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Se il sindaco Occhiuto sfratta (in silenzio) l’Università

Può uno sfratto essere una questione politica che chiama in causa il sindaco di Cosenza? Nel mio caso sì, e tenterò di spiegare perché. Sono un docente dell’Università della Calabria alloggiato nel p…

Pubblicato il: 29/08/2013 – 11:57
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Se il sindaco Occhiuto sfratta (in silenzio) l’Università

Può uno sfratto essere una questione politica che chiama in causa il sindaco di Cosenza? Nel mio caso sì, e tenterò di spiegare perché.
Sono un docente dell’Università della Calabria alloggiato nel palazzo Bombini, nel centro storico di Cosenza. Il palazzo, acquisito e restaurato dal Comune di Cosenza, è stato dato in gestione all’Unical, che lo ha utilizzato come residenze per docenti e studenti non solo dell’università ma anche del conservatorio di Cosenza. L’inaugurazione vide assieme (era il 2010) l’allora rettore Latorre e l’allora sindaco Perugini, contento di attuare il vecchio progetto manciniano di avere un pezzo d’università all’interno del centro storico.
A quanto mi dicono, l’accordo prevedeva anche un contributo di diecimila euro annui da parte del comune, che però non sono mai stati erogati. Dopo tre anni di solleciti formali che non hanno ricevuto neppure uno straccio di risposta negativa, il rettore Latorre ha deciso che la convenzione – che scade il prossimo dieci ottobre – non sarà rinnovata. E dunque a fine luglio – quando tutti gli studenti devono comunque lasciare gli alloggi universitari per poi rifare richiesta all’inizio del successivo anno accademico – anche i docenti hanno ricevuto ingiunzione a riconsegnare l’appartamento entro il prossimissimo 19 settembre.
Ora, che l’esperienza del “pezzo di università nel centro storico” tracolli per il mancato contributo di meno di mille euro al mese, è una decisione politica che non può essere giustificata da nessuna retorica della crisi economica degli enti locali. Che poi docenti e studenti paghino l’affitto all’università anziché al comune, questo poteva essere ridiscusso. Così come potevano avviarsi progetti sulla ricaduta di questa presenza. Io stesso, in una chiacchierata fatta a suo tempo con l’assessore Geppino De Rose, avevo prospettato di far diventare Palazzo Bombini “casa dei colti” (vista la vicinanza con la Casa delle culture): docenti e studenti avrebbero potuto pagare il loro contributo culturale al territorio facendo un certo numero di lezioni nelle scuole del centro storico.
Se il sindaco Occhiuto intende affossare il vecchio progetto manciniano, è nel suo diritto di amministratore; sarebbe però cosa democratica fare ciò in maniera esplicita, progettuale. Se invece l’evacuazione di palazzo Bombini avviene nel silenzio – e nell’interim dal rettorato Latorre al rettorato Crisci – vuol dire che io avrò perso l’alloggio, ma l’intera Cosenza avrà perso (per l’ennesima volta?) la qualifica di città universitaria. (0070)

* docente Unical

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