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L`odissea quotidiana dei pendolari del "Reggio-Cosenza"

LAMEZIA TERME Più che un treno, un carro bestiame. Più che passeggeri, animali a rischio claustrofobia. Chi viaggia ogni giorno sul treno regionale 3660 delle 7.05, che da Reggio Calabria arriva fino…

Pubblicato il: 02/09/2013 – 11:25
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L`odissea quotidiana dei pendolari del "Reggio-Cosenza"

LAMEZIA TERME Più che un treno, un carro bestiame. Più che passeggeri, animali a rischio claustrofobia. Chi viaggia ogni giorno sul treno regionale 3660 delle 7.05, che da Reggio Calabria arriva fino a Cosenza, ha già messo in conto di dover affrontare una vera e propria odissea. Fatta di disagi quotidiani e ritardi costanti. Sono lavoratori, studenti, dipendenti fuori sede della Regione Calabria. Costretti a viaggiare in condizioni proibitive, stipati uno accanto all`altro come sardine e senza la possibilità di trovare un posto a sedere. Centinaia di passeggeri che devono arrovellarsi ogni mattina per trovare un angolo buono, ma sempre in piedi, in uno dei tre vagoni messi a disposizione da Trenitalia per una delle tratta più trafficate dell`intera rete calabrese.
Il treno che effettua il servizio è il Minuetto, un convoglio nuovo e tutto sommato in buone condizioni. Ma le sue dimensioni sono del tutto inadatte al trasporto di quella gran mole di viaggiatori. Che non hanno altre opzioni, se vogliono raggiungere il luogo di lavoro o l`università per tempo: il treno successivo è infatti alle 13.05, esattamente 6 ore dopo.
A bordo ci sono persone sedute alla bell`e meglio sui gradini che separano i pochi scompartimenti, altre che provano al leggere i quotidiani in precario equilibrio e senza disturbare il vicino, anche lui intento a resistere agli sballottamenti della traversata, senza neppure l`ausilio di una opportuna maniglia.
Il sistema di climatizzazione, invece, non risponde mai a criteri dettati dalla logica: funziona, ma sempre a modo suo. In alcune parti dei vagoni si inceppa: significa che – data l`alta densità di passeggeri – respirare risulta particolarmente difficoltoso, soprattutto d`estate; in altre manda un getto continuo di aria gelida, che obbliga i più avveduti ed esperti a indossare anacronistici giubbotti, malgrado fuori impazzi la calura agostana. D`inverno, invece, si balla per il freddo.
È così ogni giorno della settimana, tutto l`anno.
Ma il momento più critico è di certo il lunedì mattina, quando gli universitari reggini e vibonesi dell`Università della Calabria di Cosenza – passato il week end in famiglia – tornano armi e bagagli alle loro abitazioni da studenti. Il Minuetto diventa allora ancora più angusto e asfittico, a causa del gran numero di trolley e valigie che lo invade. E la tensione e il nervosismo inevitabilmente salgono.
In queste condizioni, anche i controllori sono impossibilitati a fare il loro lavoro, relegati in testa al treno e senza potersi muovere per controllare i biglietti o per rispondere alle richieste più disparate dei passeggeri. I più scafati lo sanno, e in quei giorni “di punta” non fanno neppure il biglietto, causando un danno alla stessa Trenitalia. Gli abbonati (la maggior parte), i lavoratori, i manager, invece, subiscono, pagano e non hanno nemmeno la possibilità di reagire a un servizio del tutto inappropriato.
Per non parlare dei frequentissimi guasti alla linea. Capita così che il 3660 si blocchi spesso e volentieri – per motivi che rimangono ignoti a tutti – nel corso della traversata. Non di rado in galleria: i freni stridono e il convoglio si arresta di colpo. Poi si spengono i motori e pure le luci interne, con i viaggiatori che, spauriti, provano comunque a mantenere la calma. Forza dell`abitudine.

L`“INTERVENTO” DI FEDELE
E dire che proprio il “Reggio-Cosenza” era stato “visitato”, il 4 marzo scorso, dall`assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele e dal dirigente del settore Giuseppe Pavone, per «verificare le criticità esistenti e raccogliere le istanze segnalate dall`utenza che, per motivi di lavoro o di studio, usufruisce quotidianamente del servizio». Una sortita che doveva essere proficua e che – a detta di Fedele – avrebbe prodotto di lì a poco quei cambiamenti lungamente auspicati dai pendolari. «Si è trattato – aveva sostenuto l`assessore – di un importante momento di “ascolto” e di raffronto tra istituzioni e utenza che si è reso necessario per testare con mano le reali condizioni di viaggio per i passeggeri al fine di recepire le problematiche e, di conseguenza, attuare i giusti interventi di correzione». Quali sono stati? «Al momento nessuno», dice con stizza un pendolare, ormai quasi assuefatto ai disagi strutturali della tratta.
Eppure Fedele aveva ammesso quasi tutte le criticità del 3660, dovute alla «scarsa disponibilità di convogli ferroviari, che genera anche episodi di rallentamenti e ritardo» e che costringono gli utenti «a rimanere in piedi per quasi tutto il tragitto». L`assessore, però, sentì di poter avanzare promesse specifiche, perché la «problematica» poteva essere superata «attraverso alcuni investimenti che la Regione ha messo in campo e che potrebbero essere concretizzati nel breve periodo». Succedeva 6 mesi fa, ma ancora tutto rimane come prima. Alla faccia dei proclami e dello zelo (apparente) del membro dell`esecutivo regionale. Non contento, Fedele aggiungeva: «Ci stiamo impegnando, inoltre, per perfezionare il servizio esistente sul territorio regionale, incrementando l`immissione di treni più moderni che, recentemente, sono stati messi a disposizione da Trenitalia e che, certamente, hanno avuto un impatto positivo sull`utenza sia in termini di comfort che di capacità del mezzo». Ma di questi treni di ultima generazione, i pendolari del 3660 non hanno ancora avuto notizia. «La cosa che fa più rabbia – dice un altro viaggiatore – è che il mio treno di ritorno, che parte da Sapri ma tocca tutte le stazioni del 3660, è composto da più di dieci vagoni, quasi tutti semivuoti». La mattina, invece, tutti in piedi e gomito a gomito, malgrado gli annunci e le dichiarazioni d`intenti. Ed è difficile non dare ragione a quell`anonimo guascone che, sulla parete del convoglio, ha grattato via ad arte alcune lettere: Trenitalia? No, Penitalia. (0040)

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