Speranza: «Grave la chiusura della facoltà di Agraria»
LAMEZIA TERME «La chiusura della facoltà di Agraria nella nostra città è conseguenza automatica e diretta delle scelte e dei decreti del Governo Berlusconi e del ministro Gelmini». Lo sostiene, in un…

LAMEZIA TERME «La chiusura della facoltà di Agraria nella nostra città è conseguenza automatica e diretta delle scelte e dei decreti del Governo Berlusconi e del ministro Gelmini». Lo sostiene, in una dichiarazione, il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza.
«Queste scelte, se non verranno cambiate nei prossimi mesi e nei prossimi anni – aggiunge – bloccheranno tutto il lavoro fatto dall`Amministrazione comunale che ha portato nel centro storico della città la facoltà di Agraria. In particolare, le nuove regole prevedono l`accreditamento non solo dei corsi di laurea ma anche delle sedi che li ospitano. E cioè dei servizi direttamente connessi che le università dovrebbero garantire in tutte le sedi aperte. È a questo livello quindi che occorre agire ed intervenire se si vuole operare per la tutela della facoltà di Agraria e quindi di un suo possibile rilancio ed ampliamento. Vorrei ricordare infatti che la sede lametina della facoltà di Agraria dell`Università Mediterranea di Reggio Calabria è nata in virtù degli accordi di fattiva collaborazione promossi e sottoscritti dal Comune di Lamezia Terme con la facoltà di Agraria di Reggio e con la Fondazione Terina. Il Comune ha messo subito a disposizione uno dei palazzi storici della città: il Palazzo Blasco, in via Ginnasio nel centro storico. Questi accordi, frutto dell`Amministrazione da me diretta e dell`impegno della professoressa Giovanna De Sensi Sestito, in tempi diventati sempre più critici per l`Università, hanno consentito non solo di mantenere nel territorio lametino un`esperienza di formazione universitaria importante, ma di trasformarla in un corso di laurea specifico del Polo».
«L`Amministrazione comunale di Lamezia – dice ancora Speranza – ha lavorato in tutti questi anni in piena sintonia con l`Università e la Fondazione, consapevole dell`importanza per la comunità cittadina di disporre di questo livello di formazione universitaria, assumendo impegni onerosi ed un notevole sforzo economico. Tale sforzo nel tempo non è stato condiviso e sostenuto con adeguati contributi finanziari anche dalla Regione. Si trattava infatti di un corso di studio che ha la capacità di formare le professionalità necessarie a far fare un salto di qualità all`economia agricola calabrese, a sostenere le imprese di punta del settore che operano nella piana lametina, a realizzare compiutamente quel polo scientifico di eccellenza sulla filiera agroalimentare che la Regione ha assegnato a questo territorio riconoscendone la specifica vocazione storica e la prospettiva occupazionale e di sviluppo che esso rappresenta. Il Comune si è impegnato in questi anni per consolidare la presenza dell`Università che ha ottenuto riscontri positivi e un numero di iscrizioni in linea con quello degli altri corsi di laurea della facoltà. Attorno al Polo universitario lametino c`è stata una presenza stabile di circa 200 studenti a cui vanno ad aggiungersi il personale universitario e di ricerca che riguarda anche i master post laurea. Il Comune ha fatto di tutto per evitare la chiusura del corso di laurea anche investendo il ministro dell`epoca Profumo e ha chiesto più volte all`Università di mantenerlo in città. Ma è evidente fin da ora, che se non cambieranno le norme
sull`accreditamento attualmente in vigore nell`Università, se non ci sarà un significativo intervento finanziario da parte della Regione che integri e sostenga gli sforzi già portati avanti dal Comune e dall`Università e se non ci sarà una programmazione di medio-lungo periodo dell`Università Mediterranea per un suo radicamento, a partire dall`esperienza fin qui condotta, nel territorio lametino, difficilmente le cose potranno cambiare».