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Rapporti con Lo Giudice, indagato Mollace

La Procura di Catanzaro non intende darne conferma ufficiale, ma uno stralcio dell’inchiesta che ha preso le mosse dal memoriale di Nino Lo Giudice e dal processo per le bombe contro la Procura gener…

Pubblicato il: 23/01/2014 – 16:03
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Rapporti con Lo Giudice, indagato Mollace

La Procura di Catanzaro non intende darne conferma ufficiale, ma uno stralcio dell’inchiesta che ha preso le mosse dal memoriale di Nino Lo Giudice e dal processo per le bombe contro la Procura generale di Reggio Calabria  ha portato alla iscrizione nel registro degli indagati di Francesco Mollace,  fino al dicembre scorso sostituto procuratore generale a Reggio Calabria ed attualmente in servizio presso la Procura Generale di Roma, dove il Csm lo ha trasferito accogliendo la sua stessa richiesta.
Il reato ipotizzato sarebbe quello di corruzione in atti giudiziari per via dei rapporti intrattenuti con Luciano Lo Giudice, fratello di Nino, il controverso pentito recentemente tornato in carcere dopo una fuga di alcuni mesi durante la quale ha anche cercato di ritrattare le precedenti dichiarazioni accusatorie contro i magistrati reggini.
«Non ne so nulla, non ho mai ricevuto alcun avviso e in ogni caso non avrei nulla da commentare. Ho troppo rispetto della magistratura e del lavoro dei colleghi». È sorpreso il procuratore generale Francesco Mollace che ha saputo dai cronisti dell’inchiesta a suo carico, i cui dettagli, peraltro, sono emersi ieri nel corso del processo sulle bombe che nel 2010 hanno terrorizzato Reggio Calabria, di cui sono accusati  Vincenzo Puntorieri, Antonio Cortese e Luciano Lo Giudice. Stando a quanto filtra dalla Procura di Catanzaro, non ci sarebbe nessun elemento nuovo alla base dell’indagine, ma solo alcuni “approfondimenti” dei presunti contatti fra Luciano e il pg Mollace già emersi in passato. Il nome del magistrato – che come Lo Giudice custodiva la propria barca presso il cantiere nautico di Spanò – era emerso infatti nel corso di un colloquio in carcere fra Lo Giudice e  il suo legale dell’epoca, Giovanni Pellicanò –  cui Luciano avrebbe ripetutamente chiesto di contattare Mollace, all’epoca in via di trasferimento dalla Dda  reggina alla procura generale. Un incontro che non ci sarà mai – spiegherà in seguito l’avvocato – ma su cui il legale mentirà a Luciano, «perché – ha detto interrogato dai magistrati – era l’unico modo per farlo stare tranquillo». Una bugia che già nel 2011 avrebbe portato la Procura di Catanzaro ad avviare un’indagine e  iscrivere Mollace nel registro degli indagati, nonostante il magistrato in quegli anni non avesse mai gestito procedimenti penali riguardati la famiglia.
Come più volte fatto in passato, lo stesso Luciano Lo Giudice anche ieri – dopo aver chiesto e ottenuto di rendere spontanee dichiarazioni – ha chiarito «ho sempre avuto rapporti normali con Mollace e Cisterna. Li ho conosciuti per l’amore per le barche, avevamo tutti e tre la barca e la tenevamo in un cantiere nautico a Reggio di cui è titolare Nino Spanò». Ma soprattutto – si fa scappare Luciano –  «io mi faccio la galera per difendere i magistrati», un riferimento velato ai presunti veleni che hanno inquinato la Procura reggina, denunciati invece in maniera esplicita dal fratello, l’ex collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice, quando pentito di essersi pentito, si è dato alla latitanza lasciando dietro di sé due scottanti memoriali con cui ha accusato i magistrati che all’epoca lo gestivano di averne drogato la collaborazione, oportandolo ad “accusare innocenti”. (0080)

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