OMICIDIO CIOBANU | Ucciso per aver difeso due connazionali
COSENZA Ucciso per aver aiutato due connazionali. Dumitrache Ciobanu, il cittadino rumeno di 43 anni assassinato all`alba di ieri a Schiavonea di Corigliano, sarebbe stato ammazzato per aver difeso d…

COSENZA Ucciso per aver aiutato due connazionali. Dumitrache Ciobanu, il cittadino rumeno di 43 anni assassinato all`alba di ieri a Schiavonea di Corigliano, sarebbe stato ammazzato per aver difeso due prostitute, coinvolte in uno scontro tra due bande contrapposte, una di rumeni e una di albanesi, per la gestione del mercato della prostituzione sulla statale 106. È questa la convinzione della Procura della Repubblica di Rossano che ha disposto il fermo, con l`accusa di concorso in omicidio e rissa con altre persone da identificare, di Dritan Ruko (33), Sokol Seferi (39), Kadri Mona (32), tutti albanesi, e Claudiu Florin Tighikliu (24), rumeno.
Per l`accusa, a sparare è stato Ruko. All`origine dell`omicidio, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo di Cosenza, guidati dal comandante Vincenzo Franzese, e della Compagnia di Corigliano, una lite scoppiata tra i due gruppi all`interno di un lido-discoteca della costa. In particolare, Ruko e Seferi avrebbero avvicinato due ragazze rumene che si prostituiscono chiedendo 50 euro al giorno per esercitare la loro attività nel tratto di statale 106 in cui si trovano. Richiesta che i due avrebbero rivolto già alcune settimane fa alle due ragazze e che le stesse avevano denunciato ai carabinieri pur non sapendo fornire l`identità degli uomini che le avevano avvicinate. Ruko e Saferi, all`interno del locale, avrebbero anche strattonato le due ragazze provocando la reazione del gruppo dei rumeni. A farne le spese, secondo la ricostruzione degli investigatori, è stato Tighikliu, che pur essendo rumeno, era nel gruppo degli albanesi, e che ha riportato diverse contusioni. La vittima, Dumitrache Ciobanu, vedendo le ragazze in difficoltà, sarebbe intervenuto in loro difesa colpendo Ruko, il quale si è allontanato per andare a prendere un fucile da caccia che aveva nascosto nella sua auto: quindi avrebbe sparato contro Ciobanu che lo stava inseguendo, colpendolo mortalmente al fianco e al ginocchio sinistro.
IL RACCONTO DEL CUGINO DELLA VITTIMA
Una versione confermata anche dal cugino della vittima che era con lui in discoteca. «Dopo alcune ore dal nostro arrivo – ha raccontato agli inquirenti – due albanesi, che saprei riconoscere qualora li rivedessi, hanno importunato delle ragazze rumene. A questo punto interveniva un loro amico nonché mio connazionale del quale non conosco il nome ma che sarei in grado di riconoscere qualora lo rivedessi. Questi nella nostra lingua si rivolgeva a noi rumeni dicendo testualmente: “Qua non potete fare niente, qua comandiamo noi”. Mio cugino Ciobanu interveniva per cercare di far desistere i due albanesi dal loro atteggiamento, ma i due albanesi hanno avuto una reazione molto violenta perché uno di loro, che teneva in mano una bottiglia di birra, la rompeva e minacciava mio cugino». Secondo la sua versione, dopo uno scambio di offese, i due albanesi, il rumeno, le due ragazze e Dumitrache Ciobanu sono usciti fuori dal locale. «Subito dopo – ha riferito il cugino della vittima ai carabinieri – ho udito, in successione, tre colpi d`arma da fuoco. Sono uscito e ho potuto notare mio cugino a terra e contestualmente tre autovetture allontanarsi repentinamente dal luogo dell`omicidio, alzando una nuvola di polvere in direzione Rossano».
IL MERCATO DELLA PROSTITUZIONE
Le ragazze difese da Ciobanu in discoteca – emerge dal decreto di fermo – anche nei mesi scorsi erano state avvicinate dagli stessi albanesi, che avevano preteso il pagamento di 50 euro al giorno per consentire alle donne di continuare a prostituirsi sulla statale 106: per tali episodi le rumene avevano presentato regolare denuncia ai carabinieri di Corigliano.
Una delle due ragazze – difese dalla vittima – aveva già denunciato ai carabinieri che nei mesi scorsi, mentre era per strada, si era fermata un`auto con una persona a bordo, di origini albanese, che le avrebbe intimato: «Mi devi pagare 50 euro al giorno se vuoi lavorare altrimenti non puoi stare qua», allontanandosi subito dopo. E, sempre secondo la versione della ragazza, anche una settimana prima dell`omicidio, quella persona con altri due albanesi le si era avvicinato dicendole: «Sono io il capo qua e tu non ci puoi stare». Andando via dopo qualche minuto.
«Tali fatti – concludono gli inquirenti nel decreto di fermo –, se si considera che l`uccisione della vittima è avvenuta in un luogo notoriamente frequentato da soli rumeni, possono assumere il significato di dichiarazione di guerra da parte degli albanesi per il controllo delle attività di prostituzione. Il gesto pare voler rappresentare una forma di affermazione del proprio potere e della propria capacità di controllo del territorio da parte degli albanesi». (0050)