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NEW BRIDGE | La nuova alleanza tra Gambino e Ursino

Sono passati quasi 35 anni da quando all`aeroporto Kennedy di New York vennero scoperte alcune valigie piene di eroina provenienti da Palermo. Era l`inizio della celebre indagine “Pizza connection”…

Pubblicato il: 11/02/2014 – 10:56
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NEW BRIDGE | La nuova alleanza tra Gambino e Ursino

Sono passati quasi 35 anni da quando all`aeroporto Kennedy di New York vennero scoperte alcune valigie piene di eroina provenienti da Palermo. Era l`inizio della celebre indagine “Pizza connection”. Ora la Dda di Reggio Calabria scrive un altro capitolo della storia dei legami con l`Italia della criminalità organizzata statunitense. A reggere le fila oltreoceano è sempre la potente famiglia Gambino che adesso però ha cambiato i suoi soci nel business del narcotraffico. Non più le famiglie della mafia siciliana, ma i nuovi re del narcotraffico mondiale: i clan calabresi, in particolare gli Ursino di Gioiosa Jonica. Oggi Fbi e polizia italiana hanno assestato un colpo durissimo al traffico internazionale di stupefacenti. Ricostruiti i contatti e i rapporti dalla Calabria a New York passando per i narcos messicani. Un`operazione complessa in cui spicca la figura di Jimmy, un agente americano infiltrato che ha seguito in prima persona l`evolversi della sinergia tra i due gruppi criminali. Da una parte «la consistenza e la potenza dei contatti illeciti tenuti oltreoceano dai Gambino nel settore del narcotraffico internazionale e, dall`altra, la capacità organizzativa e il capillare controllo del territorio del sodalizio calabrese, capace di allestire una ramificata rete logistica e di distribuzione dello stupefacente». A far da trait d`union tra i due mondi è Franco Lupoi da anni inserito nel contesto criminale americano e legato da vincoli di parentela con gli Ursino (è infatti il genero di Antonio Simonetta considerato elemento di spicco del clan di Gioiosa).

PRIMA L`EROINA Sono proprio Lupoi e Simonetta a incontrarsi a New York (alla presenza dell`agente Jimmy) il 20 aprile del 2012. È in questa occasione che si gettano le basi per organizzare un traffico di eroina dalla Calabria agli Stati Uniti. A luglio il broker americano arriva in Calabria. Si tratta per 40 chili di sostanza, ma prima serve un “test drive”, un carico di prova. A Lupoi e Jimmy viene consegnato un chilo e mezzo di eroina per 40mila euro. I calabresi dimostrano di avere a disposizione più di un canale per recuperare la droga. Gli inquirenti seguono le mosse degli affiliati fino in Piemonte dove gli uomini della cosca possono contare su due calabresi pronti a recuperare tutto lo stupefacente necessario ai newyorkesi. Quando tutto sembra pronto è Lupoi a bloccare l`operazione sostenendo di non essere in grado, per il momento, di assicurare lo smercio di eroina negli Usa. Ma i contatti non si fermano.

POI LA COCAINA Il 19 settembre Ursino e Lupoi si incontrano sulle sponde del lago Maggiore. Se gli americani non riescono a gestire il loro territorio, i calabresi al contrario hanno tutto sotto controllo. Così propongono agli alleati d`oltreoceano di importare cocaina in Italia. La `ndrina sa già come fare: creare un`attività commerciale che facesse da schermo ai veri affari, un`impresa ittica. La cocaina sarebbe giunta nascosta tra il pesce surgelato. Per il primo viaggio le cosche avrebbero investito un milione di euro. Gli americani attivano subito i loro contatti con i narcos sudamericani che però hanno un altro modo per far viaggiare la coca. La tecnologia consente di liquefare la polvere bianca e farla passare come un innocuo succo di ananas. Quando l`accordo sembra ormai chiuso, in Malesia la Dea americana scopre un mercantile che trasportava nascosti tra la frutta ben 70 chili di cocaina.

IL PORTO DELLE NEBBIE Solo pochi giorni fa il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani aveva lanciato l`ennesimo allarme: «Perdura come posizione di assoluta primazia della `ndrangheta nel traffico internazionale di stupefacenti, che continua a generare imponenti flussi di guadagni in favore della criminalità organizzata calabrese, la quale può avvalersi del controllo quasi totalizzante del porto di Gioia Tauro». Anche i fermi di oggi confermano l`infiltrazione delle cosche tra le banchine della grande infrastruttura calabrese. Durante le trattative con gli americani gli Ursino più volte manifestano le loro “aderenze” nel porto. Secondo quanto riferiscono gli stessi affiliati nel corso di conversazioni intercettate, a Gioia avrebbero potuto contare su un funzionario «prossimo alla pensione» che avrebbe richiesto una provvigione del 5% su ogni transazione per far passare la sostanza dalla dogana senza problemi.

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