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Caso Atam, l`amministratore chiama in causa la Regione

REGGIO CALABRIA Ammette che nei bilanci dell’Atam sono presenti delle «criticità», ma non scende nel dettaglio. Conferma che esistono dei «creditori istituzionali», ma non specifica a quanto ammontan…

Pubblicato il: 12/03/2014 – 18:45
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Caso Atam, l`amministratore chiama in causa la Regione

REGGIO CALABRIA Ammette che nei bilanci dell’Atam sono presenti delle «criticità», ma non scende nel dettaglio. Conferma che esistono dei «creditori istituzionali», ma non specifica a quanto ammontano i crediti. Ma soprattutto, chiama in causa chi ha più volte promesso fondi, in seguito non erogati.
Non ci sta Antonino Gatto – per sua stessa definizione  «amministratore unico per caso», chiamato qualche mese fa a risanare la dissestata situazione dell’Atam –  ad affrontare da solo le conseguenze della valanga provocata dall’istanza di fallimento che la Procura della Repubblica ha presentato per la sua azienda, nell’ambito di un’indagine che ha al centro la gestione dell’Atam. Una gestione “allegra”, ipotizzano i pm Stefano Musolino e Teodoro Catananti sulla base degli accertamenti contabili e finanziari delegati alla guardia di finanza, che hanno fatto emergere gravi manipolazioni dei bilanci della società, all’interno dei quali risulterebbero ancora inseriti come beni anche i mezzi del `95 nonostante siano stati da tempo rottamati, così come i fondi più volte promessi dalla Regione, messi a bilancio fra le entrate anche prima che venissero regolarmente erogati. Ma questi non sarebbero gli unici profili di irregolarità emersi nel corso delle indagini. Secondo le prime indiscrezioni, dall’analisi dei documenti contabili sarebbe emerso che per anni sarebbero venuti a mancare tanto i versamenti Irpef, come quelli dei contributi dei lavoratori.
E nonostante Gatto tenti di minimizzare l’indagine a carico dell’Atam, sostenendo che «se si andassero a guardare i bilanci di qualsiasi azienda pubblica ci sarebbe materiale per approfondimenti della Finanza», è proprio dall’attuale amministratore unico che arrivano le prime conferme alle irregolarità – «incrostazioni del passato», le definisce in un passaggio – riscontrate dai pm.  
«L’Atam – dice chiaramente – offre servizi perché ha un contratto con la Regione, ma non c’è certezza su quando questo contratto venga onorato. In questo senso siamo di fronte a un’azienda vincolata, con costi sicuri, ma  senza entrate certe.  È per questo – spiega – che i destini dell’azienda stanno in mano alla Regione Calabria, chiamata a certificare i crediti che, stando alla volontà politica più volte pubblicamente espressa, devono essere trasferiti all’azienda». Somme pari – dice l’attuale amministratore unico – a «10-11 milioni di euro che da mesi sono oggetto di diversi tavoli di concertazione». Ma soprattutto – si lascia scappare Gatto – «se la Regione certificasse questi crediti, una parte potrebbe essere utilizzata per sanare i debiti con i debitori istituzionali e quelli privati, mentre potremmo avviare quel risanamento che si richiede all’azienda». Un obiettivo per il quale «da tempo stavamo cercando di lavorare» ma – sembra rammaricarsi l’amministratore unico – «quest’istanza di fallimento, questa accelerazione, inibisce il tempo di pensare a questo. Se si vuole fare un’indagine sull’Atam, non è necessario passare dal fallimento».
Un’opinione radicalmente diversa da quella che ha spinto i pm a chiedere al Tribunale di pronunciarsi riguardo l’eventuale crac dell’azienda di trasporto pubblico reggina, per evitare che nuovi reati contabili e finanziari vengano commessi per coprire gli ammanchi che – finisce per ammettere Gatto – esistono nei bilanci. Una partita che l’Atam è chiamata a giocarsi il prossimo 9 aprile, ma per la quale spera di poter contare su un impegno finanziario concreto – e non promesso – da parte della Regione. Solo questa carta potrebbe infatti, lascia intendere l’amministratore unico, dare la possibilità all’azienda di dimostrare «la propria capacità non solo di tenere, ma di riemergere come fatto nuovo, di tipo comunitario, che metta al centro il benessere dei dipendenti. Contro ogni evenienza, io voglio credere che a questo progetto possiamo metterci mano». Toccherà alla Regione decidere se le speranze dell`amministratore unico e delle 350 famiglie dei dipendenti – più volte da lui citate – sono destinate a restare deluse. (0020)

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