Pd, è il momento dell`unità
A patto di saper cogliere pienamente il significato del messaggio che ci hanno consegnato i quasi 90mila calabresi, iscritti e simpatizzanti, che nella giornata di domenica 16 febbraio si sono recat…

A patto di saper cogliere pienamente il significato del messaggio che ci hanno consegnato i quasi 90mila calabresi, iscritti e simpatizzanti, che nella giornata di domenica 16 febbraio si sono recati presso i seggi per esprimere la loro preferenza per uno dei quattro candidati alla segreteria regionale, non possiamo non convenire che il dato emerso dallo svolgimento delle primarie ci consegna una condizione ideale per costruire l’unità del Pd e, con essa, quella del centro sinistra calabrese! A prescindere dagli adempimenti statutari e regolamentari, che pure l’ottima commissione di garanzia sta per compiere, si tratta ora di mettere in campo un grande sforzo collettivo per fare dell’assemblea regionale dei delegati non un ring per misurare la forza dei muscoli tra due contendenti in rappresentanza di schieramenti contrapposti, ma una palestra dimostrativa ed elaborativa di un’idea condivisa di partito al servizio di un serio e convinto processo di rigenerazione di una classe dirigente, capace di intercettare quell’ansia di riscatto che pure anima la stragrande maggioranza dei calabresi. Il tutto in perfetta sintonia con il messaggio di cambiamento radicale che il Pd nazionale sta trasmettendo al Paese con il tentativo di Matteo Renzi, alle prese con l’improba fatica di formare un nuovo governo in grado di far uscire l’Italia dalla palude del galleggiamento. L’imprevedibile svolta, impressa dalla direzione nazionale e che ha smarcato Matteo Renzi dalla necessità di legare l’orizzonte organizzativo del partito ad un disegno schematico di breve termine per affrontare una campagna elettorale alle porte, impone una revisione responsabile delle strategie, precedentemente elaborate, non più per preparare ma per accompagnare l’ambizioso impegno di governo del nostro segretario nazionale. Orbene in Calabria, fatta salva qualche lieve infrazione del limite di velocità dovuta alla maledetta sindrome da “candidatite” e che non prevede il ritiro della patente ed al netto delle inopportune esternazioni dei soliti “inutili” o “utili” idioti, il clima che si è respirato nel corso e dopo le primarie induce ad un cauto ottimismo per sperare che al sospiro di sollievo del popolo democratico calabrese per la fine del commissariamento possa far seguito un impegno comune per chiudere la stagione della tristezza democratica calabrese. E sognare finalmente la fine dei desolanti spettacoli che siamo stati costretti a sorbirci nel corso di questa lunga interminabile crisi. Quanto sarebbe straordinario se si riuscisse nell’incredibile impresa di fare dell’assemblea dei delegati, che di diritto è riservata ai primi due (Magorno e Canale) dei quattro candidati originari, tutti degni e capaci di svolgere l’importante ruolo, lo start d’avvio di una fase costituente del Pd calabrese per farlo divenire il riferimento centrale, culturale e politico, di una battaglia campale di liberazione dall’ingombro del centrodestra, dal peso del malaffare e della corruzione, da giogo della criminalità organizzata e dal quel soporifero inquinamento insito nella rassegnazione dei suoi figli migliori? Naturalmente perché ciò possa verificarsi un contributo fondamentale è affidato non tanto al senso di responsabilità dei due protagonisti interessati , quanto alla capacità degli altri due (Villella e Lo Polito) di saper interpretare il ruolo di arbitri effettivamente interessati all’esito di una partita fondamentalmente giocata per spiegare la dimensione e la caratterizzazione di un impegno da produrre non solamente nell’interesse del Pd quanto dell’intera Calabria, mai come adesso bisognosa di essere accompagnata sulla strada del suo riscatto. La radicalità del cambiamento (da tutti invocata, ma maggiormente sostenuta proprio da Villella e da Lo Polito), questa volta, paradossalmente la si potrà cogliere di meno con il sostegno ad uno dei due protagonisti del ballottaggio (difficilmente interpretabile dalla stessa base dei propri fans) e molto di più con un contributo serio e spregiudicato alla costruzione dell’identikit del segretario ideale che serve per realizzare il progetto di guida e di governo politico del Pd calabrese. Ecco perché mi alletta assai l’idea che il prescritto ballottaggio a scrutinio segreto, da svolgersi tra Magorno e Canale, possa essere superato dall’unanime scelta di procedere alla designazione del nuovo segretario regionale per acclamazione! Ed ecco perchè mi entusiasmerebbe oltremodo se tale percorso si sviluppasse con la mente e il cuore di tutti rivolti al reale conseguimento di quel bene comune rappresentato dall’unità del partito, senza di cui non è credibile un impegno profuso nel suo interesse!
E allora, prima che la macchina dei pregiudizi e degli strascichi localistici faccia rombare i suoi motori, si crei una rete di utili interlocuzioni per una soluzione complessivamente appagante e, soprattutto, corrispondente alle attese generali di poter contare su una classe dirigente all’altezza delle sfide che ci attendono. Sarebbe festa vera, quella che si conviene alla celebrazione di un congresso e che eviterebbe di evocare la poesia “eran trecento, eran giovani e forti, e sono…”.
*ex renziano, sostenitore di Massimo Canale