Lotta alle `ndrine, Bentivoglio: attorno a me il deserto
REGGIO CALABRIA «Chi denuncia viene completamente abbandonato, chi come me lo ha fatto è diventato un peso, un fastidio e a volte rischiamo di passare per arroganti, disturbando con le nostre richies…

REGGIO CALABRIA «Chi denuncia viene completamente abbandonato, chi come me lo ha fatto è diventato un peso, un fastidio e a volte rischiamo di passare per arroganti, disturbando con le nostre richieste di aiuto». Non c’è spazio per la retorica antimafia, ma solo amarezza, rabbia e frustrazione di chi si sente solo in una lotta impari nell’audizione di Tiberio Bentivoglio di fronte alla commissione regionale Antimafia. Storico commerciante reggino, divenuto testimone di giustizia per aver denunciato le pressioni subite dai clan, come dai loro insospettabili referenti istituzionali, Bentivoglio ha pagato il suo coraggio con minacce, attentati, danneggiamenti e persino un tentato omicidio che oggi lo costringe a vivere sotto scorta. La sua attività – un tempo nota e fiorente – è entrata in crisi, ma non solo a causa dei danni provocati dalle bombe. «I numerosi clienti di un tempo sono svaniti – racconta di fronte alla commissione – per paura di farsi vedere nel mio locale; per lo scarso rifornimento di prodotti a cui sono stato costretto a causa dei tempi troppo lunghi che sono trascorsi prima di ricevere i risarcimenti spettanti per legge; per la netta chiusura che le banche hanno adottato nei miei confronti, infatti non usufruisco più di alcun affidamento, ne di elasticità da parte degli istituti di credito, per giunta i fornitori oggi pretendono pagamenti anticipati o assegno allo scarico della merce. Anche per loro sono diventato un cliente a rischio».
Una situazione di difficoltà estrema in cui ai problemi materiali e concreti legati all’attività, si sono aggiunti progressivamente anche i problemi fisici seguiti al grave attentato che solo per miracolo non l’ha ucciso e quelli psicologici, legati al permanente stato di ansia e preoccupazione. E a nulla – racconta Bentivoglio – è servito chiedere «in base alla legge 44/99 un aiuto allo Stato per poter far fronte anche al pagamento dei debiti contratti con i dipendenti, con i fornitori, col proprietario dell’immobile dove ha sede la mia attività, nonché quelli verso l’Inps, con l’Agenzia delle Entrate, col Comune e con questo Ente Regione Calabria. Sono trascorsi quasi tre anni, ed ancora non ho ricevuto neanche un cent».
Ritardi, sostiene Bentivoglio, dovuti al «farraginoso e confuso iter» previsto dalla procedura, ma dalle conseguenze devastanti per la vita e l’attività del testimone di giustizia: a causa della completa paralisi del negozio e degli ulteriori debiti, Equitalia «ha provveduto prontamente ad ipotecare il mio bene immobile, peggiorando e accrescendo la già faticosa situazione di tutta la mia famiglia». E nonostante Bentivoglio non si dica pentito della scelta fatta anni fa, quando ha deciso di puntare il dito contro gli uomini delle ‘ndrine e chi si mostrava pronto a coprirli, non può che esprimere amarezza profonda di fronte alla Commissione. «Io sto combattendo anche contro il deserto, la terra bruciata, che i mafiosi ad arte hanno creato intorno, è un isolamento pesante, difficile da vincere, ma non perché sono stati i malavitosi a volerlo, la verità è un’altra, siamo davvero tanti ad appartenere alla società civile, ma ancora distanti dal diventare responsabili, questa è la ragione per la quale i negozi dei mafiosi e dei loro prestanome, prosperano sempre di più». E parole dure, Bentivoglio le riserva anche allo Stato «che si preoccupa di sostenere la cultura alla legalità, non può sentirsi assolto solo perché promuove qualche iniziativa nelle scuole. I convegni, le fiaccolate e i cortei contro i criminali non possono bastare».
Al contrario, servono interventi molto concreti perché la ribellione contro il giogo mafioso non sia eccezione, ma regola. Interventi come quelli proposti da Bentivoglio in commissione regionale antimafia, con la speranza che possano arrivare fino a Roma. «Mi auguro – ha detto il testimone di giustizia di fronte alla commissione – che queste urgenti necessità possano essere discusse in Parlamento, perché chi come me si trova in trincea, chi come me ha pesantemente subito la ‘ndrangheta e ha lottato e lotta contro di essa, chi come me, nonostante l’avvenuto collasso economico, è così onesto da non rivolgersi neanche agli usurai, oggi più che mai dallo Stato pretende fatti non parole, impegni e non promesse. Per questo chiedo che possiate prendere in considerazione i seguenti punti: esenzione dai tributi regionali per chi denuncia estorsione, usura e per i testimoni di giustizia; cancellazione delle ipoteche sui beni immobili di denuncianti e testimoni di giustizia per permettere loro di ottenere mutui o prestiti dalle banche; diritto all`assunzione per chiamata diretta presso l`amministrazione regionale o enti e società strumentali o controllati per il denunciante, il testimone di giustizia ovvero, in alternativa, per il coniuge o per i suoi figli; possibilità per l’imprenditore vessato o intimidito di accedere a un fondo di solidarietà per sanare i debiti nei confronti di Equitalia o di altre società di riscossione; attuazione immediata delle Leggi regionale nn. 3 e 5 del 2011 e n. 31/2008 e individuazione delle risorse per garantirne il funzionamento; video sorveglianza degli obiettivi sensibili, anche attraverso il sovvenzionamento o la previsione di agevolazioni fiscali per l`installazione». E ancora, per Bentivoglio sarebbe necessario permettere all`imprenditore denunciante o testimone di giustizia di usufruire «con priorità, di un bene sequestrato o confiscato per poter riorganizzare l ‘attività distrutta o danneggiata dalla criminalità organizzata”, ma anche di avere “condizioni di maggior favore per il rilascio del certificato Durc».
Ma un ruolo da protagonista nella tutela di chi denuncia, per il testimone di giustizia la devono avere anche le istituzioni locali. Sarebbe necessario infatti che «un rappresentate della Regione o della commissione regionale antindrangheta abbia la possibilità di monitorare e presentare osservazioni sui procedimenti amministrativi avviati in attuazione delle leggi a sostegno delle vittime di usura, di estorsione, della criminalità organizzata e dei testimoni di giustizia, sia presso le Prefetture sia presso il Comitato di solidarietà nazionale», come pure necessaria è la «creazione di un fondo regionale per le vittime che possa intervenire anticipando l`elargizione governativa e fornire un pronto intervento per riavviare l`attività imprenditoriale». Ma soprattutto, per Bentivoglio è necessario che la costituzione di parte civile della Regione e di enti e società strumentali o controllati a sostegno delle vittime della criminalità organizzata non sia un atto «meramente formale», ma implichi un intervento attivo nel corso del processo, «nell`interesse della persona giuridica ma anche a sostegno della vittima persona fisica presente in aula. Effettiva deve essere l`esecuzione delle condanne al risarcimento ottenuto». Tutte falle che Bentivoglio ha pagato sulla propria pelle. Tutti interventi urgenti che – dice – devono essere attuati. (0090)