PROCESSO FALLARA | Il giorno più lungo per il governatore
REGGIO CALABRIA Alla fine quella che si percepisce è l’aria di una giornata campale. Dopo la sentenza di oggi per la Calabria ci sarà un prima e un dopo. Pm, avvocati e partecipanti vari al “processo…

REGGIO CALABRIA Alla fine quella che si percepisce è l’aria di una giornata campale. Dopo la sentenza di oggi per la Calabria ci sarà un prima e un dopo. Pm, avvocati e partecipanti vari al “processo Fallara” lo sanno bene. L’espressione assorta e concentrata di fronte alle arringhe difensive e ai conseguenti niet della pubblica accusa è tipica dei grandi momenti. Stasera il governatore Scopelliti potrebbe essere condannato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. L’aula dove si svolgono le battute finali del dibattimento è stracolma. Giornalisti, supporter, curiosi: tutti fiutano la gravità del momento. I più tesi sono gli Scopelliti boys, i fedelissimi ragazzi membri a pieno titolo dell’inner circle del governatore. Daniele Romeo, coordinatore cittadino di Ncd (prima lo era del Pdl), sembra il più inquieto di tutti. Più rilassato, quasi disincantato ma non per questo meno attento, Michele Marcianò, consigliere provinciale alfaniano a Reggio.
Ma se la preoccupazione è palpabile in tutti quelli che – giocoforza – legano il proprio destino politico a quello dell’ex sindaco alla sbarra, qualcun altro pare essere accorso al capezzale giudiziario di Scopelliti con lo spirito di un amico in pena, profondamente turbato dal destino che da qui a qualche ora potrebbe spalancarsi di fronte al governatore. È il caso dell’ex senatore missino Renato Meduri. Si appoggia alla balaustra, non perde una sola parola del pm Ombra, né alcuna sottigliezza giuridica dell’avvocato D’Ascola. Sui pochi sedili a disposizione del pubblico prende posto anche qualche componente dell’ufficio stampa della Regione, incluso il cinereporter ufficiale. Stazionano fuori dall’aula il portavoce del presidente e il suo vice. Il convitato di pietra, il protagonista suo malgrado del processo più importante degli ultimi anni non c’è, preferisce disertare il luogo dove si giudica il suo operato da sindaco, i presunti reati, le contestate condotte dolose a scapito del bilancio e dei conti del Comune dello Stretto. È come se Scopelliti avesse scelto di seguire l’esempio del suo ex leader Berlusconi, quando il Senato decideva della sua decadenza. In compenso si vede il suo braccio destro a Palazzo Alemanni, quel Franco Zoccali che ha diversi motivi per interessarsi al processo. In primo luogo perché è direttamente coinvolto in qualità di indagato nel Fallara bis, il procedimento stralcio – coordinato sempre dal pm Ombra – che cerca di fare luce sulle responsabilità di molti altri dirigenti del Comune nella formazione del buco di bilancio monstre di Palazzo San Giorgio. Ragioni di opportunità ma anche sentimentali, quelle dell’attuale direttore generale della presidenza della giunta regionale: accanto a lui siede la figlia, che è sposa di uno degli avvocati di Scopelliti, Aldo Labate, a sua volta nipote del legale di punta, Nico D’Ascola, a sua volta senatore della Repubblica, arrivato in Parlamento per volontà diretta del suo assistito.
In bilico, appeso a una sentenza, sembra esserci il futuro di un’intera «classe dirigente», tanto per usare parole care allo stesso governatore. Una condanna del capo potrebbe determinare la sua sospensione dalle funzioni di presidente della giunta, oltre che far lampeggiare il game over per molti, troppi rampanti politici locali che hanno costruito le loro fortune su quelle dell’ex sindaco di una città oggi allo stremo. Reggio è commissariata per le infiltrazioni della ‘ndrangheta, è in balia di un buco finanziario per superare il quale servirà molto di più di una terapia lacrime e sangue.
Nell’aula 13 del Cedir i fedelissimi incrociano le dita, si torturano le mani, cercano di scorgere nelle parole di D’Ascola la prova provata dell’innocenza del loro più grande referente politico, l’amico Peppe, il presidente Scopelliti. Il Tribunale si è chiuso in camera di consiglio. Durerà ore. Ore interminabili, ore di paura. (0020)