Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:02
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Al via il processo "Metropolis"

REGGIO CALABRIA È con le schermaglie tecniche di rito che si è aperta oggi a Reggio Calabria l’udienza preliminare del procedimento “Metropolis”, scaturito dall’indagine coordinata dal procuratore ag…

Pubblicato il: 19/11/2013 – 19:06
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Al via il processo "Metropolis"

REGGIO CALABRIA È con le schermaglie tecniche di rito che si è aperta oggi a Reggio Calabria l’udienza preliminare del procedimento “Metropolis”, scaturito dall’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal sostituto Paolo Sirleo che ha svelato come le cosche Morabito e Aquino – due famiglie dell’élite della `ndrangheta del mandamento jonico – dal 2005 ad oggi si siano assicurate la gestione, il controllo e la realizzazione di decine di importanti e noti complessi immobiliari turistico-residenziali, ubicati nelle più belle aree balneari calabresi. Tutte ammesse le parti civili, fra cui la Regione Calabria, nonostante le istanze delle difese, che saranno chiamate a intervenire il 21 e il 24 gennaio per le discussioni. Nel frattempo segnano un punto a proprio favore i legali di Jorge Pablo Sagredo Lamberti e Bernal Diaz Domingo – difeso fra gli altri dall’avvocato Aldo Labate, che guadagnano uno stralcio tecnico delle posizioni dei propri assistiti. A causa del mancato trasferimento degli atti, ma soprattutto della mancanza di un interprete, i due dovranno ripresentarsi  davanti al gup il 16 gennaio  per la notifica degli atti alla presenza di un traduttore e la più che probabile riunione con il filone principale del procedimento. Al processo madre è più che probabile che venga riunita anche la posizione di Henry James Fitzsimons, l`uomo gravitante attorno all’Ira e al partito del Sinn Fein pizzicato a fare affari con gli Aquino e i Morabito, arrestato in Senegal dopo mesi di latitanza. Rimangono invece ancora uccel di bosco, ma per loro è stato comunque chiesto il processo, Nicola Rocco Aquino, allo stato irreperibile, e Antonio Velardo, imprenditore campano, ufficialmente latitante.

Spartizione equa per un business milionario
Un’area, quella della costa jonica reggina, distrutta da una cementificazione selvaggia che – in barba a norme urbanistiche e di tutela ambientale, aggirate secondo la Procura grazie a tecnici comunali compiacenti come Francesco Sculli, padre dell’ex under 21 Giuseppe e genero del boss Peppe “Tiradritto” – gli uomini delle `ndrine avrebbero coperto di case, ville e piscine, pronte ad essere vendute a sprovveduti acquirenti stranieri, agganciati da Velardo e Fitzsimons. Un business che le `ndrine si sarebbero divise in maniera salomonica: da Reggio a Siderno comandavano i Morabito, da lì fino a Catanzaro, era tutto in mano agli Aquino. Una spartizione chiaramente evidenziata anche dalla divisione delle quote della società “BellaCalabria”, uno dei terminali economici e finanziari utilizzato dai clan, finite per il 50% in mano a un prestanome degli Aquino e per il 50% a una testa di legno dei Morabito. E sono numeri da capogiro quelli del business che secondo l`accusa sarebbe stato messo in piedi dai due clan: 17 villaggi turistici, 1343 unità immobiliari, 12 società, tutti beni di un valore pari a 450 milioni di euro oggi finiti sotto sequestro. Un affare dai volumi impensabili se paragonato alla miseria imperante nell’area jonica – precipitata in fondo a tutte le classifiche di vivibilità e reddito – ma che le cosche non gestivano da sole.

Fitzsimons e Velardo, i soci stranieri
Soci in affari di Rocco Morabito, figlio del boss “Tiradritto” (finito in manette nel blitz di oggi) e Rocco Aquino, rispettivamente al vertice dell’omonimo clan, erano infatti non solo una pletora di imprenditori spagnoli che nel corso delle conversazioni intercettate definivano la Calabria il nuovo Eldorado, in cui investire senza avere problemi, ma anche Henry James Fitzsimons.
A mettere in contatto l’ex terrorista con gli `ndranghetisti del mandamento jonico sarebbe stato un noto imprenditore campano, Antonio Velardo. Insieme sarebbero entrati in quella che – a detta degli inquirenti – si configura come una vera e propria joint venture internazionale tra uomini delle `ndrine e imprenditori spagnoli, che avrebbe dato vita a un articolato intreccio di società, italiane e straniere, finalizzato alla realizzazione di complessi immobiliari destinati al settore turistico-residenziale.

Aquino e Morabito al centro del business
Un flusso infinito di capitali triangolavano fra il Nord Europa, la Spagna e la Calabria e solo grazie ad un errore tecnico che ha portato al fallimento della società schermo italiana è stato possibile ricostruire tutto.
A mettere gli inquirenti sulle tracce del business milionario che le famiglie Aquino e Morabito avevano messo in piedi è stato un controllo occasionale su un’auto proveniente dall’Albania effettuato da due finanzieri di Bari. A bordo non solo c’erano quattro persone di San Luca, già noti alle forze dell’ordine, ma soprattutto le planimetrie del complesso turistico-alberghiero “Gioiello del mare”, riconducibile alla Metropolis 2007 srl, una delle società oggi sequestrate.
Un particolare che ha acceso l’interesse investigativo degli inquirenti che per anni hanno battuto la pista dell’edilizia turistica e residenziale fino a scoprire la rete tessuta attorno a sé da Rocco Morabito, figlio del boss Peppe Tiradritto.  
Una doppia beffa per la Calabria, devastata dal cemento e piegata al consenso dettato dal ricatto occupazionale, grazie al quale i clan hanno consolidato il loro potere in cambio di un pugno di posti di lavoro. (0050)

Argomenti
Categorie collegate

x

x