «al di fuori di qualunque previsione e garanzia». Parole lapidarie, come le conclusioni cui Cafiero de Raho giunge per fondare la sua istanza di appello alla revoca della misura cautelare a carico del consigliere regionale: «Lo Stato di diritto esclude che il Rappoccio possa tornare a sedere in consiglio regionale prendendosi gioco delle regole democratiche in materia di elezioni e conseguire il risultato illecito delle condotte per cui sono state elevate gravi contestazioni». (0090)

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