Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 11:42
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

PROCESSO FALLARA | Quelle macabre accuse a chi non c`è più

Un po’ macabra, sicuramente singolare per i tempi in cui si è deciso di metterla in campo (l’ultima giornata di udienza), quasi una mossa disperata. Eppure la linea difensiva di Peppe Scopelliti è pa…

Pubblicato il: 27/03/2014 – 13:31
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
PROCESSO FALLARA | Quelle macabre accuse a chi non c`è più

Un po’ macabra, sicuramente singolare per i tempi in cui si è deciso di metterla in campo (l’ultima giornata di udienza), quasi una mossa disperata. Eppure la linea difensiva di Peppe Scopelliti è passata in queste ultime ore dal «potevo non sapere» e dal «firmavo senza leggere», a quella di spostare le responsabilità in capo a chi non c’è più. Prima mirando addosso a Orsola Fallara, morta suicida, poi a Italo Falcomatà, scomparso ormai da tredici anni.
Una disperata arrampicata sugli specchi, un ultimo tentativo di oltraggiare la memoria del sindaco che la “primavera” a Reggio non la promise ma la realizzò davvero. Il “buco” finanziario, che ancora oggi nessuno sa con certezza dire a quanto ammonta, lasciando che la cifra oscilli tra il mezzo miliardo di euro e gli ottocento milioni, Scopelliti lo avrebbe ereditato dalla gestione Falcomatà. Peccato che quando ci si affanna in questo oltraggio non si riesce a fissare una cifra che superi i 35 milioni di euro. Chi con Italo Falcomatà ha lavorato davvero e a stretto gomito, e non ci riferiamo certo a Demetrio Naccari Carlizzi, insorge ed è pronto a dimostrare la falsità di questa accusa postuma rivolta a chi non è in grado, per avere fatto lo “sbaglio” di morire ben tredici anni fa, di replicare e difendersi. Ma se anche fosse? Gli altri 180 milioni di euro contestati nella perizia della Ragioneria dello Stato a chi dovrebbero imputarli i reggini?
La magistratura si accinge a dare un suo primo giudizio sulla gestione di Palazzo San Giorgio nel secondo mandato del sindaco Scopelliti. Lo farà secondo scienza e coscienza e senza farsi condizionare dalle “cose” della politica. Qualsiasi verdetto verrà fuori dovrà essere rispettato da innocentisti e colpevolisti. Le sentenze sono una cosa, lo stile politico un’altra.
Adesso ognuno ritorni nei ranghi e risparmi alla Calabria nuove figuracce. I processi si fanno nelle aule dei tribunali. Vale per tutti, anche per Scopelliti e anche per gli Scopelliti boys.
Come usava dire un antico cancelliere: «Signori, silenzio! Entra la Corte». (0020)

Argomenti
Categorie collegate

x

x