Reggio Calabria, inchiesta sull`Atam
REGGIO CALABRIA Anche l’Atam, l’azienda municipalizzata incaricata del trasporto pubblico a Reggio Calabria, è al centro di indagini da parte della Procura distrettuale antimafia, seguendo la sorte g…

REGGIO CALABRIA Anche l’Atam, l’azienda municipalizzata incaricata del trasporto pubblico a Reggio Calabria, è al centro di indagini da parte della Procura distrettuale antimafia, seguendo la sorte già toccata ad altre società di servizio reggine. La nuova indagine resta ancora coperta dal segreto istruttorio. Si sa che ha preso le mosse da alcune segnalazioni venute dall’Agenzia delle entrate. È stato aperto poi un fascicolo, iscritto inizialmente a “modello 45”, – i fatti non costituenti reato ma necessari comunque di una discovery investigativa – sulla base delle denunce e dagli esposti di dipendenti e sindacati, stanchi dei continui ritardi nei pagamenti delle spettanze. Tanto bastava per delegare indagini alla guardia di finanza che, nelle scorse settimane ha depositato una prima voluminosa informativa che ha portato all`iscrizione al registro degli indagati di amministratori vecchi e nuovi dell’Atam e che sembra destinata a mettere a nudo l’ennesima, predatoria gestione della cosa pubblica reggina.
La conferma della nuova inchiesta arriva dalla decisione dei pubblici ministeri di stralciare parte dell’informativa in loro possesso per allegarla alla richiesta, rivolta al Tribunale reggino, di dichiarare il fallimento dell’Atam. Il prossimo 9 aprile, di fronte al Tribunale di Reggio Calabria, è fissata la prima udienza destinata alla discussione di tale istanza di fallimento chiesta dalla Procura della Repubblica per la società di trasporto pubblico Atam, vittima – nell’ipotesi della Procura – dello stesso metodo che ha portato il Comune di Reggio Calabria sull’orlo del dissesto finanziario.
Un passaggio obbligato per i pm Stefano Musolino e Teodoro Catananti, che coordinano le indagini sulla società di trasporto comunale, perché a prescindere dai risvolti penali della loro inchiesta c’è da attivare le idonee contromisure per evitare che nuovi reati vengano consumati, da qui la richiesta di dichiarare il fallimento dell’Atm per affidarla a curatori giudiziari scelti dal Tribunale.
Qualora il Tribunale decida che anche le società a capitale pubblico possono fallire ed accolga la richiesta della Procura, per gli amministratori potrebbe scattare anche l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta per gli amministratori e gli eventuali collaboratori che, anno dopo anno, hanno sfornato bilanci improbabili, formalmente in attivo, ma privi di fondamento concreto. Se invece – a livello giuridico – il capitale interamente pubblico dell’Atam salvasse l’azienda da questa ipotesi di reato, per chi concretamente l’ha amministrata quella che si profila è un’ipotesi di reato di falso in atto pubblico.
In ogni caso, sembrano esserci guai in vista tanto per l`attuale amministratore unico, Antonino Gatto, che nel settembre scorso è stato chiamato a risollevare le sorti della società paralizzata dai debiti e per chi in precedenza si è avvicendato alla guida dell’azienda, Vincenzo Filardo e Demi Arena. L’attuale assessore regionale allo sviluppo economico, infatti, è stato per lungo tempo amministratore dell’Atam e Filardo era il suo direttore generale. Arena lascerà l’incarico a Filardo solo in occasione della sua elezione a sindaco.
Tornando all’indagine dei pm Musolino e Catananti, va aggiunto che queste avrebbero fatto emergere gravi manipolazioni ai bilanci dell’Atam, all’interno dei quali risulterebbero ancora inseriti come beni anche i mezzi del `95 nonostante siano stati da tempo rottamati, così come i fondi più volte promessi dalla Regione, postati fra le entrate anche prima che venissero regolarmente erogati. Ma questi non sarebbero gli unici profili di irregolarità emersi nel corso delle indagini. Secondo le prime indiscrezioni, dall’analisi dei documenti contabili sarebbe emerso che per anni sarebbero venuti a mancare tanto i versamenti Irpef, come quelli dei contributi dei lavoratori.