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Lungo interrogatorio per i legali della Cacciola

REGGIO CALABRIA È durato diverse ore l’interrogatorio degli avvocati Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani, legali dei familiari di Maria Concetta Cacciola, accusati di aver collaborato nella costruzio…

Pubblicato il: 10/02/2014 – 22:52
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Lungo interrogatorio per i legali della Cacciola

REGGIO CALABRIA È durato diverse ore l’interrogatorio degli avvocati Gregorio Cacciola e Vittorio Pisani, legali dei familiari di Maria Concetta Cacciola, accusati di aver collaborato nella costruzione della falsa confessione con cui l`ex collaboratrice di giustizia, pochi giorni prima di morire dopo aver ingerito una dose letale di acido muriatico, ha smentito le dichiarazioni fatte ai magistrati contro il clan Bellocco. Per i magistrati, i due legali avrebbero fornito «un contributo di natura morale nella qualità di consigliori di ogni mossa compiuta dai Cacciola» prima per rintracciare la donna, quindi per convincerla a smentire le pesantissime dichiarazioni fatte tanto a carico dei familiari, come del potentissimo clan Bellocco.
Per la pubblica accusa è in questa chiave che si deve leggere la nomina dell’avvocato Pisani, storico difensore del clan di Rosarno, chiamato dal collega Cacciola. «L`unico motivo plausibile – scrivono i magistrati – era ricollegabile alla volontà di ridurre il rischio di ritorsioni da parte dei più blasonati parenti, mettendosi a loro disposizione per limitare gli effetti delle devastanti dichiarazioni di Maria Concetta affidandosi alla competenza ed alla conoscenza del citato professionista».
Circostanze smentite dal legale, assistito dagli avvocati Guido Contestabile e Michele Novella, che ha smentito ogni addebito a suo carico, affermando la natura puramente professionale della sua attività in favore dei Cacciola. Medesima versione sostenuta dal collega Gregorio Cacciola – cugino di primo grado del padre di Maria Concetta, Michele Cacciola – nonostante le pesantissime conversazioni captate nel suo studio dalle cimici degli investigatori e che hanno portato i pm a definirlo «un professionista che ha definitivamente saltato il fosso e che funge stabilmente da “consigliori” dell`attività di diversi soggetti appartenenti o contigui alla associazione denominata `ndrangheta operante nel cosiddetto mandamento tirrenico, dispensando consigli e direttive che nulla hanno a che fare con un mandato difensivo lecito, neanche di un professionista che opera in un contesto difficile come quello rosarnese».
Assistito dai legali Nicola Rao e Ettore Squillace, per ore Cacciola ha respinto al mittente le accuse, ma per i pm, Cacciola avrebbe travalicato la funzione del legale in diverse occasioni, arrivando a «consigliare ad un soggetto di darsi alla latitanza, invitando il padre di un detenuto a non parlare durante i colloqui perché potevano esservi in corso operazioni di intercettazione ambientale, dichiarandosi disponibile a portare `mbasciate al medesimo detenuto, concordando dichiarazioni che avrebbero dovuto rendere alcuni testi della difesa, utilizzando un lessico da mafioso e non da avvocato (es. gli appartenenti alle forze dell`ordine vengono qualificati con disprezzo come “sbirri”), ricevendo e riferendo confidenze su fatti gravissimi avvenuti nel mandamento tirrenico (es. omicidi) e su dinamiche interne alla `ndrangheta operante nella medesima zona».
In mattinata, sono stati ascoltati invece interrogati, ma hanno scelto la strada del silenzio la madre della testimone di giustizia, Anna Rosalba Lazzaro, il fratello Giuseppe – difesi dall’avvocato Gianfranco Giunta – e il padre di Cetta, Michele Cacciola, difeso dall’avvocato Carlo Morace. Condannati la settimana scorsa per diversi episodi di maltrattamento della donna, i tre sono stati raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare per concorso in maltrattamenti in famiglia e in violenza privata, concorso in violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, concorso in favoreggiamento personale, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. (0030)

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