ARSENALE | «Armi in cambio della Zes? Siamo al Medioevo»
REGGIO CALABRIA «No al baratto tra l’uso del porto di Gioia Tauro per il trasbordo delle armi chimiche siriane e la concessione della Zes. Lo scambio appartiene ai popoli medievali». Il presidente de…

REGGIO CALABRIA «No al baratto tra l’uso del porto di Gioia Tauro per il trasbordo delle armi chimiche siriane e la concessione della Zes. Lo scambio appartiene ai popoli medievali». Il presidente della Provincia di Reggio, Peppe Raffa, interviene così sulla questione che interessa lo scalo calabrese. «E noi che siamo una classe politica evoluta, abbiamo il dovere di non tacere su una situazione di grande rischio per le nostre popolazioni e resistere cosi a promesse e false lusinghe. Il governo ha deciso e la classe politica regionale ha obbedito senza battere ciglio». Secondo Raffa, la riunione di ieri a Roma «ha confermato la subalternità della Calabria alle logiche partito centriche romane».
Il presidente della Provincia ribadisce il “no” all’uso del porto di Gioia Tauro per l’operazione di trasbordo delle armi, proprio perché la decisione del governo Letta «ha leso un diritto fondamentale: la dignità dei cittadini e quella delle istituzioni territoriali. E noi, assolutamente, non intendiamo abbassare la testa».
Ci sono anche delle zone d`ombra: qualcuno forse era stato informato in anticipo dell`arrivo del materiale siriano: «Se qualcuno sapeva e non ha parlato – continua Raffa –, omettendo così di condividere il problema con i cittadini, adesso dovrà assumersi le proprie responsabilità», altrimenti il rischio è di tradire «la volontà popolare». Quello stesso tradimento «che viene messo in atto ogni qualvolta la leadership politica in Calabria usa un linguaggio mentre a Roma diventa subalterna di un potere centrale che, nonostante i 150 anni dall’Unità nazionale, continua a considerarci sudditi e non cittadini». Se il porto calabrese è un`eccellenza italiana, deve esserlo sempre: «Mi sarei aspettato – conclude il presidente reggino – che sulla demolizione della “Concordia” qualcuno si fosse ricordato di Gioia Tauro. Ciò avrebbe rappresentato una grossa occasione per sfamare tantissime famiglie piegate dal bisogno, per togliere dalla Cassa Integrazione molte delle nostre maestranze». (0040)