Talarico sbaglia, 30 consiglieri bastano e avanzano
Comprendo bene che il tema è quello che facilmente si presta a strumentalizzazioni o – ancor peggio nell’ipotesi di una critica esplicita – che quest’ultima possa essere definita come antipolitica o…

Comprendo bene che il tema è quello che facilmente si presta a strumentalizzazioni o – ancor peggio nell’ipotesi di una critica esplicita – che quest’ultima possa essere definita come antipolitica o qualunquismo; appare dunque necessaria una semplice premessa, nessuna antipolitica, né qualunquismo facile e di bassa lega, ma solo considerazioni mosse da concretezza, numeri e adeguata consapevolezza del momento e delle necessità. Il presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico, nella sua conferenza stampa di inizio anno, ha osservato che trenta consiglieri regionali per la Calabria sarebbero pochi e che nell’ipotesi in cui questo dovesse accadere saremmo in presenza di un ennesimo vulnus della rappresentanza politica; naturalmente è una tesi che rispetto in ragione del fatto che proviene da un autorevole esponente delle istituzioni calabresi, detto questo però non posso non evidenziare come si tratti di un’osservazione priva di riferimenti alla realtà, poco aderente al momento e alle necessità della Calabria, lontana da una sincera disamina del concetto di rappresentanza politica in questa regione.
Cinquanta consiglieri regionali sono stati e sono una vera enormità, la Calabria non è né territorialmente né per numero di abitanti un contesto che richieda un cosi alto numero di rappresentanti e un’istituzione – come il consiglio regionale – con costi certamente oggetto di riduzione ma ancora troppo alti e poco giustificabili.
La riduzione del numero dei consiglieri regionali è prevista da una legge fondata peraltro su un preciso automatismo numerico, meno di due milioni di abitanti e 30 consiglieri; contestare le rilevazioni statistiche solo al fine di garantire 10 posti da consigliere regionale in più francamente è qualcosa di inimmaginabile, la sensazione che ne deriva non è quella relativa alla tutela del nobile e alto concetto della rappresentanza politica dei territori ma quella di un ceto politico che in qualche modo vuole limitare i danni di una profonda e seria razionalizzazione del numero e dei costi del personale politico che – peraltro – in Italia ha numeri spaventosi e imparagonabili a quelli delle altre e ben più grandi democrazie occidentali.
È necessario un surplus di responsabilità, avrei apprezzato – per esempio – non la contestazione della riduzione ma una matura presa di posizione del consiglio regionale come ad esempio un semplice calcolo matematico dei risparmi ottenuti e la scelta di destinare le risorse disponibili al finanziamento di iniziative di sviluppo.
Qualche idea? Pensare ad esempio ad un sostegno al credito – libero dai vincoli di Basilea – per iniziative imprenditoriali condotte da giovani oppure, diversamente da quanto accaduto sinora, prevedere nel bilancio regionale – che è cosa ben diversa dai fondi comunitari – risorse dedicate per quell’agricoltura calabrese che ha fornito a questa regione dati positivi pur in un momento di profonda e drammatica crisi.
I Comuni calabresi sono chiamati a fornire i dati in loro possesso per la popolazione residente al fine di smentire il dato certificato dal censimento? Lascino perdere e impegnino il tempo necessario – per esempio – nel velocizzare i passaggi burocratici o nel creare e far funzionare gli sportelli per le attività produttive.
Francamente mi sarei aspettato dalle forze politiche una netta contrarietà rispetto a questa proposta che sa di provocazione; d’altro canto sembra proprio una provocazione perché non ho visto né sentito in Calabria proteste per l’annunciata riduzione dei componenti del consiglio regionale, non si ha notizia di barricate in difesa della rappresentanza politica.
Diciamola tutta e fino in fondo, in Calabria non abbiamo certo bisogno di dieci consiglieri regionali in più, ne bastano 30 e che siano buoni. (0040)
* Presidente Confagricoltura Calabria