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Ristabilire l`equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato

La perdurante crisi economica, la quarta in un solo decennio, si è innestata nel nostro Paese su una più profonda crisi politica ed istituzionale, figlia della rottura dell’equilibrio costituzionale…

Pubblicato il: 13/09/2013 – 12:48
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Ristabilire l`equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato

La perdurante crisi economica, la quarta in un solo decennio, si è innestata nel nostro Paese su una più profonda crisi politica ed istituzionale, figlia della rottura dell’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato, che ha prodotto una paralisi complessiva del sistema – paese ed uno scontro senza quartiere tra politica e magistratura. Ristabilire questo equilibrio è una necessità non più derogabile, e richiede una presa d’atto della situazione e la consapevolezza che la strada maestra da intraprendere non può che essere quella della “Grande Riforma”. A chi, nel corso di questi anni ha utilizzato strumentalmente la tesi che vuole la questione istituzionale essere una semplice disquisizione di tipo accademico, o peggio ancora, un tema finalizzato agli interessi di pochi più che dei cittadini, si oppone oggi con dirompenza la drammatica realtà dei fatti. La “grande riforma” è il nodo cruciale su cui si gioca la partita della vita per la nostra democrazia ed il rilancio della nostra economia. Un nodo ineludibile da affrontare rapidamente senza trincerarsi dietro sterili dogmatismi al grido “La Costituzione non si tocca” o “La più bella del mondo” che da sempre sono l’emblema del conservatorismo di maniera e che oggi è incomprensibilmente ripreso, finanche con gesta fanciullesche, da nuovi movimenti la cui natura gattopardesca è sempre più evidente. Ciò che serve comprendere, e che ipotizzare una ripresa del nostro tessuto economico ed una ritrovata competitività del nostro sistema – paese senza una diversa architettura istituzionale è pura fantasia. Non servono e non possono bastare meri maquillage, ma è necessaria una profonda revisione dell’intero assetto costituzionale del nostro Paese che parta dal superamento dell’attuale forma di governo ed interessi tutti i nodi insoluti. La strada da intraprendere non può che essere quella del Presidenzialismo. Non solo come un valido ed efficiente sistema di governo, ma ancor di più perché rappresenta per il nostro Paese una terapia d’urto utile ad affrontare e risolvere i nostri antichi mali ed i nuovi vizi, in grado di rigenerare un tessuto democratico profondamente minato rivitalizzando e restituendo ruolo e funzione ai partiti. Tutta l’esperienza e la stessa storia degli ultimi trent’anni – per non parlare delle tragicomiche vicende degli ultimi mesi – spingono verso un sistema di governo di questa natura. Tutto ciò, non senza guardare oltre i nostri confini. La forma di governo presidenziale sta ormai sostituendo quella parlamentare ed è oggi di gran lunga maggioritaria nel globo. In Italia, per inverso, abbiamo, di fatto, un presidenzialismo di “risulta” a costituzione invariata, senza una distinzione di ruoli e funzioni ed i necessari e dovuti contrappesi. Ora è giunto il momento di adattare la costituzione “formale” a quella “materiale” costituzionalizzando e bilanciando ciò che nella realtà già esistete. Non possono esistere paure derivanti da un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola figura istituzionale. Anzi, il rischio, semmai, è l’opposto. Le derive autoritarie ed i crescenti scontri sociali nel nostro tempo, sono il frutto dell’ingovernabilità e dell’incapacità di dare risposte ai cittadini da parte delle istituzioni preposte. E’ questo un rischio troppo alto che, come uno spettro, vediamo con i nostri occhi. Ed è questa la ragione per cui i cittadini devono riappropriarsi del tema delle riforme attraverso gli istituti di democrazia diretta imponendo così l’esigenza di un deciso cambio di rotta verso la ripresa e la modernità. Non saranno fantomatiche commissioni di saggi a portare l’Italia verso quest’approdo, né tantomeno potrà farlo un Parlamento impotente ed ostaggio dei suoi privilegi e delle logiche corporative, dimostratosi finanche incapace di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. E’ questo un compito, che per quanto arduo, spetta ai cittadini armati di buona volontà, passione civile e consapevolezza. E’ quanto si potrà fare sostenendo il progetto di iniziativa popolare proposto dai “Riformisti Italiani” e dal Comitato “Scegliamoci la Repubblica” per una Repubblica Presidenziale. Oggi, più che mai, vale l’antico motto socialista:“Rinnovarsi o perire!”.

*Segreteria nazionale “Riformisti Italiani” Comitato “Scegliamoci la Repubblica”

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