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Reggio, piazza Italia cuore del malcontento cittadino

REGGIO CALABRIA Da una parte, i delegati di tutti i sindacati di polizia, della penitenziaria, della forestale, dei vigili del fuoco, quasi scomodi nell’inedita veste di chi protesta contro lo stesso…

Pubblicato il: 19/11/2013 – 18:16
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Reggio, piazza Italia cuore del malcontento cittadino

REGGIO CALABRIA Da una parte, i delegati di tutti i sindacati di polizia, della penitenziaria, della forestale, dei vigili del fuoco, quasi scomodi nell’inedita veste di chi protesta contro lo stesso Stato che sono chiamati a servire. Schierati davanti alla Prefettura di Reggio attendono composti una risposta che non arriva. Dall’altra, i dipendenti comunali sul piede di guerra ormai da giorni contro il cosiddetto «scippo della Peo», le progressioni economiche orizzontali assegnate ai dipendenti dal 2000 in poi, che secondo la triade commissariale sarebbero non dovute e per questo vanno innanzitutto sospese, quindi probabilmente restituite. A piazza Italia, cuore istituzionale di Reggio Calabria, si concentra il malcontento cittadino. I sindacati si ritrovano uniti, a Reggio come in tutta Italia, per protestare contro i tagli che la legge di stabilità, voluta dal governo Letta, ha riservato al comparto sicurezza. «Anche per il 2014 e per il quarto anno consecutivo c’è un blocco del tetto salariale di tutto il comparto sicurezza e si tagliano i fondi per il pagamento dello straordinario, con il rischio di un serio collasso del settore», dice Gaetano Raffa, segretario generale del Coisp. «Una situazione – sottolinea – che in Calabria e a Reggio è ancora più drammatica, con le forze dell’ordine impegnate quotidianamente e in prima linea ma costrette a operare per puro spirito di abnegazione a causa dei tagli operati da tutti i governi che si sono succeduti». «Non è la prima volta che segnaliamo che a causa della mancanza di interesse della politica – gli fa eco Antonio Santoro del Siap – c’è una riduzione del 20% delle vetture di servizio e a causa della mancanza di assunzioni, l’età media degli agenti è di quarant’anni». Sono parole amare, che forse neanche riescono a trasmettere il malcontento diffuso e la frustrazione che serpeggia fra le forze dell’ordine. Un malcontento che – a causa della legge che impedisce loro di scioperare – non possono neanche manifestare. Ed è sulle spalle della ventina di delegati oggi in piazza che si scarica la stanchezza di tutto un settore, in nome del quale Francesco Suraci, segretario regionale del Silp Cgil, prova a tirare le fila: «Negli ultimi cinque-sei anni, per noi – purtroppo – l’appuntamento con la Finanziaria corrisponde al momento di scendere in piazza per rendere pubblica la consuetudine di tagliare i fondi alla sicurezza. Governi e ministri dell’Interno puntualmente si complimentano con le forze dell’ordine in occasione delle operazioni contro la criminalità organizzata, ma sistematicamente, all’interno di ogni legge di stabilità c’è un capitolo che taglia sulla sicurezza, dunque sui servizi al cittadino». Circostanze che oggi i rappresentanti sindacali si sono dovuti limitare a spiegare a chi ha raccolto i loro volantini: «Riteniamo gravissimo – sottolinea Suraci a nome di tutti i sindacati del comparto presenti in piazza – che a fronte di questa iniziativa, davanti alla Prefettura che qui in questa città è il rappresentante del nostro datore di lavoro, né il prefetto né alcuno dei suoi funzionari sia uscito ad ascoltare le ragioni dei lavoratori di un importante settore dello Stato».
Non meno amaro masticano i dipendenti comunali, ormai in mobilitazione permanente contro la sospensione della Peo. Un conflitto che si consuma da quando a guidare l’amministrazione c’era il sindaco Demi Arena e proseguito con i commissari, incaricati dal Viminale di guidare l’amministrazione dopo lo scioglimento per contiguità mafiose. Un cambio di interlocutore che non ha modificato l’evoluzione dello scontro, giunto al punto di non ritorno la settimana scorsa, quando è apparso chiaro che i commissari non avrebbero bloccato le lettere di notifica di sospensione della Peo, disposte in via cautelare prima del giudizio di merito previsto per il 3 gennaio prossimo. Domani sarà di nuovo protesta e mobilitazione mentre tra i 1041 dipendenti sempre più forte si impone la domanda: «Perché a pagare per i disastri di un’amministrazione devono essere i dipendenti e non i governanti e i dirigenti che tali disastri hanno provocato?». Una domanda che – allo stato – rimane senza risposta. (0050)

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