Torino, sotto sequestro il "tesoro" di Demasi
Maxi sequestro di beni, in Piemonte, nei confronti di un affiliato alla `ndrangheta, ritenuto capo di una “locale” da anni operante nel Torinese. La Direzione investigativa antimafia ha “aggredito” b…

Maxi sequestro di beni, in Piemonte, nei confronti di un affiliato alla `ndrangheta, ritenuto capo di una “locale” da anni operante nel Torinese. La Direzione investigativa antimafia ha “aggredito” beni immobili, mobili e società per un valore di circa 7 milioni di euro. La misura (tecnicamente si tratta di un sequestro anticipato) è stata disposta dal tribunale su proposta della Dia subalpina e riguarda Salvatore Demasi, conosciuto nell`ambiente come Giorgio, presunto `ndranghetista con il grado di “padrino“ e ritenuto il capo della locale di Rivoli: nel processo Minotauro la procura ha chiesto nei suoi confronti una condanna a 20 anni e ora si trova agli arresti domiciliari. Sotto sequestro ci sono terreni, fabbricati, conti correnti, buoni postali, autovetture e quote di società di costruzioni riconducibili in tutto o in parte a Demasi.
«L`aggressione giudiziaria ai patrimoni è importantissima nella lotta alla criminalità organizzata. In una certa misura è forse l`iniziativa che gli indagati temono di più. Il carcere, in qualche modo, lo mettono in conto. Ma i sequestri di beni toccano il cuore dei loro interessi»: così il procuratore aggiunto Sandro Ausiello, della Direzione distrettuale antimafia, commenta il sequestro di beni per un valore di 7 milioni all`esponente della `ndrangheta nel Torinese. Il magistrato, insieme al capo centro della Dia subalpina, Sergio Molino, ha spiegato che, a Torino, la strategia è quella del «doppio binario»: da una parte l`azione giudiziaria vera e propria, dall`altra la procedura chiamata «di prevenzione», che segue un proprio canale. Un`offensiva che è cresciuta di intensità con il passare negli anni: le proposte di misure di prevenzione (personali e patrimoniali) inoltrate dalla Procura, dalla Questura e dalla Dia, sono passate dalle 20 del 2010 alle 70 del 2012. E nei primi sei mesi del 2013 sono già stati sottratti alla `ndrangheta 22 milioni di euro. «La nostra realtà – ha detto Molino – è una delle più attive in Italia». Per dieci milioni il sequestro riguarda Giovanni Iaria: è deceduto a febbraio, ma il provvedimento è scattato ugualmente il mese successivo. La legge lo consente. (0070)