Da Roma l`ok al congresso del Pd cosentino
COSENZA Luigi Guglielmelli può tirare fuori dal frigo la bottiglia pregiata che aveva conservato da tempo. La commissione nazionale di garanzia del Pd, al termine di una riunione conclusasi poco prim…

COSENZA Luigi Guglielmelli può tirare fuori dal frigo la bottiglia pregiata che aveva conservato da tempo. La commissione nazionale di garanzia del Pd, al termine di una riunione conclusasi poco prima di mezzanotte, ha deciso di non annullare (a differenza di Rovigo dove è stata adottato tale provvedimento) il congresso provinciale di Cosenza. Ci sono state irregolarità, ma restano circoscritte ad alcuni casi e per questo motivo da largo del Nazareno è partita la disposizione di ripetere il congresso di quattro circoli (i renziani chiedevano l’annullamento dei congressi di Rossano, Paola, Celico, Mirto Crosia, Bonifati e Cassano allo Jonio). La vittoria del cuperliano Guglielmelli (in passato già segretario regionale dei Giovani democratici), comunque, non è in discussione e con lui adesso possono sorridere anche Mario Oliverio, Mario Pirillo e Nicola Adamo, tre tra i maggiori sostenitori di questa candidatura. Domenica è in programma l`assemblea provinciale dei delegati che ratificherà l`elezione del nuovo segretario.
Musi lunghi, invece, dall’altra parte della barricata. Franco Laratta e i suoi sostenitori speravano in una decisione più radicale della commissione nazionale. Ciò, evidentemente, non è avvenuto e ora resta da capire come si muoverà tutta l’area dei renziani. A mezzogiorno a Cosenza è in programma un vertice in cui si analizzerà meglio la decisione presa dall’organismo romano. «Convalidare un congresso con un solo candidato nel 90% del percorso – è il commento amaro dell’ex deputato Laratta – e senza organi di garanzia funzionanti è davvero inaccettabile».
Le ipotesi si rincorrono in queste ore. La più clamorosa è quella di replicare quanto successo a Siracusa dove il Partito democratico si è sdoppiato. Due congressi provinciali e due segretari. Cuperliani, bersaniani e franceschiniani da una parte, lettiani e renziani dall’altra.