Reggio, blitz in Comune La Procura a caccia di prove
REGGIO CALABRIA Torna nel mirino della Procura il Comune di Reggio Calabria. Questa mattina, attorno alle nove, uomini di carabinieri, polizia e guardia di finanza si sono presentati nella sede di pi…

REGGIO CALABRIA Torna nel mirino della Procura il Comune di Reggio Calabria. Questa mattina, attorno alle nove, uomini di carabinieri, polizia e guardia di finanza si sono presentati nella sede di piazza Italia e hanno bussato alla porta del segretario comunale Pietro Emilio con una richiesta di acquisizione atti firmata dal procuratore capo della Dda, Federico Cafiero De Raho. Dalla Procura, a inquilini e amministratori di Palazzo San Giorgio è arrivato l’ordine di consegnare una gran mole di atti relativi agli appalti pubblici che hanno preceduto il commissariamento per “contiguità mafiose” voluto dal Viminale, ma anche documenti e delibere riguardanti il periodo di governo della triade commissariale, che il Consiglio dei ministri ha di recente confermato per altri sei mesi alla guida della città.
Secondo le prime indiscrezioni, i militari avrebbero infatti prelevato documenti relativi alle partecipate Leonia e Multiservizi, come gli atti relativi all’affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti alla società capitolina Avr spa, che nel novembre scorso ha ricevuto dai commissari – senza alcuna procedura di evidenza pubblica – un appalto della durata di sei mesi, per circa 9,5 milioni di euro.
Non è la prima volta che i magistrati reggini si trovano costretti ad occuparsi delle partecipate cittadine. In passato tanto la Leonia, come la Multiservizi sono state interessate da due diverse inchieste della Dda di Reggio, che hanno svelato l`ingerenza del gotha delle `ndrine cittadine nelle due partecipate, all`interno delle quali si erano fatte strada grazie alla copertura fornita da alcuni soci privati, sotto le cui insegne si celavano i clan. Un quadro devastante, che ha portato allo scioglimento delle due società, ma – a quanto pare – ancora incompleto. Stando a fonti vicine alla Procura, rimarrebbero infatti ancora da approfondire responsabilità e ruoli all`interno della compagine societaria delle due miste che vanno al di là di quanto già acquisito dagli investigatori.
Meno conosciuta, ma non ignota per i magistrati reggini è invece la Avr spa, da tempo attiva a Villa San Giovanni e solo qualche mese fa menzionata nell’ordinanza di custodia cautelare che ha spedito dietro le sbarre nuove e vecchie leve della cosca Alvaro. Nonostante non sia stato mosso alcun rilievo penale a funzionari o tecnici della società, la Avr – vincitrice dell’appalto triennale per la manutenzione della rete stradale della Provincia – finisce per subappaltare dei lavori proprio a quel Domenico Laurendi che gli inquirenti considerano costruttore e faccendiere di riferimento degli Alvaro, indispensabile trait d’union fra il boss Cosimo e il mondo imprenditoriale e politico reggino. O almeno, lo ha fatto fino a quando la Provincia – ha ricordato con una nota stizzita il presidente Giuseppe Raffa pochi giorni dopo gli arresti – non ha negato alla Avr “per motivi di opportunità e non di legittimità” la possibilità di subappaltare i lavori alla ditta di Laurendi, imponendole di rescindere i contratti eventualmente già chiusi.
Tutte carte che – insieme a quelle prelevate oggi dagli uffici di Palazzo San Giorgio – adesso saranno passate a pettine fitto dagli inquirenti della Dda reggina, da tempo decisi a stringere il cerchio sulla gestione dei servizi in città e le dinamiche che li determinano. Una questione oggetto di diversi procedimenti giunti già in fase dibattimentale, ma anche di indagini tutt’ora aperte. (0080)