La memoria selettiva del Nano
CATANZARO Dopo aver accusato tutti e ritrattato tutto, Antonino Lo Giudice non ricorda più niente. Il presunto boss che si è autoaccusato degli attentati alla magistratura reggina, oggi è stato ascol…

CATANZARO Dopo aver accusato tutti e ritrattato tutto, Antonino Lo Giudice non ricorda più niente. Il presunto boss che si è autoaccusato degli attentati alla magistratura reggina, oggi è stato ascoltato in video-conferenza nell`ambito del processo per gli attentati del 2010 contro la sede della Procura generale di Reggio Calabria, l`abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e per il bazooka fatto rinvenire davanti alla sede della Procura della Repubblica, fatti di cui sono imputati il fratello, Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese, considerato dagli investigatori l`armiere della cosca, e Vincenzo Puntorieri (lo stesso Nino Lo Giudice è stato condannato in via definitiva a 6 anni e 4 mesi).
Oggi avrebbe dovuto confermare le accuse e, invece, è comparsa l`amnesia. Una memoria selettiva, a dire il vero. Il “Nano” dice di non ricordare nulla della bomba alla Procura generale, né di quanto dichiarato ai magistrati. A far perdere la memoria a Lo Giudice sarebbe stato un episodio che finora, sostiene, non aveva mai svelato. Collegato da un sito riservato, ha raccontato che durante la sua permanenza a Macerata, località protetta da cui è evaso nel giugno scorso per poi essere arrestato a novembre, venne prelevato e minacciato da alcuni uomini che si erano presentati come carabinieri.
Lo Giudice ha spiegato che mentre stava scendendo a Reggio per deporre al processo Meta sarebbe stato senza preavviso “dirottato” a Roma e portato alla Dna. Qui, stando a quanto riferito oggi, avrebbe incontrato il procuratore Gianfranco Donadio che «mi ha portato a dire cose che non volevo su persone che neanche conosco». Tornato a Macerata pochi giorni dopo si sarebbero presentati delle persone, Lo Giudice sarebbe stato prelevato e portato in una zona disabitata. «Mi hanno detto che dovevo stare attento, che avevo accusato persone che non c`entravano niente. Io gli ho spiegato che ero stato costretto e gli ho anche consegnato alcune registrazioni che avevo fatto. Se ne sono andati consigliandomi di non aprire la porta a nessuno. Da quel momento ho temuto per la mia vita e ho deciso di scappare».
La lunga sequela di non ricordo si interrompe solo quando il pm gli domanda della sera del 26 agosto 2010 quando venne fatta esplodere una bomba sotto casa del pg Di Landro. In questo caso Lo Giudice ricorda perfettamente che quella sera si trovava con Antonio Cortese e due donne a mangiare una pizza nei pressi del lungomare di Reggio. Poi ancora qualche flash: i viaggi in Romania e Marocco, i discorsi con l`avvocato Pellicanò sulla guerra in atto tra magistrati reggini. Ricorda di aver conosciuto il capitano dei carabinieri Spadaro Tracuzzi, di non aver mai parlato con i magistrati Neri e Cisterna, mentre di essere andato una volta a casa di Francesco Mollace «assieme a mio fratello per portare un regalo». Poi di fronte alle domade sempre piu stringenti del pm Dominijanni una nuova serie di «non ricordo».
Copione quasi identico anche davanti ai quesiti posti dal collegio difensivo composto dagli avvocati Casalinuovo, Errante e Nardo. Proprio quest`ultimo ha chiesto al “Nano” dei memoriali spediti a magistrati, avvocati e giornalisti dopo la sua fuga da Macerata. Anche in quest`occasione ricorda solo di averli inviati ma non cosa c`era scritto. Proprio per stabilire l`autenticita` di quei verbali in cui Lo Giudice ritrattava le sue dichiarazioni il presidente del collegio giudicante Giovanna Mastroianni ha disposto la traduzione in aula del “Nano” per la prossima udienza fissata per il 9 aprile. (0020)