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L`ex ministro Bianchi lascia il Pd

«Ho dovuto prendere atto che non esiste per me uno spazio politico agibile» nel Pd. Alessandro Bianchi, già ministro dei Trasporti nel secondo governo Prodi, si dimette da membro della direzione ed e…

Pubblicato il: 25/10/2013 – 16:40
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L`ex ministro Bianchi lascia il Pd

«Ho dovuto prendere atto che non esiste per me uno spazio politico agibile» nel Pd. Alessandro Bianchi, già ministro dei Trasporti nel secondo governo Prodi, si dimette da membro della direzione ed esce dal partito. Bianchi lo annuncia con una lettera al segretario Epifani, inviata anche ai candidati Civati, Cuperlo, Pittella e Renzi. L`ex ministro prende atto della «progressiva perdita di attenzione per il progetto per il Paese» e di «uno scontro senza quartiere tra persone, gruppi e correnti» per la conquista del partito.
Dopo la caduta del governo Prodi, racconta Alessandro Bianchi, «io, che non rappresentavo alcun partito, scelsi di entrare nel Pd da poco fondato, di cui era segretario Veltroni. Ho vissuto quella fase con particolare entusiasmo nella convinzione di essere entrato in una forza politica democratica e progressista, in grado di dare fiducia e prospettiva a un Paese logorato e mortificato da anni di berlusconismo dilagante. Con questa convinzione mi sono messo al servizio del partito, pensando di poter dare un contributo fattivo».
«Purtroppo ho dovuto via via constatare che quella disponibilità non era di alcun interesse per il partito, mentre ho avvertito segnali sempre più evidenti di ostilità, di cui voglio ricordare, solo per memoria, due episodi: il veto alla mia candidatura alle europee del 2009, posto da alcuni dei tanti boiardi che hanno distrutto il Pd in Calabria; lo strisciante ma evidente boicottaggio alla mia partecipazione alle primarie per l`elezione del sindaco di Roma», prosegue. «Ma le vicende personali hanno poca importanza – afferma Bianchi – perché ciò che oggi motiva le mie dimissioni dalla direzione nazionale è la constatazione della progressiva perdita di attenzione per il progetto politico-programmatico per il Paese che era stato alla base della fondazione del Pd, e del contemporaneo emergere di uno scontro senza quartiere tra persone, gruppi e correnti con il solo obiettivo della conquista della guida del partito».
«Il compito di ricostruire un altro Pd su queste macerie politiche sarà presto nelle mani del nuovo segretario», conclude. «Avrei volentieri partecipato ad una simile intrapresa, ma ho dovuto prendere atto che non esiste per me uno spazio politico agibile in questo senso. Di qui le dimissioni, che ne sono la naturale conseguenza». (0030)

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