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«La Regione non può scaricarci»

LAMEZIA TERME «Sembra un’evoluzione contraddittoria e paradossale quella di noi ex stagisti: selezionati con bando di selezione pubblica (legge regionale 8/2007), inseriti organicamente nella quotidi…

Pubblicato il: 26/01/2014 – 12:55
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«La Regione non può scaricarci»

LAMEZIA TERME «Sembra un’evoluzione contraddittoria e paradossale quella di noi ex stagisti: selezionati con bando di selezione pubblica (legge regionale 8/2007), inseriti organicamente nella quotidiana attività amministrativa di vari enti locali con reiterati contratti di collaborazione, considerati utili e necessari dagli enti utilizzatori, posti in una successiva situazione di standby e poi scaricati, ad incominciare da quella stessa Regione che ci aveva considerati, beffardamente, eccellenze». Lo afferma, in una nota, il Comitato spontaneo di lavoratori ex articolo 14 della legge regionale 8/2010. Il Comitato spontaneo degli ex stagisti «non intende dar adito a sterili polemiche o fomentare speculazioni politiche e gogne mediatiche per come accaduto in passato, ma vuole guardare con lucidità al presente per fare in modo che, anche per noi, vengano costruite meritate prospettive di stabilità. Per questo chiediamo di non essere esclusi dalle procedure di superamento del precariato della pubblica amministrazione, responsabilmente avviate dalla Regione Calabria, incominciando, pertanto, dal nostro inserimento nei costituendi elenchi regionali dei precari previsti dalla legge regionale 1/2014. Nei giorni scorsi, infatti, alle nostre richieste di chiarimenti ad esponenti politici e tecnici del dipartimento Lavoro della Regione, ci è stata palesemente e inspiegabilmente comunicata la nostra esclusione da tali procedure, adducendo motivazioni assai insensate. Ricordiamo, infatti, che è la stessa Regione Calabria, con D.G. 160/2013 ad inserirci nel “bacino di precariato consolidato”. Rammentiamo che è la stessa Regione ad inserirci nelle disposizioni in materia di lavoro e personale della legge regionale 8/2010 all’articolo 14. Per quale motivo, dunque, escluderci dalle procedure di cui alla legge regionale 1/2014?».
«Forse – è scritto ancora nella nota – il nostro peso politico e sindacale non è forte come quello delle altre categorie di lavoratori? Non vogliamo usurpare diritti, né metterci in competizione con gli altri precari del lavoro pubblico, viviamo tutti un’eguale condizione di disagio e vogliamo tutti concorrere all’innalzamento della qualità del lavoro nella e della pubblica amministrazione. Ma rivendichiamo un`estensione delle tutele e un trattamento non discriminatorio. Chiediamo alla Regione di non scaricarci come se non fossimo mai esistiti, o come se fossimo un ingombro ereditato di cui sbarazzarsi in fretta. Chiediamo alla Regione di pianificare una strategia organica e complessiva di assorbimento del precariato da cui noi non possiamo essere esclusi, perché formalmente, nominalmente e concretamente siamo dei precari. Con senso di responsabilità, non chiediamo tutto e subito, ma pretendiamo di essere inseriti in un processo sì graduale, ma certo, neutrale e con percorsi non accidentati di stabilità. Chiediamo che il nostro assorbimento debba essere valutato all’interno del riordino complessivo del sistema delle autonomie locali, guardando anche alla Programmazione 2014/2010, ma con l’adozione di meccanismi di mappatura (del fabbisogno, delle professionalità, delle tipologie di enti, etc) e di assorbimento definiti ed equi. Chiediamo alla Regione di non fomentare divisioni, per come, ad esempio, il requisito della scadenza contrattuale potrebbe generare, perché si rischia il cannibalismo fra lavoratori differenti ma eguali nella precarietà. Chiediamo anche alle organizzazioni sindacali di non abbandonarci, di rappresentarci perché esistono interessi comuni tra tutti quei lavoratori che subiscono la medesima condizione di precarietà, incertezza, svalorizzazione delle professionalità di cui noi ex stagisti siamo una parte. Adiremo per vie legali ed innalzeremo il conflitto, se sarà necessario, ma auspichiamo – vista la situazione generale di crisi occupazionale e sociale – che venga adottato un approccio di apertura, lungimiranza e articolata pianificazione che non ci escluda». (0050)

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