OPERAZIONE BUONGUSTAIO | Traffico di coca da 400 milioni
REGGIO CALABRIA «Queste non sono parole di circostanza perché oggi siamo realmente di fronte a uno straordinario intervento giudiziario che ha visto l’intervento di nove forze di polizia giudiziaria…

REGGIO CALABRIA «Queste non sono parole di circostanza perché oggi siamo realmente di fronte a uno straordinario intervento giudiziario che ha visto l’intervento di nove forze di polizia giudiziaria, nove Procure, che si sono relazionate con la Dda di Reggio Calabria, come solo qualche mese fa è successo con l’operazione “New Bridge”. Questo significa che siamo di fronte a un modello investigativo vincente perché oppone un contrasto internazionale alla criminalità internazionale». Sono parole di chi, con profonda soddisfazione sa di aver individuato il «metodo investigativo corretto per contenere, controllare e contrastare i grandi traffici internazionali», che il procuratore capo della Dna, Franco Roberti, volato a Reggio Calabria per l’occasione, ha voluto commentare gli esiti dell’operazione “Buongustaio”, l’indagine della Dda di Reggio che ha portato a sgominare una rete internazionale di trafficanti di droga, formata da distinte organizzazioni in grado di movimentare enormi quantitativi di cocaina da Brasile, Perù, Ecuador e Colombia, ai più importanti porti europei.
Quattro organizzazioni per un unico traffico
Stando a quanto sintetizzato nell’ordinanza a firma del gip Massimo Minniti, sono almeno quattro le organizzazioni coinvolte nella rete. Una prima calabrese capeggiata dal broker internazionale della droga Pasquale Bifulco, considerato vicino ai Cua-Ietto-Pipicella di Natile di Careri, assicurava l’importazione finalizzata al successivo smercio in Italia di ingenti quantitativi di coca, relazionandosi con l’organizzazione “brasiliana” capeggiata da Rayko Milan Tomasin Rivera si occupava dell’approvvigionamento, della fornitura e della spedizione di stupefacenti verso le più disparate destinazioni a livello intercontinentale. A garantire i contatti e le relazioni fra le due era quella che il gip definisce «l’organizzazione europea», capeggiata da Maria De Fatima Stocker, cui spettava un’attività di intermediazione e di raccordo tra i distinti gruppi organizzati, assicurando la movimentazione finanziaria delle somme per l’acquisto degli stupefacenti. Ma gli inquirenti sono stati in grado di intuire la presenza di una quarta organizzazione, i cui vertici sono ancora tutti da identificare e su cui molto probabilmente si concentreranno le attenzioni investigative degli investigatori, che si occupava della fornitura di ingenti partite di cocaina dal Perù.
Gratteri: «Indagine complessa»
«Si tratta di un’indagine complessa – ha sottolineato il procuratore aggiunto Nicola Gratteri – perché è stato necessario rapportarsi con nove diverse filosofie investigative, nove diverse forze di polizia e ancora diversi ordinamenti, ma è indice della sempre più elevata credibilità che possono vantare nel mondo la Dda di Reggio Calabria e la guardia di finanza, che con il Goa di Catanzaro, lo Scico e la Dcsa (Direzione centrale servizi antidroga) è stata impegnata nell’indagine. E bisogna dire – vuole sottolineare il procuratore – che è stato più facile rapportarsi con le autorità sudamericane che con gli europei». Non a caso, è stata proprio la Procura di Sao Paulo – che con gli inquirenti reggini ha lavorato gomito a gomito – a eseguire altre 21 misure cautelari nell’ambito dell’operazione “Monte Pollino”, mentre in Italia venivano eseguiti gli arresti chiesti e ottenuti dalla Dda di Reggio.
Il broker dei Cua-Ietto-Pipicella
Da Natile di Careri ai traffici internazionali
Al centro dell’indagine italiana è finito il traffico di droga disegnato e progettato dal broker, Pasquale Bifulco, considerato vera e propria “interfaccia” dei clan di Natile di Careri, e per loro impegnato assieme al suo luogotenente Vito Francesco Zighinì, nella costruzione di quella rete di relazioni che ha permesso all’organizzazione di far arrivare e smerciare in Europa tonnellate di cocaina. «Le famiglie della `ndrangheta della Jonica sono storicamente i finanziatori dei traffici, ma per far arrivare la droga dai cocaleros (contadini) colombiani ai porti di Gioia Tauro o di tutta Europa servono diverse specializzazioni. Un Cua, un Ietto, probabilmente non sa neanche dove sta Panama, ma ha i soldi per far arrivare la droga da lì all’Europa». È a questo che servono i broker. È questo – sostiene la Dda – il ruolo di Bifulco. È stato lui infatti a tessere la tela dei contatti con il clan montenegrino – «sempre più presenti, e con ferocia, nel traffico di droga», ha commentato Gratteri – riferibile a Vladan Radoman, coinvolto dal broker come cofinanziatore della spedizione, ma anche con quelle organizzazioni criminali cui oggi clan e fornitori “subappaltano” la veicolazione del denaro. Questa volta, a cadere è stata la rete di “money pickup” – così vengono definiti in gergo – che ruotava attorno a Maria de Fatima Stocker, che assieme al britannico Michael Johnson era in grado di veicolare ingenti somme di denaro in Sudamerica per il pagamento dei fornitori, avvalendosi di una collaudata rete di “collaboratori”, che ricevevano il denaro in più tranche, devolvendolo in seguito nei canali illeciti destinati ai fornitori.
Cafiero de Raho: «Bisogna affamare la `ndrangheta»
Nonostante la punibilità di tutte le persone coinvolte in questa fase del traffico sia ancora soggetta alle pastoie di una legislazione che non prevede la possibilità di perseguire l’illecito trasporto di denaro, «alla Stocker – ha sottolineato Gratteri – siamo riusciti a sequestrare centinaia di migliaia di euro e sei conti correnti». Perdite cui le varie organizzazioni devono aggiungere quelle provocate dai sequestri di partite di droga, nel tempo intercettate dagli investigatori nei porti europei, «del valore di 200 milioni di euro all’ingrosso e 400 milioni al dettaglio», così come quei 500 chili sequestrati in Brasile e presumibilmente destinati agli acquirenti italiani, cui sarebbero costati – stando ai calcoli della Dda – 4mila euro al chilogrammo, dunque 2 milioni di euro. «Ma l’indagine – ha assicurato Roberti – non è terminata e non escludiamo di arrivare al sequestro di altro denaro o altri beni», perché ha ribadito più volte il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho «per sconfiggere la `ndrangheta è necessario affamarla e per affamarla è necessario individuare i flussi finanziari. E proprio questo è il nostro obiettivo».
Nuove tecniche di trasporto
Ma fra i successi dell’indagine c’è da annoverare anche l’individuazione delle nuove tecniche di trasporto degli stupefacenti, non più nascosti sotto carichi di frutta o legname «che implica sempre dover trovare una ditta compiacente», ma privilegiando la tecnica detta del “rip off”. La droga, massimo cento chili o poco più alla volta, viene stipata in borsoni collocati all’ingresso del container prescelto, che all’approdo della nave devono essere solo prelevati dal personale portuale, contiguo, corrotto o comunque al servizio dell’organizzazione. Una tecnica ha commentato ancora Gratteri, che «minimizza i rischi e le potenziali perdite», ma che comunque non ha impedito al personale del Goa, con il coinvolgimento, mediante apposite rogatorie, delle forze di polizia di numerosi Paesi, di sequestrare oltre 600 kg di cocaina in diversi porti nel mondo e accertare l’importazione di ulteriori 130 kg verso l’Italia.
«Gli stessi accertati episodi di importazione di cocaina dal Sud America – conclude il gip – sono estremamente sintomatici e indicativi di un modus operandi sperimentato e rodato, improntato a una capillare organizzazione delle vari fasi (dalla negoziazione, alla spedizione, allo sbarco in porti prestabiliti) nonché scevro da improvvisazione e/o occasionalità delle condotte, con l’ulteriore conseguenza che non si è certo dinanzi ad occasionali accordi tra più soggetti, bensì ad una preventiva e generica programmazione criminosa, riconducibile a più st
rutture organizzate – ciascuna dotata di uomini (con ruoli determinati) e mezzi in grado di assicurare nel tempo reiterati ed ingenti rifornimenti di stupefacente – tutte agenti in secondo una collaudata sinergia». (0050)