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Processo Fallara, la versione della consulente

REGGIO CALABRIA È alla consulente Anna Romeo che la difesa dell’ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti affida il compito di scagionare l’attuale governatore dalle accuse di falso in atto p…

Pubblicato il: 17/10/2013 – 23:13
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Processo Fallara, la versione della consulente

REGGIO CALABRIA È alla consulente Anna Romeo che la difesa dell’ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti affida il compito di scagionare l’attuale governatore dalle accuse di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio di cui risponde al processo Fallara, il procedimento che prende il nome dalla potentissima dirigente del settore Bilancio morta suicida dopo aver ingerito una dose letale di acido muriatico, lasciandosi alle spalle una voragine di debiti, costati alla città un duro piano di rientro. Debiti nascosti per anni grazie ad artifizi contabili a firma della Fallara – hanno confermato gli ispettori della Procura prima e quelli del Ministero delle Finanze poi-  di cui Scopelliti ha sempre affermato di non essere a conoscenza perché – ha sempre affermato – «firmavo atti che non leggevo».

Quesiti chiave
Una linea difensiva variamente declinata, ma rimasta sostanzialmente immutata da quel primo interrogatorio cui l’attuale governatore è stato sottoposto quando l’attuale procedimento era ancora in fase di indagine, ma che oggi tenta di mettere radici in un tessuto di norme. E la Romeo, docente di diritto amministrativo all’Università di Messina, ribadisce in aula le risposte ai quesiti sulla legittimità degli incarichi assegnati – e lautamente retribuiti –  alla Fallara, sulla ripartizione delle competenze tra l’organo politico e quello burocratico. Due questioni chiave nella strategia processuale di Scopelliti perché non solo l’ex signora della Ragioneria era una dirigente esterna più volte confermata nel suo incarico dalla Giunta, ma nessuno dei testimoni chiamati a deporre al processo ha potuto negare il rapporto quasi simbiotico che legava la Fallara all’allora sindaco di Reggio.

«Incarichi legittimi per la Fallara»
Ed è dunque ricorrendo a citazioni di testi, regolamenti e norme che la Romeo ha affermato che  la Fallara – in quanto dirigente esterno le cui mansioni erano definite da un contratto – poteva essere destinataria di incarichi che esulassero da quanto esplicitamente prescritto. Incarichi come la “difesa tecnica” di fronte alla Commissione Tributaria – costate al Comune centinaia di milioni di euro che nel tempo la Fallara si è autoliquidata – per i quali poteva essere legittimamente retribuita perché da considerare come professionista esterno al Comune. Inoltre, stando a un’interpretazione di quel principio di incompatibilità che costituisce una delle regole auree del pubblico impiego, proprio in quanto dirigente a contratto, la Fallara avrebbe potuto legittimamente assumere delle difese in Commissione tributaria «purché non determini un conflitto di interesse con l’Ente». Un’interpretazione che sembra destare qualche perplessità nel pm Sara Ombra e nella Presidente, Olga Tarzia, che non può che definire le conclusioni della consulente «ontologicamente contraddittorie». E da questo momento in poi il teste è incalzato dalle domande di pm e presidente.  

Questione di incompatibilità
«Non è forse un’incompatibilità che la dottoressa Fallara si presentasse di fronte alla commissione tributaria in orario di lavoro? – incalza la pm Ombra – E secondo, non rappresenta forse un’incompatibilità che fosse la stessa Fallara a liquidarsi compensi per quegli incarichi?». La Romeo ammette che «di sicuro non è opportuno. Le liquidazioni avrebbe dovuto farle un altro soggetto o il segretario generale. Apporre il visto di regolarità contabile sulla liquidazione di un importo per un incarico che lo stesso soggetto ha svolto è sicuramente inopportuno». Ma è quando il sostituto procuratore le chiede se abbia mai esaminato nel dettaglio gli incarichi svolti dall’ex signora della Ragioneria, che la consulente si trincera dietro un «ho dato un’interpretazione in base ai provvedimenti, non sono scesa nel concreto».

Politica e burocrazia, «blocchi indipendenti»
Una trincea simile a quella alzata al termine del fuoco di fila di domande sul secondo quesito – la separazione fra organo burocratico e organo politico – che poco prima ha portato la consulente ad affermare che «il sindaco ha il compito di rappresentanza legale dell’Ente e sovrintende al funzionamento dei servizi, ma questo non va inteso in senso letterale, non significa controllo di ogni singolo atto». Una conseguenza diretta – ha spiegato  la consulente – della norma che prevede «la netta separazione fra l’organo politico, cui spetta un’attività di programmazione, e l’organo burocratico, cui attiene l’attività gestionale svolta in piena autonomia. Sono blocchi di competenze indipendenti l’uno dall’altro». E proprio autonomia e indipendenza sono le parole chiave che potrebbero far scivolare dalle spalle di Scopelliti le responsabilità di quei bilanci – viziati da pesanti artifizi – approvati dalla sua Giunta e arrivati in Consiglio con la sua firma. Una strategia che il pm coglie al volo.

L’esperienza concreta di Barreca
Di tenore diverso è la testimonianza del dirigente Demetrio Barreca, oggi al settore Finanze, ma in passato transitato anche dall’Istruzione e dalle Partecipate. Per sua stessa ammissione in passato impegnato in «battibecchi e scambi epistolari» con la Fallara, con la quale – afferma – «avevo rapporti conflittuali perché non condividevo atteggiamenti e modo di intendere le sue funzioni», il dirigente,  rispondendo a pubblica accusa e difesa, non fa che ribadire quanto più di un teste, che ancora oggi è parte della macchina comunale, ha raccontato. In aula si torna dunque a parlare dell’assoluta «chiusura e censura sull’evoluzione finanziaria dell’ente», delle proteste e dei malumori, sfociate anche in conferenze dei dirigenti,  che questo provocava, della distrazione di somme vincolate dai dovuti capitoli di spesa, come nel caso dei buoni libro per le scuole secondarie, ma anche degli enormi debiti delle partecipate legati anche a «una posta in bilancio inferiore al contratto di servizio», di quelli con l’Enel  o con gli imprenditori.

Il settore sport e quegli affidamenti diretti
Nel rispondere alle domande del pm Ombra, Barreca si sofferma anche anche sull’assegnazione di contributi. «Questo succedeva soprattutto per quanto riguarda lo sport e io non condividevo i suoi metodi». E qui la deposizione del dirigente, visibilmente teso, si spezzetta, si fa contorta. «Chiedeva di fare determinate attività senza seguire un determinato percorso, non si è trattato di una sola occasione. Ad esempio, affidamenti e sponsorizzazioni necessitano di una procedura di avviso». Ma stando a quanto finisce per ammettere il dirigente, la Fallara spesso avrebbe fatto pressione per affidamenti diretti perché voluti dal sindaco. «Io le ho detto che allora avrebbe dovuto dirmelo il sindaco, da allora non mi ha più chiesto nulla».  Ma – aggiunge Barreca – «in alcuni casi la Fallara millantava certe cose e non erano così. Io chiamavo il direttore generale e lui smentiva». Un punto su cui il pm Sara Ombra avrebbe voluto approfondire, chiedendo a Barreca cosa abbia raccontato ai commissari prefettizi mandati in riva allo Stretto dal Viminale. Ma su questo le difese hanno fatto muro, sottolineando il carattere segreto – solo riservato per l’accusa – dei verbali che danno atto di tale testimonianza. Al pm Ombra, non è rimasto dunque che chiedere una nuova citazione di Barreca, che insieme agli altri testi sollecitati da accusa e difesa, già nelle prossime settimane dovrà tornare sul banco dei testimoni nel caso che il Collegio dia il via libera.

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