Leonia, Rossi: «Un bilancio di luci e ombre»
REGGIO CALABRIA È durata poco meno di un anno l’esperienza di Raphael Rossi alla guida delle Leonia, la municipalizzata che si occupa della raccolta rifiuti in città, che la Procura ha scoperto infet…

REGGIO CALABRIA È durata poco meno di un anno l’esperienza di Raphael Rossi alla guida delle Leonia, la municipalizzata che si occupa della raccolta rifiuti in città, che la Procura ha scoperto infettata dalle `ndrine e per questo colpita da interdittiva antimafia. Scelto direttamente dal prefetto Panico, il primo commissario capo della triade che ha guidato la città dallo scioglimento dell’amministrazione per contiguità mafiose, Raphael Rossi è stato chiamato a guidare la Leonia in uno dei suoi momenti più bui, con gli operai sul piede di guerra per le spettanze non pagate, l’emergenza rifiuti causata dalla chiusura delle discariche da gestire e una città stremata da mesi di disservizi. In silenzio, Rossi con pazienza ha lavorato, ha rimesso in piedi una società che sembrava aver perso la bussola, ma l’affidamento diretto e senza gara della raccolta rifiuti ad un soggetto terzo – programmato e consumato in poco meno di quindici giorni – ha segnato la rottura fra Raphael Rossi e la triade.
Che bilancio può fare della sua esperienza come amministratore delegato di Leonia?
«Un bilancio di luci e ombre. Ci sono degli elementi molto positivi come quelli per cui sono stato chiamato, così come la risoluzione dell’emergenza rifiuti nel maggio scorso e anche tutto il lavoro fatto sulla riorganizzazione dell’azienda e la bonifica di alcuni settori come gli acquisti, il personale e tutte quelle aree aziendali che andavano controllate perché secondo la Procura erano a rischio inquinamento. Molto bello anche il rapporto con le associazioni territoriali come Libera, Reggio non tace, Legambiente, o con i comitati di cittadini, che mi hanno portato nelle scuole e con i quali abbiamo fatto cose molto interessanti».
E le ombre?
«Una parte rilevante delle ombre invece è relativa al fatto che molti lavori iniziati non sono stati conclusi. Ad esempio, il tema della raccolta differenziata non è stato esplorato fino in fondo, non abbiamo fatto quanto avremmo voluto. Gli ultimi dati pubblicati ci dicono che la Calabria è l’ultima regione in Italia per la raccolta differenziata e si trova, insieme con la Sicilia, da molti anni agli ultimi posti su scala nazionale. Uno dei motivi non è legato al fatto che ci siano poche discariche, ma al fatto che ci si affida solo alle discariche e agli inceneritori. Questo significa che non c’è stata sufficiente volontà di puntare sulla raccolta differenziata. Quando sono arrivato, ho presentato dei progetti, ho prospettato delle possibilità che avrebbero potuto sviluppare la differenziata, che a Reggio è ferma attorno al 12%, pari alla media regionale».
Una percentuale infinitesimale…
«Una percentuale infinitesimale rispetto a quello che si potrebbe fare e a quello che si fa in alcuni Comuni, anche della Calabria. Puntare sulla raccolta differenziata e sull’impiantistica della differenziata è quello che di meglio si possa fare».
Perché non è stato fatto a Reggio? Quali sono stati gli ostacoli?
«A Reggio non è stato fatto perché il servizio viene affidato dal Comune ogni tot anni e solo ogni tot di anni può essere riorganizzato, quindi è chiaro che la Leonia non lo ha potuto riorganizzare perché era in chiusura del suo appalto. Certo, quando ci si affida solo per sei mesi ad un operatore nuovo – com’è successo a Reggio – quell’operatore nuovo non potrà mai fare tutti quegli investimenti che sarebbero necessari a un’efficace sistema di raccolta differenziata».
Un operatore con contratto di sei mesi, sembra una soluzione tampone
«Non è certo con affidamenti semestrali che si può pensare di avere un servizio all’altezza. È come nel caso di un acquedotto o un’autostrada, non si può affidare il servizio per sei mesi, ma ci vuole il tempo necessario per approntare il sistema. I servizi pubblici locali hanno bisogno di una pianificazione lungimirante proprio perché gli investimenti fruttuosi necessitano di prospettiva temporale. Ci sono una serie di cose che vanno fatte in un tempo congruo».
Quello che la città non si spiega è perché il Comune, piuttosto che puntare su una società di cui detiene il 51%, si sia affidata a un privato.
«Questo andrebbe chiesto al Comune. C’è sicuramente un paradosso. Chiunque passi da via vecchia provinciale, ad Archi, al deposito della Leonia vedrà tutto il parco mezzi Leonia concentrato lì. Ce ne sono alcuni nuovi, alcuni meno nuovi sono circa cinquanta mezzi. Tutti questi automezzi – che sono per il 51% proprietà del Comune di Reggio Calabria e per il 49 % di un privato – sono lì fermi e non sappiamo per quanto tempo lo saranno, mentre un privato ha dovuto comprarsene di nuovi per effettuare lo stesso servizio. Sicuramente non è il miglior uso possibile delle risorse pubbliche».
L’affidamento diretto ad Avr è stata una doccia fredda per tutti, ma in questi mesi c’è stata qualche forma di interlocuzione con il Comune?
«Sì un’interlocuzione c’è stata. Noi però chiedevamo che l’affidamento ad un nuovo soggetto avvenisse nei tempi regolamentari di gara d’appalto, cioè circa quattro mesi, che ci avrebbero permesso anche di fare un passaggio di consegne che non danneggiasse la società. Io stesso proposi al Comune di fare una gara nel marzo scorso, subito dopo l’interdittiva. Questo perché avere quattro mesi per organizzarci, per vendere i beni, per disdettare i contratti non avrebbe causato danno, mentre farlo in quindici giorni – come dimostrano quei mezzi lì fermi – potrà determinare un danno, che noi non ci auguriamo – ma potrebbe esserci. Ed è un peccato perché sono soldi pubblici, in questo momento sarebbe un peccato sprecarli».
Leonia ha fatto un doppio ricorso contro l’affidamento ad Avr, di fronte al Tribunale delle imprese e al Tar. Com’è maturata questa decisione e cosa si spera di ottenere?
«Il cda della Leonia ne ha discusso e in modo molto responsabile tutto il consiglio di amministrazione ha deciso all’unanimità di ricorrere contro questa decisione. Bisogna ricordare che due dei tre componenti sono dipendenti comunali nominati dall’amministrazione e anche loro hanno deciso di contrastare l’affidamento perché – fra le tante ragioni – si sarebbe potuto ottenere lo stesso risultato senza far danni. Invece ci sono grossissimi rischi che i danni avvengano».
Cosa intende per danni?
«Danni vuol dire tenere dei mezzi, delle strutture ferme. Vuol dire dare disdetta dei contratti come quello per l’affitto degli uffici, che richiede sei mesi di preavviso. Vuol dire pagare il leasing o l’ammortamento di un mezzo che non stai utilizzando, fin quando non riesci a venderlo. Ma vuol dire anche rischiare di perdere beni. Ad esempio, la notte precedente il passaggio di consegne ci è stato rubato un automezzo perché, probabilmente, qualcuno pensava che, con un passaggio così veloce, nessuno sarebbe riuscito a presidiare i mezzi della società. Oggi la Leonia non ha nessun dipendente, tutti i lavoratori sono passati al nuovo operatore, quindi nelle sedi non c’è nessuno. Io ho fatto istituire immediatamente un servizio di sorveglianza sui beni della società. In ogni caso, un passaggio di consegne così rapido è problematico per una società».
Elementi che rendono ancor meno comprensibile una decisione del genere agli occhi della città…
«Io sono stato chiamato qui dal prefetto Panico e dai custodi nominati dalla magistratura per riorganizzare l’azienda e risanarla. Eravamo sulla buona strada, ma se il Comune ritiene di fare una cosa diversa, libero di farla. Non c’è in questo nessuna amarezza da parte mia. C’è stupore perché non lo capisco e ho timore che possa provocare dei danni. Si tratta semplicemente dello scrupolo del buon amministratore».
La cosa che più stupisce è che a cambiare idea siano stato gli stessi che l’hanno chiamata…
«Bisogna ricordare che sono cambiati due dei tre commissari che mi aveva
no chiamato, quindi è possibile che i nuovi abbiano delle idee diverse o che abbiano delle direttive diverse. Comunque voglio chiarire una cosa, se la Leonia ha deciso di avversare l’affidamento ad Avr nelle aule di giustizia, sul campo non abbiamo fatto nulla per ostacolarli, anzi, ho incontrato il loro amministratore delegato e per quanto possibile mi sono messo a disposizione, insieme abbiamo incontrato in assemblea tutti i lavoratori e ho chiesto loro di collaborare con questa riorganizzazione. Il motivo ovviamente è che altrimenti a rimetterci sarebbero stati solo i cittadini che usufruiscono del servizio».
Facendo un bilancio della sua parentesi reggina, quali sono le principali difficoltà che ha incontrato?
«Sicuramente, una delle principali è stata avere a che fare con la finanza del Comune di Reggio Calabria, che versava e versa in condizioni molto critiche, dunque non si ha mai la certezza di nulla. Questo è uno dei punti più critici perché non poter mantenere la parola data perché magari non arrivano dei pagamenti o dei fondi è una cosa defatigante e la considero molto poco professionale. Una delle maggiori difficoltà è stata proprio l’incapacità del Comune di Reggio Calabria di programmare pagamenti seri con tutti i suoi interlocutori. E questo non riguarda solo noi».
Un problema che immagino abbia frenato anche un maggiore e più concreto impegno sulla raccolta differenziata.
«Quello che ha frenato la raccolta differenziata è stato fondamentalmente la mancanza di prospettiva. I servizi pubblici si possono realizzare con qualità solo programmandoli in maniera lungimirante. Se non hai prospettiva non puoi essere lungimirante e non puoi avere dei buoni servizi pubblici. È importante che il Comune faccia programmazione e controllo, quindi i servizi di raccolta differenziata devono e dovranno essere programmati dal Comune e non progettati, com’è stato e come è ancora in questo affidamento ad Avr, da chi il servizio lo deve fare. Programmare un servizio non vuol dire solo contattare un professionista, ma anche concertarlo con il territorio per capire se i sistemi ipotizzati sono effettivamente adottabili. Laddove sono lasciati all’appaltatore, è chiaro che il privato farà il servizio come più gli conviene».
Considerando tutto quello che è successo in questi pochi mesi, se Lei tornasse indietro accetterebbe l’incarico alla Leonia?
«Le rispondo con un sospiro. Sì, per tutto l’entusiasmo con cui mi fu chiesto e per le aspettative che avevamo su questa fase della vita della città e perché penso sempre che le cose possano andare in un modo diverso. Sì, per le speranze che c’erano in quella richiesta di costruire un sistema che poi fosse all’altezza di quello che i cittadini di Reggio Calabria meritano».
Questo sospiro sottintende anche un no?
«Certo non possiamo dirci soddisfatti di questa esperienza, non mi soddisfa quello che ho potuto fare per la città di Reggio Calabria perché avrei voluto fare molto, molto di più».