L`OMBRA DEL DEFAULT | La Corte dei conti: Reggio dichiari il dissesto
REGGIO CALABRIA «Il quadro complessivo dei rilievi svolti evidenzia, ictu oculi, come le numerose “incongruenze” rilevate costituiscano essenzialmente l’esito della grave situazione finanziaria nella…

REGGIO CALABRIA «Il quadro complessivo dei rilievi svolti evidenzia, ictu oculi, come le numerose “incongruenze” rilevate costituiscano essenzialmente l’esito della grave situazione finanziaria nella quale versa ormai da lungo tempo l’ente reggino, e non certo il frutto di inefficienze o manchevolezze meramente ascrivibili alla responsabilità della commissione straordinaria che da oltre un anno regge il Comune». È L’ombra pesante, insuperabile di un passato ingombrante, non la gestione dei commissari ad aver condannato il Comune di Reggio Calabria al dissesto. Lo scrivono chiaramente i magistrati contabili nella sentenza con cui hanno bocciato senza appello il piano di rientro presentato dai prefetti per tentare di programmare il ripianamento del non ancora definito cratere di bilancio aperto da tempo nelle viscere di Palazzo San Giorgio. E c’è di più. I magistrati contabili non solo sottolineano che alla commissione straordinaria non può che essere dato atto «di aver profuso ogni sforzo, a fronte della grave situazione finanziaria rinvenuta, per tentare di arginare gli esiti negativi della pregressa gestione», ma soprattutto segnalano che «potrebbe forse risultare opportuno che la gestione commissariale si protragga sino alla completa restituzione della casa comunale al principio costituzionale di buon andamento della pubblica amministrazione».
In estrema sintesi, la Corte condanna Reggio alla formalizzazione di un dissesto già esistente nei fatti, assolve e promuove i commissari, ma boccia senza appello la classe politica che ha governato la città fino all’arrivo della Commissione. Per i magistrati sono stati i politici reggini a forgiare un’amministrazione cicala, che ha sperperato negli anni molto più di quanto fosse materialmente sostenibile, condannando la città a un lungo inverno di rigore e austerità che – sembra suggerire la Corte – non sono in grado di gestire. Per questo – scrivono i giudici – dovranno essere dei tecnici a gestire la fase che verrà dopo «l’obbligatoria formalizzazione di un dissesto fattualmente in atto ormai da troppo tempo, la cui esplicita dichiarazione, lungi dal costituire un danno per il Comune, potrebbe consentire al medesimo di utilizzare lo strumento giuridico (l’istituto del dissesto, per l’appunto) più incisivo previsto dal nostro ordinamento per la tutela degli enti locali in decozione». Uno strumento giuridico che secondo la Corte assicurerebbe tutte le tutele del caso tanto ai numerosissimi creditori, come agli «incolpevoli cittadini reggini risultano ormai già ampiamente incisi, sul terreno tributario e tariffario, dai provvedimenti assunti in esecuzione del piano di riequilibrio».
I guai di Reggio – si legge nella sentenza – non derivano dalla dichiarazione di un dissesto presente già nei conti, nelle carte, nei fatti, ma «nella già realizzata situazione sostanziale di decozione, icasticamente descritta nella relazione ispettiva del Mef, nelle numerose delibere di questa Corte, nella relazione della commissione che ha condotto allo scioglimento dell’ente ex art. 143 Tuel e nella consulenza tecnica disposta dalla magistratura penale».
Un dato di fatto ormai assodato, mettono nero su bianco i giudici, cui «occorre dunque, ormai da troppo tempo, porvi adeguato rimedio consentendo all’ente di usufruire delle agevolazioni normative tipiche dell’istituto del dissesto finanziario». (0040)