«Nessuna infiltrazione mafiosa nell`Asp di Cosenza»
COSENZA Non ci sono infiltrazioni della criminalità organizzata nell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha firmato il decreto con cui si dichiara «conc…

COSENZA Non ci sono infiltrazioni della criminalità organizzata nell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha firmato il decreto con cui si dichiara «concluso» il procedimento avviato nel dicembre 2012. Per oltre sei mesi i tre commissari (il viceprefetto Maria Virginia Rizzo, il viceprefetto aggiunto Francesco Paolo D`Alessio, e il funzionario economico-finanziario Carla Fragomeni), inviati dall’allora prefetto della città dei Bruzi, Raffaele Cannizzaro, hanno passato al setaccio tutte le procedure amministrative dell’Azienda sanitaria più grande della Calabria. Appalti, accreditamenti, assunzioni e servizi concessi a cooperative esterne sono finiti sotto la lente d’ingrandimento dei commissari chiamati a verificare «la sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa nell`Azienda».
La relazione finale, si parla di circa 200 pagine, è arrivata in estate sul tavolo del prefetto Cannizzaro. Quest’ultimo, nella relazione inviata al Viminale lo scorso 24 luglio, scriveva che non c’erano «i presupposti per avviare la procedura di scioglimento dell`Azienda sanitaria provinciale di Cosenza». Di qui la decisione del ministro Alfano di chiudere (la prassi prevede che il ministro proceda entro tre mesi dalla ricezione della relazione del prefetto) la pratica attraverso un decreto che porta la data del 23 ottobre.
APPALTI CHIACCHIERATI
Tra i motivi che avevano determinato l’invio di una commissione d’accesso negli uffici cosentini di via Alimena, c’era la gestione degli appalti negli ospedali della fascia tirrenica. In particolare tra Paola e Cetraro, ospedali in cui – secondo l`ipotesi che ha portato all`accesso antimafia – i clan avrebbero provato a infiltrarsi, cercando di ottenere la gestione di servizi esterni. Evidentemente dagli accertamenti dei tre commissari non sono emerse irregolarità così forti da determinare lo scioglimento dell’ente. Può tirare un sospiro di sollievo il direttore generale dell’Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli. Quando fu resa nota la notizia dell’accesso antimafia, il dg parlò di atto «atteso» visto che egli stesso «in più occasioni aveva denunciato lo stato di grave criticità e complessità presente nell`Asp, come si rilevava dalla continua richiesta da parte dell`autorità giudiziaria di atti amministrativi relativi agli anni delle precedenti gestioni».
IL PRECEDENTE DI RENDE
Lo scorso mese di settembre il Viminale aveva certificato l’assenza di infiltrazioni mafiose al Comune di Rende. Le conclusioni a cui giunse Alfano furono opposte a quelle a cui arrivò l`allora ministro dell`Interno, Anna Maria Cancellieri, in riferimento alla situazione del Comune di Reggio Calabria. L`accesso antimafia era stato disposto dopo l`arresto, eseguito il 15 novembre 2012, dell`ex sindaco Umberto Bernaudo, e dell`ex assessore Pietro Paolo Ruffolo, entrambi del Pd, nell`ambito di un`inchiesta della Dda di Catanzaro. Nel dicembre successivo il provvedimento restrittivo emesso a carico di Bernaudo e Ruffolo era stato annullato dal Tribunale del riesame ed i due esponenti politici erano tornati in libertà. Il Comune di Rende è attualmente commissariato dopo le dimissioni formalizzate dal sindaco Vittorio Cavalcanti, del Pd, nel giugno scorso. (0040)