Clan Iamonte, tutti a processo
REGGIO CALABRIA Solo pochi dei 113 imputati non hanno scelto il rito abbreviato ma per tutti è arrivato il rinvio a giudizio. Si dovranno presentare il prossimo 22 maggio davanti ai giudici del Tribu…

REGGIO CALABRIA Solo pochi dei 113 imputati non hanno scelto il rito abbreviato ma per tutti è arrivato il rinvio a giudizio. Si dovranno presentare il prossimo 22 maggio davanti ai giudici del Tribunale di Reggio Calabria i 28 imputati nel procedimento scaturito dalle operazioni Ada e Sipario, le inchieste che hanno svelato i nomi e i volti degli addentellati politici e imprenditoriali del clan Iamonte a Melito. Fra loro ci sono anche l’ex sindaco Gesualdo Costantino e il suo predecessore Giuseppe Iaria, in passato tre volte sindaco della città.
Per gli inquirenti, i due sono i massimi referenti politici della cosca Iamonte, scelti appositamente dal clan per curarne gli interessi in consiglio comunale e nella distribuzione degli appalti pubblici del Comune di Melito. Anzi «Costantino Gesualdo – scrive il giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza di custodia cautelare – è espressione della cosca Iamonte e l’azione amministrativa che egli, neo sindaco del comune di Melito di Porto Salvo, conduce è risultata essere improntata al clientelismo e tesa a tutelare gli interessi del sodalizio mafioso che, anche in occasione delle consultazione del 2012, ne ha appoggiato la candidatura e favorito l’elezione».
Con il supporto dei politici locali il clan Iamonte – ha svelato l’inchiesta – avrebbe ramazzato commesse e appalti, vinto gare su gare, anche grazie al supporto del responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Melito Porto Salvo, Francesco Maisano e dell’impiegato del medesimo ufficio, Domenico Giuseppe Imbalzano. Grazie a loro, per le imprese scelte dal clan non c’erano problemi burocratici, le autorizzazioni arrivavano in giornata, ogni certificato era «regolare» e autorizzato, non c’era allaccio – luce, acqua, gas – che non fosse in regola. Almeno sulla carta.
E di questa condizione privilegiata dovranno rispondere anche alcuni degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta come Antonio Crea, presidente del consiglio di amministrazione e preposto alla gestione tecnica della cooperativa sociale a responsabilità limitata Iside e reale dominus della cooperativa sociale a responsabilità limitata Horus, Francesco e Demetrio Caracciolo rispettivamente socio accomandante e socio accomandatario della De. Fra. Car Impianti. Insieme a loro, si dovranno presentare il prossimo 22 maggio di fronte ai giudici altri 21 indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, detenzione e traffico di armi da fuoco e sostanze stupefacenti.