I clan nell`Expo: l`allarme diventa realtà
Il documento riservato è stato consegnato ai parlamentari della Commissione antimafia il 16 dicembre 2013. E trasforma un rischio paventato da anni in un fatto: le mafie sono entrate nell’enorme busi…

Il documento riservato è stato consegnato ai parlamentari della Commissione antimafia il 16 dicembre 2013. E trasforma un rischio paventato da anni in un fatto: le mafie sono entrate nell’enorme business di Expo 2015. Con la ’ndrangheta piazzata in prima fila per attingere a una grossa fetta della torta miliardaria.
Il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca disegna una mappa delle infiltrazioni in un appunto riservato di 56 pagine, del quale ha dato notizia il Fatto Quotidiano. Quelle pagine raccontano l’allarme diventato realtà, perché svela “la tendenza che si sta delineando e sempre più consolidando di una penetrazione nei lavori Expo di imprese contigue, se non organiche, alla criminalità organizzata”. Una delle prime citazioni è riservata alla Linea 5 della metropolitana, infiltrata dal clan Barbaro-Papalia. E anche la Tangenziale esterna est, “opera che presenta la maggior concentrazione di imprese già interdette, sette nell’ultimo periodo”, secondo il prefetto. Tra queste c’è una ditta tra i cui soci compare un imprenditore già finito, in passato, nelle informative dell’antimafia lombarda per i suoi rapporti con importanti clan calabresi. Nel board societario della “Tangenziale esterna spa”, poi, c’è un architetto in contatto con Carlo Antonio Chiriaco, l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia condannato in primo grado a 13 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sul sito di Expo ci sarebbero anche quattro società segnalate dalla Direzione investigativa antimafia per rapporti sospetti con ambienti mafiosi. E altre collusioni potrebbero emergere. Perché, come dice il prefetto, “molte società per le quali stanno ora emergendo criticità antimafia non risultano censite dalle Prefetture competenti per territorio”. Imprese che si sono sottratte, finora, alla richiesta d’informazioni antimafia. E potrebbero finire presto nella black list.