Le compagnie: basta con il teatro-bancomat
COSENZA Il teatro calabrese, tutto il teatro, risponde alla legge regionale che destina appena 200mila euro alle compagnie per tutto il 2014. Una cifra che ai registi, attori, rappresentanti delle re…

COSENZA Il teatro calabrese, tutto il teatro, risponde alla legge regionale che destina appena 200mila euro alle compagnie per tutto il 2014. Una cifra che ai registi, attori, rappresentanti delle residenze teatrali appare non solo insufficiente, ma perfino oltraggiosa. Si potrebbe obiettare che dopotutto duecentomila euro sono pur sempre denaro, ma i conti il mondo del teatro li sa fare bene, soprattutto in forma di credito, e quindi in un affollato Acquario l’attacco all’assessore Caligiuri è severo. Intanto si smonta l’affermazione abusata e ridicola secondo la quale con la cultura non si mangia, convinzione cui pare aderiscano quelli che comandano alla Regione. Poi si svela il perverso meccanismo che consente a Caligiuri di affermare che mai come prima questa amministrazione regionale ha speso per il teatro. Tutti i presenti spiegano che in realtà le compagnie teatrali calabresi sono diventate una sorta di bancomat per la Regione. Loro partecipano ai bandi per attingere ai fondi europei che poi giungono alla Regione che deve impiegarli. Alla fine le somme erogate sono esattamente quelle che se non utilizzate tornerebbero indietro, mentre manca del tutto una idea culturale, una progettualità capace di fondarsi su un investimento mirato sostenuto da risorse di spesa corrente. Ed è qui il nocciolo della questione che dura da un pezzo, tra la distrazione della Regione, ma pure di Province e Comuni, con un assessore alla Cultura, Mario Caligiuri che in ogni incontro avuto con le compagnie teatrali ha sempre “detto sì”, senza mai tradurre questa affermazione in un impegno vero, mentre inaspettatamente le risorse si trovano per il teatro Politeama che al momento pare una «scatola vuota». Ma il mondo del teatro non grida solo contro chi governa la Calabria, ma anche contro chi a quel governo dovrebbe fare opposizione in Consiglio e nella società. Una assenza, quella dei consiglieri regionali di minoranza – fatto salvo il citato impegno di Mimmo Talarico – che consente a Caligiuri di dettare le linee della cultura regionale senza una voce contraria. E il risultato di questa legge che mette in conto una somma largamente insufficiente non è solo quello di impoverire ulteriormente un universo di competenze e valore già allo stremo, ma pure di bruciare il futuro di quanti nel mondo del teatro vorrebbero trovare una affermazione professionale. Questa volta tuttavia il mondo della cultura probabilmente andrà oltre la manifestazione pubblica di un allarme per il destino del teatro nella regione, ma si organizzerà per manifestare con potenza la sua volontà di resistere e non morire.