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Omicidio Ciriaco, potrebbero esserci altri indagati

A quasi dodici anni di distanza l`omicidio dell`avvocato lametino Torquato Ciriaco, avvenuto l`1 marzo del 2002, potrebbe portare a nuovi clamorosi sviluppi. Nell`avviso di conclusione delle indagini…

Pubblicato il: 23/01/2014 – 17:29
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Omicidio Ciriaco, potrebbero esserci altri indagati

A quasi dodici anni di distanza l`omicidio dell`avvocato lametino Torquato Ciriaco, avvenuto l`1 marzo del 2002, potrebbe portare a nuovi clamorosi sviluppi. Nell`avviso di conclusione delle indagini, notificato a Tommaso Anello, Giuseppe e Vincenzino Fruci, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e il sostituto Elio Romano sottolineano il coinvolgimento di altre persone «la cui posizione è al vaglio degli inquirenti».
Mentre si attende di conoscere l`esito degli accertamenti, emerge il ruolo avuto da altri due soggetti. Si tratta di Francesco Michienzi, ex affiliato alla cosca Anello poi passato con il clan Giampà e ora collaboratore di giustizia, e di Santo Panzarella il giovane di 29 anni di cui si sono perse le tracce nel luglio del 2002 e che, proprio secondo Michienzi, sarebbe stato ucciso per la relazione pericolosa allacciata con la moglie di un boss. I due avrebbero partecipato, secondo quanto si legge nell`avviso di conclusione delle indagini, ai sopralluoghi e agli appostamenti finalizzati «al controllo e al monitoraggio delle abitudini e degli spostamenti della vittima». Michienzi e Panzarella, inoltre, avrebbero partecipato «alla fase di occultamento e successiva distruzione degli indumenti utilizzati dagli esecutori materiali dell`omicidio».

LA DINAMICA DELL`AGGUATO Nella ricostruzione degli inquirenti l`avvocato Torquato Ciriaco sarebbe stato ucciso con un fucile a canne mozze caricato a pallettoni. L`auto con a bordo i sicari avrebbe affiancato la Ford Ranger con cui il legale stava facendo rientro nella propria abitazione. Un primo colpo esploso con le vetture in movimento avrebbe raggiunto Ciriaco alla spalla sinistra. La sua auto sarebbe così andata a sbattere contro una vettura parcheggiata. Il killer a quel punto l`avrebbe raggiunto e ucciso con un ultimo colpo alla testa.

IL MOVENTE L`omicidio venne deciso dalla cosca Anello «all`epoca dei fatti alleata con i Torcasio e avente il predominio nelle zone di Curinga, Acconia, Francavilla Angitola e Filadelfia, nell`ottica del controllo del territorio e dell`affermazione di supremazia sullo stesso anche e soprattutto attraverso l`acquisizione del controllo estorsivo su attività economiche produttive redditizie». Gli indagati avrebbero partecipato «a più riunioni, avvenute presso il pescheto dei fratelli Fruci, in cui venne programmata e organizzata l`azione omicidiaria».
L`avvocato Ciriaco avrebbe pagato con la vita «il suo interessamento professionale, per nome e per conto di Salvatore Mazzei (proprietario della cava di Sant`Eufemia, ndr) del complesso aziendale della ditta Edil Lorusso, oggetto di una procedura concorsuale, della relativa cava per estrazione inerti in località Manca di Curinga, situata in prossimità dell`impianto di frantumazione su un terreno della famiglia Bevilacqua con cui i Lorusso avevano stipulato un contratto di affitto, nonché all`acquisto della predetta area territoriale della famiglia Bevilacqua, strettamente funzionale per l`accesso al limitrofo terreno della curia vescovile, in cui bisognava necessariamente allargare lo sfruttamento estrattivo, in quanto la cava di località Manca si era ormai esaurita». Gli Anello, secondo la Dda, avrebbero voluto che questi beni e terreni finissero nella mani di un imprenditore ritenuto, dagli uomini del clan, più «incline al pagamento di una tangente estorsiva».

IL COLLABORATORE Francesco Michienzi aveva iniziato a parlare del delitto Ciriaco già nel 2006. Il 15 settembre del 2006 aveva fatto mettere a verbale l`interesse del boss Rocco Anello per l`avvocato lametino. Insieme a Fruci e «Santino», ha raccontato il collaboratore, andavamo sempre nella strada di Cortale, più avanti dove abbiamo (?) diciamo, e ci fermavamo al ciglio della strada e guardavamo… guardava con il binocolo il casino, va! La casa… ha un grosso castello antico, diciamo in una vallata e dicevano: “Il bastardo è pieno di soldi. Ha alberi… ha piantato tutte le piante giovani” queste cose qua. E loro mi dicevano che andavamo là per guardare a rubare un trattore e io gli dicevo: “Allora mi scendi qua che mi faccio una passeggiata, lo metto in moto e me ne vengo”. Però non mi hanno mai lasciato andare a prendere il trattore». (0080)

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