"Crimine", confermata la natura unitaria della `ndrangheta
REGGIO CALABRIA Cinquecentocinquantacinque anni di carcere: trentatré condanne e venti assoluzioni confermate, ventiquattro condanne con inasprimenti di pena, ventitrè condanne riviste al ribasso, se…

REGGIO CALABRIA Cinquecentocinquantacinque anni di carcere: trentatré condanne e venti assoluzioni confermate, ventiquattro condanne con inasprimenti di pena, ventitrè condanne riviste al ribasso, sette assoluzioni riformate (che si traducono in condanne), otto nuove assoluzioni, due pene ricalcolate in virtù della continuazione per un totale di 89 condanne e 28 assoluzioni, cui si aggiungono due non luogo a procedere per morte dell’imputato: sono questi in numeri della sentenza con cui la Corte d’appello di Reggio Calabria ha parzialmente riformato il giudizio di primo grado, pur confermando l’impianto accusatorio del maxiprocesso “Crimine”. Un risultato accolto come un successo dal procuratore capo della Dda reggina Federico Cafiero de Raho, che commentando a caldo la sentenza afferma «questo è il procedimento che ha affermato l’unitarietà della `ndrangheta e ha tenuto sia in primo che in secondo grado. Si tratta di un’impostazione che in passato non è stata unanimemente condivisa, ma a partire da oggi si può dire che esiste una base giurisdizionale da cui partire, per cui non possiamo che definirla un successo». Non nasconde la soddisfazione il procuratore capo della Dda per il risultato ottenuto con la sentenza di secondo grado del processo Crimine. «In appello – sottolinea il procuratore – mantenere pene della stessa consistenza e in qualche caso riuscire anche ad aumentarle vuol dire che esistevano reali motivi di doglianza nei confronti della sentenza di primo grado». E aveva fatto non poco discutere la sentenza con cui il gup Giuseppe Minutoli, l’8 marzo del 2012 aveva distribuito fra gli imputati 92 condanne e 27 assoluzioni, ma soprattutto pene giudicate troppo lievi – anche inferiori alla minima prevista per i diversi reati – dalla Dda che ha istruito l’inchiesta che il 13 giugno 2010 ha portato a oltre 300 arresti fra Milano e la Lombardia.
Non a caso, nell’ottobre scorso, il pool di magistrati che ha sostenuto la pubblica accusa in secondo grado – il pg Francesco Scuderi e i pm Antonio De Bernardo e Giovanni Musarò, che hanno chiesto e ottenuto l’applicazione anche in appello – aveva chiesto la conferma della sentenza di prima istanza solo per uno degli imputati, mentre per gli altri era arrivata una valanga di richieste di condanna a pene più o meno dure.
ASSOLUZIONI RIFORMATE E PENE INASPRITE
Richieste accolte solo in parte dalla Corte presieduta dal giudice Gaeta, che ha riformato le assoluzioni di Antonio Altamura, Saverio Boschetto, Stefano Chilà e Antonio Maesano, tutti condannati a 4 anni e 8 mesi, come quelle di Cosimo De Leo, Osvaldo Gioberti e Giovanni Maesano, condannati invece a 6 anni. Allo stesso modo, la Corte, pur non accogliendo in toto le richieste della pubblica accusa, ha inasprito le pene di altri ventiquattro imputati. Passa da 5 anni e 4 mesi a sei mesi di reclusione, Emilio Andrianò, mentre per Francesco Commisso, la condanna passa da 4 anni e 8 mesi a sei anni di reclusione. Rivista al rialzo anche la pena inflitta a Raffaele D’Agostino, che passada 5 anni e 6 mesi e 20 giorni a 8 anni di reclusione, mentre più sostanzioso è l’inasprimento di pena inflitto a Domenico Focà, che passa da 5 anni e 4 mesi a 8 anni. È invece di 11 anni e 4 mesi a fronte dei 10 anni e 8 mesi rimediati in primo grado la pena comminata dalla Corte a Nicola Gattuso, mentre Bruno Gioffrè dovrà passare 6 anni e 8 mesi dietro le sbarre a fronte della condanna a 5 anni e 4 mesi, rimediata in prima istanza. Passa da da 8 anni 2 mesi e 20 giorni a dieci anni tondi la pena inflitta a Rocco Lamari, mentre è “solo” di qualche mese superiore la condanna inflitta a Cosimo Giuseppe Leuzzi, che dovrà scontare 8 anni e 8 mesi invece degli 8 anni, con cui era stato punito in primo grado. Inoltre, dovranno passare mesi o anni in più dietro le sbarre rispetto a quanto preventivato all’indomani della sentenza di primo grado Giuseppe Marvelli, che rimedia una condanna a 10 anni a fronte degli 8 del primo grado, Francesco Marzano, condannato a 6 anni in luogo dei 4 anni e 8 mesi inflittigli dal gup, Demetrio Meniti, punito con 8 anni di reclusione a fronte di una precedente condanna a 4 anni e 8 mesi e Saverio Mollica, che dovrà scontare 10anni e 8 mesi in continuazione con precedenti condanne, in luogo degli 8 anni calcolati dal giudice di prima istanza. Insieme a loro, vedono allungarsi la propria permanenza nelle patrie galere Carmelo Muià, che passa da una condanna 5 anni e 4 mesi a 8 anni, Domenico Antonio Napoli, in precedenza punito con 5 anni 6 mesi e 20 giorni di reclusione e oggi condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere e Salvatore Napoli, che dovrà scontare una condanna a 6 anni, a fronte dei 4 anni e 8 mesi rimediati in primo grado. Sono stati condannati a sei anni Luigi Palmanova, in precedenza punito con4 anni e 8 mesi, Giuseppe Raso, condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi, Tonino Schiavo, che in prima istanza aveva rimediato 4 anni e 8 mesi e Giuseppe vecchio, in precedenza punito con 4 anni di reclusione, mentre arriva una condanna a 8 anni per Bruno Nesci, condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi e 8 anni e Rodolfo Scali, in precedenza punito con 5 anni e 4 mesi di reclusione. Arriva infine una condanna a 8 anni e 8 mesi in continuazione con precedenti condanne a fronte degli 8 anni del primo grado per Giuseppe Prestopino, mentre passa da 9 a 11 anni e 8 mesi la pena detentiva inflitta a Giovanni Tripodi.
PENE RIDOTTE PER 23 IMPUTATI
Non sono state accolte invece le richieste di inasprimento di pena avanzate dall’accusa per 23 imputati, fra cui alcuni soggetti considerati elementi di vertice o di spessore delle rispettive consorterie. È il caso di Rocco Aquino, condannato a 9 anni e 3 mesi a fronte degli 11 anni e 2 mesi rimediati in primo grado, Giorgio Demasi, punito con 7 anni e 4 mesi in luogo dei 10 anni e 8 mesi, ma anche Antonio Galea (classe ’62), che passa da 8 a 7 anni di reclusione. Significativa la riduzione di pena incassata da Sotirio Santo Larizza, condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere in luogo degli 8 rimediati in primo grado, e Vincenzo Tavernese, che dovrà scontare 2 anni al posto degli 8 anni e 8 mesi imposti dalla condanna di prima istanza, mentre è solo di qualche mese lo “sconto” ottenuto da Michele Oppedisano, condannato a 9 anni e 4 mesi a fronte dei 10 anni del primo grado. Scendono anche le condanne inflitte aAntonio Gattellari, che passa da10 anni e 8 mesi a 9 anni, Vincenzo Longo, che dovrà scontare 8 anni al posto dei 10 anni e 8 mesi comminati dal gup, Andrea Gattuso, che ottiene 7 anni a fronte degli 8 del primo grado e Francesco Ietto, che se la cava con 7 anni e 4 mesi al posto degli 8 anni 2 mesi e 20 giorni rimediati in precedenza. Sei anni di reclusione dovranno scontare Giuseppe Albanese, in passato condannato a 8 anni, 10 mesi e 20 giorni, Domenico Belcastro, Raffaele Oppedisano, Massimo Fida e Vincenzo Gattuso, punitidal gupcon 8 anni, mentre è di 4 anni e 8 mesi la condanna inflitta a Domenico Gattuso, in passato condannato a 5 anni e 4 mesi, Antonino Pesce, per il giudice di primo grado da condannare a 6 anni e Damiano Ilario Tassone, in prima istanza condannato a 5 anni 6 mesi e 20 giorni. Incassano inoltre una riduzione di pena anche Carmelo Costa, condannato a 5 anni e 4 mesi al posto dei 7 del primo grado e Giuseppe Trichilo, punito con 2 anni e 2 mesi da fronte dei 2 anni e 4 mesi rimediati in precedenza. Infine arriva anche la sospensione della pena per Domenico Frascà, condannato a 2 anni a fronte dei 2 anni e 4 mesi del primo grado e Giuseppe Iannone, punito con 1 anno di reclusione e 600 di multa, mentre in passato era stato punito dal gup con 1 anno e 8 mesi di reclusione.
PENE CONFERMATE
E sono oltre cinquanta le decisioni del primo grado confermate dalla Corte d’appello. Nonostante il riconoscimento della continuazione del reato, rimane identica la pena inflitta a Filiberto Maisano, condannato a 10 anni e 8 mesi, come per Domenico Oppedisano, che nonostante l’esclusione delle att
enuanti riconosciutegli in primo grado dovrà scontare dieci anni di reclusione, esattamente la medesima pena decisa per lui dal gup Minutoli. Viene invece confermata la pena per Giuseppe Commisso, 14 anni e 8 mesi, Paolo Meduri, 10 anni, Claudio Umberto Maisano, 9 anni, RemingoIamonte, 9 anni, Michele Correale, 8 anni e 4 mesi, Giovanni Alampi, 8 anni,Michele Marasco, 8 anni, Pasquale Oppedisano, 8 anni, Pietro Oppedisano, 8 anni, Sebastiano Stelitano, 7 anni pena continuata, Annunziato Zavettieri, 6 anni e 8 mesi,CarloBruzzese, 6 anni, Salvatore Femia, 5 anni e 4 mesi, Luca Surace, 5 anni e 4 mesi, Giovanni Agnelli, 4 anni e 8 mesi, Domenico Chilà, 4 anni e 8 mesi, Claudio Cianciaruso, 4 anni e 8 mesi, Bruno Ciancio, 4 anni e 8 mesi, Rosario Filippone, 4 anni e 8 mesi, Brunello Franzè, 4 anni e 8 mesi, Salvatore Giuseppe Galati, 4 anni e 8 mesi, Bruno Paviglianiti, 4 anni e 8, Carmelo Paviglianiti, 4 anni e 8 mesi, Paolo Paviglianiti, 4anni e 8 mesi, Antonio Nicola Papaluca, 4 anni e 8 mesi, Domenico Prochilo, 4 anni e 8 mesi, Biagio Tramonte, 4 anni e 8 mesi, Giuseppe Trapani, 8 anni, Vincenzo Zappia, 4 anni e 8 mesi, Kevin Zurzolo, 4 anni e 8 mesi, Salvatore Romeo, 4 anni e Giuseppe Romeo Iaria, 2 anni e 2 mesi.
ASSOLUZIONI CONFERMATE
Nonostante i ripetuti appelli durante la lunga, precisa e accorata requisitoria della pubblica accusa la Corte d’appello ha anche confermato le assoluzioni di Mario Gaetano Agostino, Domenico Bellocco, Domenico D’Agostino, Filippo Dattola, Giuseppe Figliomeni, Salvatore Fragomeni, Antonio Galea ’54, Antonino Gattuso, Carmelo Gattuso, Domenico Iaropoli, Antonino Macheda, Salvatore Macrì, Rocco Marasco, Giuseppe Martello, Francesco Meleca, Giovanni Minniti, Leone Modaffari, Bruno Pisano, Giovanni Pronestì e Damiano Sgambelluri. Ma forse a lasciare più di tutto l’amaro in bocca alla pubblica accusa sono le otto nuove assoluzioni disposte dai giudici per Domenico Aquino, in precedenza condannato a 3 anni, Giuseppe Aquino, in primo grado punito con 3 anni e 4 mesi, Isidoro Cosimo Callà, condannato dal gup a 10 anni e 8 mesi, Rocco Mazzaferro, che si salva da una condanna a 4 anni e 8 mesi, Rocco Violi, in precedenza punito con 9 anni, Savino Pesce, in passato condannato a 4 anni e 8 mesi, Donato Fratto, che dribbla una condanna a 6 anni e Carlo Zavaglia, in precedenza sanzionato con 1 anno e 4 mesi di reclusione. (0050)