OPERAZIONE BUONGUSTAIO | Arriva la "fidanzata"
REGGIO CALABRIA La chiamano “la fidanzata”, “l’invito”, “la festa”. Indicano quantità, luoghi di carico e di arrivo, responsabili del trasporto e uomini di riferimento per gli scambi. Ma solo raramen…

REGGIO CALABRIA La chiamano “la fidanzata”, “l’invito”, “la festa”. Indicano quantità, luoghi di carico e di arrivo, responsabili del trasporto e uomini di riferimento per gli scambi. Ma solo raramente usano il telefono. Pasquale Bifulco e il suo secondo, Vito Francesco Zighinì, comunicano continuamente e continuamente parlano di cocaina che è frutto di tutte le loro fortune, le loro ricchezze e i loro guai. Ma solo raramente, in casi di estrema emergenza, usano il telefono. Quando è necessario utilizzano quelli pubblici, ritenuti – quanto meno – difficili da intercettare. Per il resto, l’immensa rete che hanno costruito attorno a sé, cucendo insieme gli interessi di varie organizzazioni internazionali che a vario titolo entrano nell’enorme traffico di droga comunicava solo tramite le chat del Blackberry. Usando come lingua franca uno spagnolo imbastardito dalle rispettive lingue d`origine, italiani, brasiliani, montenegrini e personaggi originari di diversi Paesi dell’America Latina per mesi hanno chiacchierato per via telematica, organizzando monumentali traffici di droga via chat, con tanto di foto, emoticon e abbreviazioni tipiche dei messaggi di testo. Un particolare questo forse di secondo piano nell’ambito di quello che il procuratore capo della Dna, Franco Roberti, ha definito «uno dei più straordinari interventi giudiziari realizzati», ma che – forse – rappresenta la fotografia più fedele di un’organizzazione che senza abbandonare il tradizionali modelli di business illecito – quel traffico di cocaina che oggi la ndrangheta gestisce in regime di pressoché totale monopolio – sperimenta tutti i più moderni ritrovati per sfuggire alla caccia degli inquirenti. E non solo per comunicare.
Anche il trasferimento illecito di denaro, oggi vero obiettivo delle indagini antindrangheta, è diventato un business che alle più raffinate operazioni finanziarie attraverso trust e trustee – che come tante indagini hanno raccontato attraverso i cunicoli dei mercati internazionali, fanno transitare e sparire milioni di euro – affianca i vecchi metodi del contrabbando. Sembra essere questa la specializzazione dell’organizzazione guidata dalla “Directora” Maria De Fatima Stocker, cui spettava un’attività di intermediazione e di raccordo tra i distinti gruppi organizzati, assicurando la movimentazione finanziaria delle somme per l’acquisto della coca. A lei, o meglio alla sua organizzazione, i broker della ndrangheta, che per le cosche di Natile organizzavano i traffici, affidavano le ingenti somme di denaro destinate a pagare i fornitori latinoamericani. E proprio per questo motivo la donna più volte è volata a Reggio Calabria per discutere i dettagli con Bifulco o il suo luogotenente Zighinì, dunque ritirare il denaro necessario per pagare i cocaleros, che a sua volta affidava in piccole tranche ai suoi corrieri.
Più volte, gli investigatori hanno registrato la presenza della Directora nei migliori alberghi reggini dove soggiornava in compagnia del suo braccio destro e complice, Michael Johnson. Un personaggio misterioso quest’ultimo, in grado di muoversi attraverso Paesi e continenti utilizzando utilizzando documenti contraffatti, recanti la propria foto ed i dati anagrafici di Adam Erith Watts e Mark Antony Philipps, e che da tempo – hanno scoperto gli inquirenti reggini tramite un’apposita rogatoria internazionale – è nel mirino della polizia britannica che lo sospetta a capo di un’organizzazione al centro di una vasta indagine per riciclaggio internazionale. Senza disdegnare di tanto in tanto l’importazione di un più o meno piccolo carico di cocaina, erano loro a gestire in tutto e per tutto il trasferimento di ingenti somme di denaro dall’Italia al Brasile attraverso una rete di corrieri – veri e propri spalloni del terzo millennio – che la “Directora” spediva da Reggio Calabria, a Roma al Brasile come piccioni viaggiatori. Era lei a prenotare alberghi, treni e aerei, lei a decidere le rotte, come a comporre gli “equipaggi” dei corrieri che spesso non si conoscevano, né parlavano la stessa lingua ed erano obbligati – pur seguendo il medesimo percorso – a viaggiare separati. Viaggi quelli dei “money pickup” – così vengono definiti in gergo – che gli inquirenti sono stati in grado di seguire praticamente in diretta grazie al continuo monitoraggio delle chat blackberry che continuamente si scambiavano. «La morsa delle indagini, condotte con costante attenzione ed elevata professionalità – appunta infatti il gip Massimo Minniti – si è stretta a tal punto intorno agli indagati, pur estremamente dinamici, tanto da consentire agli inquirenti di avere contezza in tempo reale delle loro conversazioni e dei loro propositi, degli affari illeciti man mano perseguiti e trattati, dei loro spostamenti e degli escamotage posti in essere nelle vari fasi degli affari stessi». Affari che fra vecchi e nuovi metodi, nuovi o tradizionali attori continuano a puntare esclusivamente a un unico tradizionale obiettivo: monetizzare e rendere fruibili gli ingenti proventi del traffico di cocaina. Vecchio cruccio della `ndrangheta, nuovo, principale obiettivo degli investigatori. (0090)