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In tv Abatantuono diventa una vittima di `ndrangheta

MILANO «Per non far fallire la mia azienda sono fallito come uomo», confessa Giancarlo Ferraris, l`imprenditore milanese vittima della `ndrangheta interpretato da Diego Abatantuono nel film tv “L`ass…

Pubblicato il: 28/01/2014 – 17:14
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In tv Abatantuono diventa una vittima di `ndrangheta

MILANO «Per non far fallire la mia azienda sono fallito come uomo», confessa Giancarlo Ferraris, l`imprenditore milanese vittima della `ndrangheta interpretato da Diego Abatantuono nel film tv “L`assalto”, diretto da Ricky Tognazzi, che andrà in onda il 3 febbraio in prima serata su Rai Uno. «Con “L`assalto” Rai Fiction ha voluto affrontare un tema di scottante attualità – ha spiegato il direttore Tinny Andreatta –: quello dell`espansione della criminalità organizzata, in particolare della `ndrangheta, nel Nord del Paese. E l`ha fatto raccontando la crisi di un imprenditore, lacerato tra la paura e la ribellione». «È una storia di denuncia che – ha sottolineato Andreatta, che ha voluto dedicare il film agli imprenditori che hanno denunciato l`ndrangheta – «porta in televisione la grande tradizione del cinema civile». Quella di Ferraris e degli imprenditori che, come lui, si sono affidati all`ndrangheta pensando di poterne sfruttare l`aiuto economico e finendo per caderne vittime, «è una di quelle storie che – ha detto Tognazzi – urlano di essere raccontate». Soprattutto dal punto di vista di uomini di impresa che «vivono il fallimento come un`onta, hanno un forte senso di colpa perché per loro gli operai sono un`estensione della famiglia, provano una vergogna paragonabile a quella delle donne stuprate». Se da una parte questi imprenditori «hanno la presunzione di essere più forti della criminalità», dall`altra – ha aggiunto Monica Zapelli, che ha scritto soggetto e sceneggiatura – «in loro scatta l`anticorpo della vergogna, soprattutto rispetto ai figli». È proprio la figlia di Ferraris, la giovane Federica, laureata in Ingegneria, interpretata da Camilla Sevrino Favro, a far scattare nel padre quel soprassalto di dignità necessario a denunciare i propri aguzzini, la famiglia calabrese Crea, il cui nipote Giovanni De Luca, `ndranghetista di seconda generazione ben integrato al Nord (interpretato da Paolo Mazzarelli), nel frattempo è diventato il suo amante. Tradita dai due uomini della sua vita, Federica non ha dubbi: sceglie di rivolgersi alla polizia per porre fine alla spirale in cui è precipitata l`azienda del padre, che prima ha dovuto licenziare i suoi operai per far posto a quelli irregolari e poi viene costretto a nascondere tonnellate di rifiuti tossici nel cantiere del palazzetto dello sport di cui ha vinto l`appalto grazie alle amicizie mafiose. Se da una parte il personaggio di Abatantuono «è intrappolato in un meccanismo – ha spiegato lo stesso interprete – da cui non riesce a uscire e che fa finta che non sia vero», dall`altro «pensa di controllare la situazione perché gli fa comodo – ha aggiunto Tognazzi –, perché la tentazione del denaro è forte». Per un imprenditore come lui, che denuncia la `ndrangheta, nel film ne vengono presentati altri che scelgono di collaborare con la malavita per trarne profitto, ma anche capocantieri come quello interpretato da Ninni Bruschetta che se ne vanno per non rimanere collusi. L`importante «è sostenere l`imprenditore prima che faccia questa scelta», ha sottolineato Abatantuono, per il quale denunciare è «un imperativo kantiano», ma si domanda «cosa succede dopo». Anche per questa complessità “L`assalto”, secondo il suo protagonista, «è un film per tutti, che tutti devono vedere». Un prodotto anche umanamente stratificato, grazie all`ironia dietro cui Abatantuono cela il dramma doloroso del suo personaggio: «In altri tempi l`avrei fatto fare a Ugo – ha detto Tognazzi, ricordando il celebre padre – un attore viscerale, con una vis sardonica, qualità che lo accomunano a Diego». (0050)

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