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Inchiesta "Reggio sud", vacilla l`impianto accusatorio

REGGIO CALABRIA Nove assoluzioni, anche clamorose, oltre alle nove già richieste dal pubblico ministero e una sensibile riduzione delle pene rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa. Bisognerà…

Pubblicato il: 04/03/2014 – 22:11
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Inchiesta "Reggio sud", vacilla l`impianto accusatorio

REGGIO CALABRIA Nove assoluzioni, anche clamorose, oltre alle nove già richieste dal pubblico ministero e una sensibile riduzione delle pene rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa. Bisognerà attendere le motivazioni per comprendere cosa dell’impianto accusatorio non abbia convinto il Tribunale presieduto da Andrea Esposito, ma non supera indenne lo scoglio della sentenza di primo grado il processo con rito ordinario, scaturito dall’inchiesta Reggio sud.
Oltre a  Barbara Quattrone, Carmelo Quattrone, Costantino Suraci, Luigi Musolino, Giuseppe Mento, Fortunato Raffaele Lopez, Augusto Giuffrida, Santo Siclari  e Annamaria Latella, per i quali lo stesso pm Stefano Musolino aveva chiesto l’assoluzione, si salvano da una condanna anche personaggi considerati dalla pubblica accusa elementi di spicco del clan Ficara. È il caso di Stefano Sapone, per il quale il pm aveva chiesto 18 anni di reclusione, ma anche di  Antonino Campolo e Leonardo Bruno,  che per la pubblica accusa dovevano essere puniti con 13 anni di carcere.  Insieme a loro, escono indenni dal processo di primo grado Carmine Iacopino e Francesco Fontana, per i quali il pm aveva chiesto cinque anni, Antonella Piromalli e Rosa Sarrocco, entrambe da condannare a un anno per la pubblica accusa, come pure Enzo Bevilacqua.
Nonostante le assoluzioni – anche pesanti – decise dal Tribunale, tiene il principale capo d’imputazione – l’associazione a delinquere di stampo mafioso – contestato a molti degli imputati. Per molti di loro, i giudici hanno disposto una forte riduzione della pena rispetto a quanto chiesto dal pm Musolino, che incassa però importanti condanne a sostegno del proprio impianto accusatorio. La pena è più alta va a Pino Ficara, considerato il capo promotore dell’associazione e per questo condannato a 17 anni, quattro in meno rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa. Più lieve la condanna inflitta invece a Giovanni Ficara, condannato a 8 anni e sei mesi di reclusione più 7500 di multa, a fronte dei nove chiesti dal pm insieme ad una più salata sanzione pecuniaria. Tuttavia la posizione di Ficara è stata stralciata in ordine ad alcuni capi di imputazione per i quali il Tribunale ritiene imprescindibile ascoltare due testimoni, prima di poter adottare una decisione al riguardo.
Incassano invece un quasi totale dimezzamento della pena rispetto alle richieste Carmelo Riggio,  condannato a 16 anni e sei mesi di reclusione a fronte dei 31 richiesti, Benito Mariano Foti, punito con 13 anni e sei mesi di carcere, in luogo dei venti chiesti dalla pubblica accusa, e Romano Amato, che rimedia 5 anni di reclusione e duemila euro di multa, al posto dei dieci richiesti, insieme a una sanzione di 5mila euro. Una sensibile riduzione di pena la va anche all’ex vicepresidente dell’Acr Messina, considerato elemento di spicco del clan a Pellaro – al cui sostegno avrebbe contribuito tanto con truffe a società finanziarie, come con la partecipazione a reati di violenza – per il quale il pm Musolino ha chiesto 23 anni di reclusione, ma condannato “solo” a 13 anni e sei mesi. È di un anno in meno – 12 anni e sei mesi – la condanna inflitta a Giovanni Zappalà, per la pubblica accusa da condannare a diciassette, mentre rimediano tutti una condanna a 12 anni in luogo dei 13 richiesti Carmelo Latella, Santo Siclari, Paolo Manti e Alessandro Chizzoniti. Un anno di condanna va invece a  Consolato Geria, per il quale era stati chiesti quattro anni di carcere, come a Angelo Principato, Demetrio Geria, Luciano Netti e Bruno Pizzi, per il pm, tutti da condannare a tre anni, mentre è di 4 in luogo dei seu mesi invocati dalla pubblica accusa, la condanna inflitta a Fortunato Cilione. Infine, unico tra gli imputati che vede aumentare la pena rimediata rispetto a quanto chiesto dal pm, è Fortunato Carmelo Billari, condannato a tre anni di reclusione, in luogo dei dodici mesi chiesti dal pubblico ministero.
Sfociata in un dibattimento durato oltre un anno, l’inchiesta, coordinata dal pm Stefano Musolino, ha svelato come il clan Ficara controllasse buona parte della periferia sud di Reggio, da Ravagnese a Bocale, mentre affondava i propri tentacoli finanziari nei più diversi settori, dall’immobiliare a quello creditizio, passando per il mondo dell’edilizia e della logistica. Ma gli interessi del clan non si limitavano a Reggio Calabria. Le indagini hanno svelato infatti la presenza dei Ficara nella provincia di Milano dove – in previsione dell’Expo 2015 – erano state acquisite quote societarie di aziende in difficoltà, tramite la concessione di prestiti erogati da una società finanziaria. Un’esca per imprenditori in difficoltà che avrebbe però spalancato le porte all’ingresso dei Ficara in Lombardia. (0070)

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