Pd diviso sulle date dei congressi
La celebrazione delle assise regionali è il nodo sul quale si è impantanata la discussione all’interno della commissione congresso del Pd. Si tratta ad oltranza in vista dell’Assemblea nazionale del…

La celebrazione delle assise regionali è il nodo sul quale si è impantanata la discussione all’interno della commissione congresso del Pd. Si tratta ad oltranza in vista dell’Assemblea nazionale del partito in programma a Roma domani e dopodomani, che deve definire modalità e tempi della corsa alla segreteria. Il tentativo – secondo quanto viene riferito da fonti di Largo del Nazareno – è quello di provare a stringere per portare in assemblea una bozza di accordo. Ma i punti aperti sono molti, sia prettamente tecnici che più politici. Primo fra tutti quello della data dei congressi regionali che dovrebbero tenersi dopo le primarie per il segretario nazionale anche se c’è chi solleva la questione delle scadenze elettorali della prossima primavera. In Calabria il fronte di coloro che spingono per la celebrazione immediata dei congressi territoriali è guidato dal bersaniano Alfredo D’Attorre. Con l’ex commissario del Pd calabrese c’è tutto il fronte degli ex diessini rappresentato da Mario Oliverio, Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio, Bruno Censore e Carlo Guccione. Favorevoli, invece, a procedere prima con il congresso nazionale e poi con quello regionale sono in primo luogo renziani, franceschiniani e lettiani.
In apertura della riunione Roberto Gualtieri, incaricato dal segretario Guglielmo Epifani di provare a mettere a punto una bozza di mediazione ha fatto una relazione indicando, attraverso una griglia, i punti aperti e le varie posizioni su di essi. È partita, quindi, una discussione a oltranza che proseguirà anche nella giornata di giovedì che va dal nodo dei segretari regionali, appunto, fino alle modalità per “salvaguardare” le primarie dai rischi “intrusioni”. Non dovrebbe essere un nodo insormontabile, comunque, quello della data delle primarie per l`elezione del segretario nazionale che si terrebbero o il weekend dell`1 o quello dell`8 dicembre (anche se i renziani insistono sul 24 novembre).
La verità è che – a conti fatti – un accordo, sul quale domani si dovrebbe stringere, di fatto conviene a tutti. Da un lato dall`area bersaniana si fa infatti notare che in caso di mancato accordo a fare da traccia per il congresso sarebbe lo statuto vigente che, nei casi degli scorsi congressi, ha comportato quattro mesi di tempo tra la convocazione delle assise di circolo e il nazionale. Si andrebbe – dunque – a finire a febbraio (un lasso di tempo inaccettabile per Matteo Renzi che da tempo morde il freno ed è in campagna elettorale). Dall`altro lato, dalle parti del sindaco, si evidenzia come lo statuto preveda l`automatismo tra la figura del segretario e del candidato premier. Inoltre si pone il tema del quorum dei due terzi (478 delegati) necessario per cambiare lo statuto. Qualora non ci fosse un accordo e non si riuscisse a cambiare lo statuto i renziani sarebbero pronti ad andare all`attacco accusando gli altri di non aver voluto l`intesa ma anche di non avere nemmeno avuto i numeri per cambiare lo statuto. (0030)