Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 9:05
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Aiello incontrò i due boss ma non ci fu voto di scambio

La condotta del senatore Piero Aiello non ha rilievi penali, anche se appare criticabile «quanto meno sotto il profilo etico, che taluno si proponga di assumere una carica rappresentativa politico  i…

Pubblicato il: 11/01/2014 – 12:19
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Aiello incontrò i due boss ma non ci fu voto di scambio

La condotta del senatore Piero Aiello non ha rilievi penali, anche se appare criticabile «quanto meno sotto il profilo etico, che taluno si proponga di assumere una carica rappresentativa politico  istituzionale senza minimamente preoccuparsi di coloro ai quali chiede sostegno elettorale». È quanto scrive il Tribunale del Riesame di Catanzaro nel provvedimento con cui ha rigettato il ricorso presentato dalla Dda del capoluogo contro la decisione del gip che, nel luglio scorso, aveva respinto la richiesta di arresto per il parlamentare del centrodestra nell`ambito dell`operazione “Perseo”. Per i giudici Aiello, difeso dall`avvocato Nunzio Riamondi, avrebbe effettivamente incontrato prima delle Regionali del 2010 i due esponenti della `ndrangheta lametina, Giuseppe Giampà e Saverio Cappello ora collaboratori di giustizia, ma non «avrebbe effettuato alcuna offerta o promessa di utilità economiche in cambio di voti».
Il centro della vicenda giudiziaria che coinvolge il senatore è l’incontro che sarebbe avvenuto nello studio dell’avvocato Giovanni Scaramuzzino pochi mesi prima della tornata elettorale per il rinnovo del consiglio regionale. Il boss Giuseppe Giampà ha sostenuto davanti agli inquirenti: «Incontrai Aiello nell`ufficio di Giovanni Scaramuzzino prima delle regionali ed egli mi chiese di appoggiarlo, dicendo che, qualora fosse stato eletto, avrebbe procurato a me e Maurizio Molinaro lavori all`ospedale di Lamezia Terme». Praticamente sovrapponibile la versione resa da Cappello. Con un`unica differenza, se per Giampà, infatti, il politico avrebbe detto di essere pronto «a mettersi a disposizione» in caso di elezione, nella versione del pentito Cappello fu invece l`avvocato Scaramuzzino, in separata sede, a dire che in caso di aiuto ad Aiello, questi sarebbe stato disponibile a ricompensare gli uomini del clan. Una discordanza che secondo il gip non dimostra che Aiello «sia stato effettivamente consapevole di partecipare a una riunione con importanti esponenti di vertice di una delle più pericolose organizzazioni di `ndrangheta calabrese».
Una tesi che il Tribunale del Riesame ha ritenuto di condividere. Secondo quanto si legge nel dispositivo del collegio, l`unico «dominus della vicenda» sarebbe stato l`avvocato Scaramuzzino, «avendo egli dapprima organizzato presso il suo studio legale e quindi gestito in prima persona (a detta di entrambi i collaboratori era stato praticamente l`unico a parlare) l`incontro tra i malavitosi (ai quali era saldamente legato) e il candidato alle elezioni regionali (amico di suo padre)». Per i giudici «prima della riunione Aiello e i due pentiti non si conoscevano affatto, di talché Aiello ben poteva ignorare la reale personalità delinquenziale dei suoi interlocutori (ove non ne fosse stato previamente informato dallo Scaramuzzino, circostanza da ritenersi, alla luce di quanto sinora evidenziato, tutt`altro che probabile)». In pratica, «non risulta che Aiello sia conoscitore della realtà criminale di Lamezia Terme e degli equilibri `ndranghetistici lametini se non per quanto eventualmente evincibile dai mezzi di comunicazione».
Le dodici pagine di motivazioni del Tribunale sono adesso allo studio dei magistrati della Dda catanzarese che stanno valutando se proporre un ultimo ricorso. (0080)

Argomenti
Categorie collegate

x

x