NEW BRIDGE | Convalidati tutti fermi
Tutti i fermi, eseguiti dall`Fbi e dalla polizia italiana su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sono stati convalidati, anche quelli del gip di Benevento che però…

Tutti i fermi, eseguiti dall`Fbi e dalla polizia italiana su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sono stati convalidati, anche quelli del gip di Benevento che però si è dichiarato incompatibile e ha trasferito gli atti al gip di Reggio, riconoscendo così che anche i campani arrestati nell`ambito dell`inchiesta “New Bridge” sarebbero organicamente riconducibili alle cosche calabresi.
La maxioperazione, portata a termine martedì, ha visto impegnati gli uomini del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, diretti da Andrea Grassi, e della Squadra mobile di Reggio Calabria, che hanno collaborato con gli agenti del Federal bureau of investigation di New York all`esecuzione di 26 provvedimenti di fermo tra il Reggino, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e New York. Oltre 40 gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga ed associazione mafiosa. L’inchiesta – coordinata dal procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho, dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri e dal sostituto procuratore Paolo Sirleo – ha fatto luce su un`organizzazione della ’ndrangheta riconducibile alla fascia jonica calabrese operante fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sudamerica.
Fra gli arrestati ci sarebbero soggetti legati alle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente `ndrina della jonica e personaggi stranieri e italo-americani.
Uno di loro – arrestato a New York – risulta legato alla famiglia mafiosa dei Gambino, clan storico di “Cosa nostra” americana. L’uomo è accusato dalle Procure antimafia di Reggio Calabria e di New York di aver realizzato, con esponenti della `ndrangheta jonico-reggina, trattative per l’apertura di un canale di traffico di cocaina fra il Sud America ed il porto di Gioia Tauro.
In oltre 2000 pagine di informativa della Polizia di Stato, con una quantità enorme di intercettazioni telefoniche e ambientali, sono condensati due anni di indagini che hanno dimostrato l’esistenza di un “ponte” fra la Calabria e gli Stati Uniti per un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti e del riciclaggio di denaro.
Secondo gli investigatori, i cartelli calabresi avevano assunto concrete e avanzate iniziative per la pianificazione e la realizzazione di compravendita di droga lungo l’asse Calabria-New York e destinato al porto di Gioia Tauro.