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"Meta", arrivano le richieste del pm

REGGIO CALABRIA «La ‘ndrangheta non finisce agli imputati di questo processo, questo è l’abito da lavoro del sistema criminale di cui fanno parte. Quello che veste l’abito da sera e frequenta salotti…

Pubblicato il: 17/03/2014 – 20:11
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"Meta", arrivano le richieste del pm

REGGIO CALABRIA «La ‘ndrangheta non finisce agli imputati di questo processo, questo è l’abito da lavoro del sistema criminale di cui fanno parte. Quello che veste l’abito da sera e frequenta salotti dove l’abito da lavoro non è ammesso». Ma non per questo la `ndrangheta, che per il pm Giuseppe Lombardo è al pari di Cosa Nostra, della Camorra e delle altre organizzazioni «socia di minoranza» di quel sistema criminale per il quale negli anni ha fatto il lavoro sporco, ha eseguito gli ordini, ha gestito situazioni più o meno di crisi, con capacità di intervento modulate a seconda delle esigenze e del rischio, deve essere graziata al momento della sanzione. Al contrario nessuna attenuante, nessuno sconto, nessun premio – tuona in aula il pm al termine della sua lunga, densa, per certi versi rivoluzionaria requisitoria – deve essere concesso agli imputati del procedimento “Meta”. Primi fra tutti a quelli che di diritto fanno parte del direttorio di vertice cristallizzato nel capo A della rubrica, integrato solo qualche udienza prima della requisitoria. Un «articolato organismo decisionale di tipo verticistico di cui dirigono e compongono l’azione strutturato in ossequio alle tendenze evolutive registrate al termine della seconda guerra di mafia, 1985-1991», al cui interno ruoli, compiti e responsabilità sono diverse e strutturate, ma non per questo meno pesanti. È dunque a una condanna a 30 anni, ma solo per il criterio di temperamento della pena previsto dal codice, più 23mila euro di multa che per la pubblica accusa devono essere condannati Giuseppe De Stefano, Pasquale Condello e Giovanni Tegano mentre medesima pena ma più lieve multa deve per il pm essere inflitta a Domenico Condello, per il quale è stata invocata una sanzione pecuniaria di 18mila euro. Più lieve è invece la condanna chiesta per altri due membri di quel direttorio, Pasquale Libri e Giovanni Tegano,  che oggi rispondono “solo” del reato associativo e per la pubblica accusa sono per questo da condannare a 25 anni più 20mila euro di multa. Arriva invece a 30 anni la pena richiesta per i diversi capi di imputazione di cui rispondono Pasquale Bertuca,  Cosimo Alvaro, Giovanni Rugolino, Antonino  Imerti e Francesco Creazzo, mentre è di 28 anni più 18 mila euro di multa la condanna invocata per Domenico Passalacqua, considerato partecipe con ruolo qualificato della struttura visibile della `ndrangheta reggina, oggetto del procedimento. Sedici anni  più 15mila euro di multa sono stati chiesti invece per Stefano Vitale e Natale Buda, mentre è di 10 anni più tremila euro di multa la condanna chiesta per l’imprenditore Nino Crisalli, che pur di riscattare il proprio patrimonio all’asta fallimentare ha deciso di chiedere “garanzie”, legittimando – ha sottolineato il pm in sede di requisitoria – «l’autorità dei vertici territoriali della `ndrangheta e contribuendo al rafforzamento dell’organizzazione». Il pm Lombardo ha inoltre chiesto che venga condannato a 8 anni più 15 mila euro di multa Rocco Palermo, mentre medesima condanna ma più lieve sanzione pecuniaria è stata chiesta per Luciano Chirico, qualora condannato costretto a pagare 2,5 mila euro. Infine è di 7 anni la condanna invocata per Antonio Giusta, mentre sono sei gli anni di reclusione richiesti per Carmelo Barbieri. Richieste pesantissime quelle del pm Lombardo, arrivate al termine di una lunga e appassionata requisitoria durante la quale, più volte, ha  voluto sottolineare «è necessario ridurre la forbice fra verità storica e verità processuale». (0090)

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