ARSENALE | Anche Lupi lo smentisce…
Non c’è bisogno di attendere il responso dei legali attivati dal governatore per sapere che Peppe Scopelliti non querelerà il Corriere della Calabria e il suo direttore per avere scritto… la verità…

Non c’è bisogno di attendere il responso dei legali attivati dal governatore per sapere che Peppe Scopelliti non querelerà il Corriere della Calabria e il suo direttore per avere scritto… la verità. Cioè che lui sapeva, almeno dal nove gennaio scorso, che il porto di Gioia Tauro era stato individuato come sito utile per lo smaltimento delle armi chimiche sequestrate ai siriani.
Oddio, Scopelliti non ha mai pronunciato in conferenza stampa, rispondendo alla domanda prontamente offertagli dalla cronista di turno, né il nome della testata né quello del suo direttore. Fa sempre così lui: resta nel vago, non fa nomi. Ma si dà il caso che siamo stati noi, ancora una volta in splendida solitudine, a scrivere quello che anche altri sapevano.
E siamo anche stati prudenti perché abbiamo voluto restare coerenti con la documentazione che abbiamo in mano, altrimenti potevamo sostenere che già da dicembre Scopelliti sapeva e… taceva. Diciamo che il 9 gennaio lo ha saputo riservatamente ma ufficialmente perché a quella data il ministro Lupi, sissignore il ministro Lupi e non Letta o Bonino, aveva già indicato il porto di Gioia Tauro, per come con onestà e franchezza rivendica lo stesso Lupi sul suo sito e nella sua intervista rilasciata a Uno Mattina.
Fino a quella data, altrettanto certamente, Scopelliti sapeva che Gioia Tauro era tra i porti presi in considerazione, lo rivelava, il sette gennaio scorso, il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci in un articolo apparso su l’Unione Sarda. Indicava persino le fonti che lo avevano allertato. «E` vergognoso – tuonava Cappellacci – che ogni volta che c`è da gestire un carico scomodo l`Esecutivo nazionale, forse incoraggiato in questo senso anche da qualche grigio burocrate, pensi sempre come prima scelta ad un`isola come la nostra, che è un gioiello da preservare. Non è certo questa l`attenzione che i sardi chiedono allo Stato centrale, dal quale ancora aspettiamo riscontri su questioni urgenti sulle quali più volte abbiamo chiesto che chi governa a Roma battesse un colpo. Non è da sottovalutare anche il danno di immagine che potrebbe derivare ad un`isola che sta lavorando per sviluppare le potenzialità nel settore turistico».
Cappellacci precisava di essere stato allertato da «fonti europee, a margine del vertice di Bruxelles del dicembre scorso». Tali fonti, poi rivelatesi preziose, precisavano anche che la scelta cadeva su Cagliari, Brindisi o Gioia Tauro perché si era deciso per un «porto civile e non militare».
Adesso che la frittata è fatta, Scopelliti si sveglia dal torpore e passa da un eccesso di “ignoranza” (nel senso che non sapeva nulla fin quando il collega dell’Agi non gli ha rivolto la fatidica domanda) ad un eccesso di rivolta, paventando il rischio di una «guerra civile».
Forse farebbe meglio, visto che ha la delega al porto ed al retroporto di Gioia Tauro, a chiedere lumi al ministro Lupi sulle dichiarazioni da questi rilasciate in mattinata e che per comodità può trovare anche sul sito personale del ministro. Lupi, infatti, sostiene: «Smaltire le armi chimiche un tempo usate da Assad in Siria a Gioia Tauro? Dovremmo esserne orgogliosi perché questo porto è un’eccellenza italiana che gestisce praticamente ogni giorno prodotti chimici di questo tipo. Le sostanze contenute nelle ex armi della Siria posso essere smaltite a Gioia Tauro e abbiamo individuato questo porto perché è un’eccellenza italiana che solo nel 2013 ha trattato 29.800 tonnellate di prodotti chimici pericolosi come questo».
Prosegue Lupi: «Le sostanze siriane sono al massimo 500/600 tonnellate. Cosa facciamo, chiudiamo il porto anche tutto il resto dell’anno? La sicurezza sarà garantita anche perché i rischi sono quelli di ogni giorno per un porto attrezzato a questo tipo di attività. Sono rimasto davvero stupito dalle reazioni. Chiameremo e coinvolgeremo i sindaci del territorio interessato».
Bene, Gioia Tauro è un porto che presenta impareggiabili “eccellenze”? Ed allora perché “premiarlo” solo con l’invio delle armi siriane? Perché poi penalizzarlo nella sua crescita, lasciarlo isolato dall’Europa, imporgli nuovi tagli nei finanziamenti alle autorità portuali, impedirgli di allargarsi alla cantieristica? O queste “eccellenze” riguardano solo lo spostamento di rifiuti tossici o, peggio, di composti chimici altamente pericolosi? E non ha curiosità Scopelliti di sapere in cosa consistano le «30mila tonnellate di prodotti chimici pericolosi» che negli ultimi dodici mesi, secondo l’autorevole parola del ministro Lupi, sono transitati per Gioia Tauro?
Forse è meglio che, visto il suo ignorare tutto quel che accade a Gioia Tauro, Scopelliti si faccia da parte e lasci il campo a Lupi perché gestisca direttamente il futuro del porto di Gioia Tauro confrontandosi con i sindaci, i sindacati e l’autorità portuale.
In ogni caso, invece di preoccuparsi, tentando di intimidirla in ogni modo, di quel pezzettino di informazione che ancora sfugge al suo controllo, il governatore farebbe meglio a spendersi su queste cose. E se poi gli sta tanto a cuore la «reputazione delle istituzioni calabresi», eviti di farle finire sulle prime pagine dei giornali per le pessime performance che la sua amministrazione regala quotidianamente. Appena oggi la Regione Calabria ne ha incassato altre due: sul Sole 24 Ore per essere la regione ultima in Italia nei livelli essenziali di assistenza medica. Sul Corriere della Sera per la montagna di soldi spesa in tipografia per stampare un Burc che dovrebbe essere da anni in formato elettronico. (0030)